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Cosa è successo al motopesca italiano attaccato dai pescherecci turchi davanti alla Siria

L’episodio è avvenuto nelle acque a nord di Cipro, di fronte alla costa siriana. In difesa del Michele Giacalone è intervenuta “Nave Margottini” della Marina Militare, con un elicottero e una motovedetta della Guardia costiera turca. Il punto

Secondo quanto riferito dalla Marina militare italiana, attorno alle 10:10 di questa mattina il motopesca italiano “Michele Giacalone” sarebbe rimasto coinvolto con un’altra imbarcazione italiana in un attacco in mare per opera di un numero imprecisato di motopesca turchi che “hanno lanciato materiali (pietre e fumogeni) e realizzato manovre ravvicinate (una delle quali è sfociata in un contatto con il motopesca Giacalone, che ha riportato danni lievi)”.

L’episodio è avvenuto nelle acque a nord di Cipro, di fronte alla costa siriana. In difesa del Michele Giacalone è intervenuta “Nave Margottini” della Marina Militare, con un elicottero e una motovedetta della Guardia costiera turca, “che ha ingaggiato le imbarcazioni turche per indurle a cessare l’azione”. La fregata italiana, inserita nel dispositivo Nato “Sea Guardian”, si trovava in attività di pattugliamento a 35 miglia a sud del luogo dello scontro. La Marina spiega che sono stati contatti i due pescherecci inducendoli ad allontanarsi precauzionalmente.

“Gli interventi della guardia costiera turca e della Marina Militare italiana – sottolinea la nota della Difesa – sono stati chiaramente di natura deescalatoria ed hanno consentito di ripristinare il controllo della situazione”.

“L’Unione Europea ci dica, una volta e per tutte, dove dobbiamo andare a pescare. Siamo rovinati”, le parole dell’armatore Luciano Giacalone. “Io sono stato avvisato dal Comandante Michele Gennaro tramite radio, grazie al ponte creato da un altro mio peschereccio il ‘Francesco Giacalone’, che si trova nelle acque di fronte la Grecia. A confermarmi quanto avvenuto è stato lo stesso Gennaro che mi ha chiarito che attorno al motopesca si sono ritrovati almeno dieci pescherecci che hanno iniziato a lanciare pietre e pezzi di piombo”.

“Erano già accaduti episodi simili – ha proseguito l’armatore – ma mai di questa portata. Il peschereccio si trova in quell’area, in acque internazionali dopo che il 3 maggio scorso aveva subito un tentativo di abbordaggio da parte dei libici”. L’episodio è avvenuto a largo di Bengasi, con i miliziani della Cirenaica che avevano provato ad abbordare la nave e altre imbarcazioni italiane salvo poi fermarsi per l’intervento di “Nave Alpino” in difesa. Tra quelle motopesca c’era anche “Aliseo“, che qualche giorno dopo era finito mitragliato da 35 miglia da Misurata sempre a causa di uno sconfinamento, ancora una volta protetto da un intervento della Marina.

In quell’occasione rimase ferito di striscio il comandante dell’Aliseo, Giuseppe Giacalone, padre di Giacomo Giacalone che nel settembre del 2020 fu tenuto prigioniero dalle milizie dell’Est libico per 108 (liberato solo dopo l’arrivo dei vertici del governo Conte-2 alla corte del signore della guerra di Bengasi) dopo essere stato sorpreso a pescare in quelle che la Libia considera acque territoriali. La famiglia Giacalone di Mazara del Vallo è da tre generazioni nel giro della pesca: le barche seguono per tutto il Mediterraneo soprattutto le rotte del gambero rosso, un crostaceo pregiato che viene venduto anche sopra i 60 euro al chilogrammo.

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