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Primarie e poco correntismo. Picierno disegna la strada Pd per la coalizione con M5S

L’europarlamentare dem sulle amministrative. “Peccato per l’irrigidimento di De Magistris, che ha scelto di sbattere la porta in faccia al centrosinistra. Così fa un favore al centrodestra”. E sulla successione “Letta ha avanzato una proposta corretta, consapevole che un Paese più equo è quello che offre più opportunità ai giovani e alle donne”

Riforme e primarie sono la strada maestra del Pd di Enrico Letta, dice a Formiche.net l’europarlamentare del Pina Picierno, certa che l’apertura ideale mostrata dal partito sarà un buon viatico per l’intera coalizione di centrosinistra. Ma attenzione agli inciampi, come le correnti che sono da evitare se perseguono l’autoreferenzialità e invece da salutare con favore se lavorano per un’elaborazione.

La decisione della sottosegretaria Dalila Nesci (M5S) di partecipare alle primarie di coalizione per la scelta del candidato presidente della Regione Calabria cosa vuol dire per la coalizione?

Intanto vuol dire che la Calabria può diventare un laboratorio. Positiva l’apertura della sottosegretaria alle primarie, un’ipotesi a cui noi abbiamo sempre guardato con favore: è una proposta lanciata dal segretario del Pd, Enrico Letta, già da qualche tempo per quelle dinamiche locali tra Pd, M5s e forze civiche che non si sono ancora maturate in coalizione vera e propria. Il Pd ritiene che le discussioni locali possano essere risolte solo con le primarie. Inoltre sottolineo la generosità con cui il candidato già designato dal Pd, Nicola Irto, ha accettato di partecipare alle primarie. Per cui dem e grillini hanno mostrato una grande apertura per consentire alla coalizione di allargarsi e strutturarsi. Altri non so.

Ovvero?

Peccato per quell’irrigidimento di De Magistris, che ha scelto di sbattere la porta in faccia al centrosinistra per motivi che non sono comprensibili e che si spiegano solo con la sua volontà di non voler fare squadra, procedendo autonomamente e picconando la coalizione. Così fa un favore al centrodestra. Resto convinta che non parteciperà alle primarie per paura di perdere.

L’ingresso delle Sardine con la corrente Prossima è un segnale all’ala movimentista anche in chiave di alleanza con il M5s?

E’un passo positivo che saluto con favore, certo mi auguro che le correnti siano sempre un luogo di elaborazione anche se in passato ne abbiamo viste troppe, che promuovevano solo le rispettive classi dirigenti sulla base della sola appartenenza. Sostanzialmente luoghi di spartizione di potere, mentre la politica spesso tenta di lisciare il pelo all’opinione pubblica senza indirizzare davvero. Invece io credo che sia necessario ritrovare dei luoghi in cui far crescere il pensiero democratico. Mi auguro che a questo servano le attuali correnti dem, ma attenti alle degenerazioni.

Tra Zingaretti e Letta: la ripresa dem c’è stata o no? Pro e contro della strategia del suo partito, mentre Fdi vi tallona nei sondaggi.

Letta è diventato segretario in una condizione di grande difficoltà: mi convince molto la sua impostazione, pacata nei toni ma decisa nel marcare stretto, non Salvini, ma alcune policies leghiste. Radicale nella proposta, ma riformista nei modi, così come si era autodefinito. Questa strada darà presto frutti e ci riporterà a ricrescere nei sondaggi, ma nessuno ha la bacchetta magica.

La destra difende i privilegi, dice l’ex ministro Giuseppe Provenzano: come intercettare i bisogni sociali, allora?

La sfida di questa classe dirigente si giocherà sulla capacità e sulla responsabilità di saper dare risposte ad un tempo straordinario in cui stiamo vivendo, ovvero amministrare i fondi del Recovery. Ma non solo, perché sul Recovery c’è un malinteso che va chiarito: non è solo una grande iniezione di denaro pubblico, ma è un pacchetto di misure complesse che includono le riforme. Non sottolineare questo passaggio, come fa la Lega, significa prendere in giro gli italiani. Per cui ha ragione Provenzano e il Pd si pone l’obiettivo di cambiare in meglio il paese partendo dalla necessità di una maggiore giustizia sociale e di risposte a chi, in questi mesi, ha sofferto pagando più di altri. Giovani e donne sono stati i più colpiti, come rivela l’Istat: carne viva dei danni pandemici.

Le riforme come potranno ridurre anche il divario tra nord e sud?

Giovani, donne e divario territoriale rappresentano i tre assi su cui la Commissione Ue ci chiede di intervenire: abbiamo quindi bisogno di una classe dirigente che sia in grado di realizzare il pacchetto dei progetti, assumendosi le grandi responsabilità del caso. Dall’altro lato, ascoltando alcune riflessioni di Salvini, però temo che non si abbia chiaro il quadro finale nel quale ci stiamo muovendo. L’idea di una campagna elettorale permanente non permette di sciogliere i veri nodi.

Sulla tassa di successione chi ha ragione?

La riforma fiscale deve essere fatta: Letta ha avanzato una proposta corretta, consapevole che un paese più equo è quello che offre più opportunità ai giovani e alle donne, due categorie che al sud spesso si sovrappongono tragicamente. Osservo inoltre che l’Italia è il paese in Europa con la tassa di successione più bassa: in Germania oscilla tra il 7 e il 50%, in Francia tra il 5 e il 60%, in Spagna tra il 34 e l’86%. Non va sottaciuto poi che la pressione fiscale da noi è altissima. Però su quell’aspetto siamo più indietro. Per cui la riforma fiscale va fatta, perché l’attuale sistema penalizza il lavoro e le imprese, al pari di quella della giustizia che impedisce l’arrivo di nuovi investimenti a causa dei tempi biblici dei processi.

L’anniversario della strage di Capaci si inserisce in un momento delicatissimo per la giustizia italiana, tra il caso Palamara e i moniti di Mattarella sulla magistratura. Come può la politica rassicurare i cittadini dinanzi a tutto ciò?

Non mi avventuro in valutazioni di cui la unica competenza è del Csm. Su Falcone mi preme sottolineare la rimozione collettiva che è avvenuta nel nostro paese circa tutto ciò a cui è stato sottoposto in vita. Ha combattuto la mafia e anche i pregiudizi, visto che era accusato di essersi venduto alla politica per aver accettato il suo ruolo al Ministero della Giustizia. E’stato offeso e maltrattato sia dalla società civile sia da molti suoi colleghi. Ricordo un’intervista che aveva rilasciato a Corrado Augias, in cui Falcone dovette difendersi dagli attacchi di chi gli chiedeva da chi fosse protetto. Dopo Capaci è diventato improvvisamente un eroe per tutti, perfino per i suoi detrattori. Questo ci insegna molto del paese che siamo stati.

twitter@FDepalo

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