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Vaccini? Giù le mani dalla Commissione Ue. Parla Guido Rasi

Il microbiologo ed ex direttore esecutivo dell’Ema Guido Rasi spegne le (inutili) polemiche sul ruolo della Commissione Ue nel ritardo sui vaccini, “dobbiamo un grazie a Sandra Gallina per averci messo la faccia”. Gli Stati membri puntano il dito contro big pharma e Bruxelles ma sono i primi a non voler delegare i poteri necessari all’Unione

La ricerca di un capro espiatorio quando si è nei guai è uno sport tipicamente italiano. Fare sistema un po’ meno. Un cliché che trova triste conferma di fronte al cannoneggiamento continuo contro la Commissione Ue per il ritardo sui vaccini. Di cui la Commissione Ue non è certo (l’unica) responsabile. E tantomeno lo è l’italiana alla guida della Direzione generale Salute, Sandra Gallina, che da luglio è stata chiamata dalla Direzione generale del Commercio per prendersi sulle spalle una responsabilità ben più gravosa: stringere al più presto il più alto numero di accordi con le case farmaceutiche per permettere a tutti i cittadini europei di ricevere in tempi rapidi il vaccino anti Covid-19.

Succede che da settimane Gallina, funzionaria con una lunghissima esperienza da top negoziatrice dell’Ue, già fra i responsabili della trattativa commerciale dell’Unione con i Paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay), sia finita nel mirino per il rallentamento nella distribuzione dei vaccini.

Polemiche vere e alcune gonfiate ad hoc. È il caso di una recente conferenza cui ha preso parte Guido Rasi, stimato microbiologo italiano, già direttore generale dell’Aifa e direttore esecutivo dell’Ema dal 2015 al novembre del 2020. Una frase estrapolata dal contesto viene ripresa da Politico.eu e accende la miccia. I contratti della Commissione Ue con i big pharma sono “naive” e “tutti (in Ue, ndr) sono stati messi in campo senza sapere le regole del gioco”.

Quella che sembra una critica frontale al lavoro della Commissione e di Gallina in realtà, riportata nel contesto originale, voleva avere l’effetto opposto, spiega Rasi a Formiche.net. “È stato del tutto travisato il senso delle mie parole. Sono personalmente grato a Sandra Gallina perché ha scelto di mettere la faccia in una partita difficile. Spiegare che chi ha gestito le trattative non conosceva le regole del gioco è spezzare una lancia in loro favore. Non le conoscevano semplicemente perché non c’erano”.

Rasi coglie nel segno. Chi oggi ruggisce indignato contro l’Ue matrigna e indifferente alla causa vaccinale dimentica che la trattativa per la fornitura di vaccini non è iniziata a Bruxelles. Sono stati quattro Stati membri, Italia, Germania, Francia e Olanda, i primi a rompere le fila lo scorso anno siglando un accordo con AstraZeneca. Per evitare l’inevitabile, cioè che gli Stati più ricchi si accaparrassero le dosi con buona pace dei vicini, l’Ue ha solo in seguito stilato una strategia europea per i vaccini e riportato nell’alveo comunitario l’accordo con la casa anglo-svedese, peraltro senza alterare il numero di dosi pattuite in origine.

“Il senso delle mie parole era proprio questo. La Commissione è partita da una condizione di svantaggio. Non esisteva una politica europea per una strategia industriale del farmaco perché gli Stati membri non l’hanno mai delegata. Se non conferisci un potere a Bruxelles non puoi accusarla di esserne sprovvista”, riprende Rasi. Che sottolinea anzi quanto inutili siano gli attacchi alla Commissione e tanto più quelli personali contro la Gallina, la quale già un mese fa ha chiarito in audizione all’Europarlamento come l’Ue abbia “ereditato” il contratto con AstraZeneca.

“Gli Stati membri e gli esperti che puntano il dito contro la Commissione dovrebbero interrogarsi sulle debolezze strutturali dell’Ue – dice l’ex direttore dell’Ema – Stati Uniti e Regno Unito ad aprile hanno messo intorno a un tavolo pubblici e privati, senza troppi sofismi. La Commissione suo malgrado si è trovata a dover negoziare da cliente e non da partner”.

Inutile alimentare polemiche sterili contro un Ue che, a discapito di una evidente penuria di mezzi e di un potere limitato, ha fatto tutto il possibile, spiega Rasi. “Anche in Italia la partita è stata giocata con la squadra che si è riusciti a mettere insieme. A negoziare con le case farmaceutiche non è andato il Comitato Prezzi e Rimborsi dell’Aifa ma uomini del Ministero della Salute che, per ovvie ragioni, non hanno mai avuto interlocuzioni di questo tipo”.

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