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Agenzia Cyber, il controllo al Copasir? Ecco cosa si dice in Parlamento

Pd, Lega e Iv firmano emendamenti per restringere il ruolo del Copasir nell’Agenzia cyber di Draghi e Gabrielli, alcuni riguardano il ruolo del presidente del comitato Adolfo Urso (Fdi). Sullo sfondo un dibattito che tiene banco fra gli 007: l’Agenzia è fuori o dentro al comparto intelligence? E chi deve vigilare sul suo operato?

L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) introdotta dal governo Draghi vigilerà sulla sicurezza cibernetica delle infrastrutture critiche. Sull’agenzia, invece, chi deve vigilare?

È questa la domanda al centro di un dibattito nato intorno al Copasir, il comitato parlamentare di controllo dell’Intelligence, che in queste ore si è tinto di una nota politica.

Fra gli emendamenti presentati dai Parlamentari delle Commissioni Affari Costituzionali e Trasporti spuntano alcune modifiche al testo del decreto (dl 82/2021) nella parte che riguarda il controllo parlamentare della nuova struttura. A firmarli insieme un inedito drappello di onorevoli: tre deputati del Pd, Alberto Pagani, Enza Bruno Bossio e Stefano Ceccanti, e uno della Lega, Massimiliano Capitanio, tra i leghisti più attenti al tema delle telecomunicazioni.

In sostanza Lega e Pd chiedono di sottrarre al Copasir alcune prerogative previste dal decreto cyber di Draghi per trasferirle a commissioni che, secondo loro, sono più competenti a vigilare sull’Agenzia per la cybersecurity.

Eccoli dunque intervenire, come anche i deputati di Italia Viva Luciano Nobili e Marco Di Maio, sull’articolo 6 che regola l’organizzazione della maxi-struttura, pronta a impegnare tra gli 800 e i 1000 dipendenti qualificati, ha annunciato di recente il sottosegretario con delega all’Intelligence Franco Gabrielli. Prima ancora del Copasir, dell’assetto organizzativo dovranno essere informate “le commissioni parlamentari competenti”. E a queste commissioni, non al Copasir, spiega un emendamento all’articolo 4 del decreto, dovrà riferire il Comitato interministeriale per la cybersicurezzza (Cic), il gruppo di ministri che, insieme al premier, controlleranno l’operato dell’agenzia.

Alcuni degli emendamenti toccano direttamente il ruolo del presidente del Copasir, oggi il senatore di Fratelli d’Italia Adolfo Urso. Un esempio? Le nomine dei vertici dell’agenzia, il direttore e il suo vice. Draghi, scrivono i deputati di Lega, Pd e Italia Viva in due emendamenti all’articolo 2, non dovrà informarne preventivamente il presidente del Copasir, ma “i presidenti delle Camere”, Roberto Fico ed Elisabetta Casellati. Un altro emendamento all’articolo 12 mette i puntini sulle i: il governo deve avvisare il comitato, non il suo presidente, delle decisioni sul personale e le risorse finanziarie per la cyber agency.

Le sforbiciate di Iv, Pd e Lega hanno evidentemente una ragione politica. Urso è stato eletto presidente del Copasir lo scorso maggio al termine di un lungo braccio di ferro fra Lega e Fdi dentro e fuori dal Parlamento. Il Carroccio chiedeva di mantenere in carica l’ex presidente Raffaele Volpi, e il partito di Giorgia Meloni reclamava il diritto per legge (la 124/2007) della presidenza all’unica forza di opposizione.

Sullo sfondo però c’è una discussione di merito sul ruolo e la missione dell’agenzia disegnata da Draghi e dal sottosegretario Gabrielli. Se l’intento di creare una nuova struttura è portare al di fuori del comparto intelligence la difesa cibernetica delle infrastrutture sensibili, perché sottoporla alla vigilanza di un organismo, il Copasir, che da sempre si occupa di intelligence?

Non si tratta di cavilli giuridici ma di una domanda che sta interrogando anche alcuni addetti ai lavori dell’universo 007 italiano. All’interno del comitato sono due le risposte prevalenti. La prima: il Copasir vigila sui Servizi segreti. Quindi spetta ad altri organismi, alla Camera come al Senato, il controllo parlamentare dell’agenzia, che con i Servizi collabora, ma ne è al di fuori.

La seconda: come dice il nome, il comitato vigila sulla “Sicurezza della Repubblica”, quindi anche quella cyber. Dopotutto, sostengono i fautori di questa linea, Draghi ha voluto dare a Gabrielli una delega “all’Intelligence e alla Sicurezza”, quasi a indicare un perimetro più ampio di quello delle precedenti autorità delegate.

Il dibattito è molto sentito anche all’interno delle due agenzie dell’intelligence italiana, Aise e Aisi. Quando il governo Conte-bis ha proposto lo scorso dicembre, salvo ritirarla all’ultimo dalla manovra, una fondazione per la cybersecurity controllata da Palazzo Chigi, metà pubblica e metà privata, fra gli 007 c’erano state “grandissime fibrillazioni”, ha ammesso Gabrielli in una recente audizione alla Camera. Il motivo è semplice: si temeva che dietro la fondazione si celasse una riorganizzazione del comparto e la creazione di una terza agenzia, con prerogative e poteri autonomi.

Di qui la missione di Draghi e Gabrielli (con il benestare del Colle, irritato dalle polemiche intorno al comparto): rimettere ordine fra i ruoli costruendo un’agenzia autonoma. Agli 007 resteranno le “operazioni cyber”, cioè la parte “offensiva” della cybersecurity. All’agenzia la “resilienza cyber”, cioè la difesa dagli attacchi ostili attraverso il Perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, ma anche la direzione dei fondi europei per la ripresa destinati alla cybersicurezza e al digitale.

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