Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Bene la riforma, ma sulla prescrizione c’è un rischio. Le previsioni di Mirabelli

bonafede

Dopo il braccio di ferro sulla riforma della Giustizia vinto dal premier Mario Draghi, il presidente emerito della Corte Costituzionale rimarca una priorità: “Rafforzare gli uffici giudiziari a partire dalle Corti d’Appello”. Ma non esclude che nell’incrocio tra improcedibilità (del processo) e prescrizione (del reato) possano scattare ricorsi alla Consulta

Come era prevedibile, il braccio di ferro l’ha vinto Mario Draghi. Il premier ha incassato l’accordo unanime sulla riforma della Giustizia. Uno dei punti di forza è stato sicuramente aver affrontato la trattativa gomito a gomito con la guardasigilli Marta Cartabia. La quadra è stata trovata escludendo i processi di mafia dalla tagliola dell’improcedibilità. La maggioranza ha ritirato tutti gli emendamenti, che verranno riformulati. Rimangono i 64 dell’opposizione. Nonostante il grande dibattito che si è scatenato “l’oggetto del contendere, la prescrizione, è tema del tutto marginale rispetto la portata della riforma”. A dirlo è Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale e già avvocato, magistrato e professore universitario. Con lui abbiamo cercato di muoverci nei punti più oscuri della riforma.

Mirabelli, i termini sulla prescrizione dei reati sono stati in assoluto i più dibattuti. Perché, a suo dire, si tratta di un argomento marginale?

L’essersi scontrati su questo punto ha fatto emergere una diffidenza della politica rispetto all’efficacia risolutiva che la riforma potrà avere. Se c’è questa sfiducia, significa che le polemiche sono destinate alla platea. Il sistema adottato è un sistema di compromesso. A mio parere sarebbe stato più chiaro e lineare seguire il sistema sostanziale della prescrizione dei reati. Ovvero quello che prevede la sterilizzazione nel decorso dei tempi dell’appello e della Cassazione, ritenuti ragionevoli. Si è scelto invece di combinare due principi: la prescrizione sostanziale e la ragionevole durata del processo come effetto dell’estinzione del processo. L’aver seguito questa via combinatoria ha creato delle disarmonie. E’ plausibile pensare che tra qualche tempo, proprio sul tema della prescrizione, possano nascere dei contenziosi costituzionali.

Dal punto di vista istituzionale, l’approdo della riforma è stata una prova di compromesso formidabile.

E’ la cifra tipica di un governo che ha questa composizione, ed è l’ulteriore dimostrazione che la politica sia sostanzialmente un luogo di compromesso. Un punto di ricerca dell’unità possibile tra le diversità. Questo modus operandi, tra le altre cose, omologa alla forma del partito i movimenti anti sistema. Il parlamentarismo quindi riconduce nel sistema anche chi parte da posizioni contrarie al sistema stesso. L’unica obiezione che muovo è l’aver marginalizzato il Parlamento. Tuttavia, il punto positivo di questa soluzione è che il Governo ha saputo mostrare che è possibile giungere a un risultato di riforma nei tempi previsti per utilizzare i fondi del Recovery. Questo conferisce ancora più credibilità e autorevolezza all’esecutivo guidato da Draghi a livello europeo.

Cosa manca, a questa riforma, per rappresentare una svolta nel sistema giudiziario italiano?

La riforma nel suo complesso è positiva. Il successo di questo testo dipenderà dalla capacità di organizzazione, che spesso è trascurata. Le norme processuali in sé non hanno un effetto salvifico se non c’è un’organizzazione che funziona. Una delle cose che potrebbe essere fatta immediatamente è la copertura delle vacanze degli organici dei magistrati e del personale di cancelleria. Se il 15% dei posti è scoperto c’è un’inservibilità sostanziale degli uffici. Per prima cosa, occorre aumentare l’organico delle corti d’appello che rappresentano la vera strozzatura. Poi, occorrerà intervenire sul processo civile.

In che termini?

Aggredendo l’arretrato e cambiando la prospettiva: comprimere le attività difensive e diluire i tempi del processo non è un elemento che accelera. In buona sostanza, bisogna eliminare i tempi morti.

×

Iscriviti alla newsletter