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Berlusconi al Colle? Aspettiamo una convergenza dal Pd. Parla Dal Mas

Il senatore di Forza Italia Dal Mas è possibilista sull’ascesa di Berlusconi al Colle. E sulle posizioni politiche del centrodestra è chiaro: “La nostra l’unica linea attorno a cui ricostruire un centrodestra di governo che non si chiuda nel fortino populista e nazionalista”

Il fatto non sussiste. Un’altra macchia che svanisce dal profilo politico e giudiziario di Silvio Berlusconi. Assolto a Siena nel processo Ruby, per il Cavaliere si profila una chance: succedere a Sergio Mattarella al Quirinale. Anche perché, il fondatore di Forza Italia non ha mai fatto mistero del suo pieno e incondizionato appoggio al presidente del Consiglio Mario Draghi che, nei suoi auspici più profondi, vorrebbe a Palazzo Chigi ben oltre il 2023. Ma, a oggi, ci sono le condizioni per poter permettere la scalata di Berlusconi al Colle? L’abbiamo chiesto al senatore forzista Franco Dal Mas. 

Con l’assoluzione sul caso Ruby, la figura di Silvio Berlusconi è ulteriormente riabilitata. Si potrebbe pensare ad un suo impegno in prima persona al Colle?

Perché no? Berlusconi ha guidato quattro governi e, nella storia repubblicana, è l’uomo che per più tempo è stato a Palazzo Chigi. Ė il centro di equilibrio permanente della politica italiana degli ultimi 27 anni, basti pensare al ruolo decisivo che ha ricoperto anche nella nascita del governo Draghi. Ormai, anche da sinistra gli attestati di merito di sprecano. Il Quirinale sarebbe il giusto riconoscimento per la sua straordinaria epopea imprenditoriale e per la sua esperienza politica che lo colloca tra i grandi del mondo. Eleggere al Colle l’uomo che ha incontrato sul suo cammino la più grande persecuzione giudiziaria che si ricordi in Italia – il processo per frode fiscale fu un “plotone di esecuzione” disse uno dei giudici che lo condannò in Cassazione – segnerebbe inoltre la fine dell’era dell’uso politico della giustizia.

Si è posta, dopo il deludente esito delle amministrative, l’esigenza di individuare la figura di un federatore del centrodestra. Il Cavaliere come si pone in questo frangente?

Berlusconi non è il federatore del centrodestra, ne è il fondatore e lo rimarrà per sempre. Ovviamente il ruolo al Colle escluderebbe la leadership di una parte politica. Tra due mesi le Camere saranno chiamate ad eleggere il successore di Mattarella. I giochi sugli equilibri e sulla guida del centrodestra verranno dopo, con un anno di tempo per prepararsi alle politiche del 2023.

Gli alleati sono pronti a sostenere l’ascesa del Cavaliere al Quirinale. Al redde rationem saranno compatti?

Ne sono certo, ma dobbiamo dire le cose per come stanno: il centrodestra non ha i numeri per eleggere da solo il Presidente della Repubblica, neppure quando, dal quarto scrutinio in poi, basterà la maggioranza assoluta. Io mi auguro che il Partito democratico voglia compiere un gesto di riappacificazione nazionale, facendo convergere fin da subito i propri voti su Berlusconi. Sarebbe la nascita di un’altra repubblica, non più fondata sulla delegittimazione, se non sulla persecuzione, dell’avversario. Il nostro Paese, giova ricordarlo, nasce anche grazie a un connubio, quello del 1852 tra Rattazzi e Cavour. Altrimenti, il nome di Berlusconi potrebbe essere speso proprio alla quarta votazione e chissà che quella cinquantina di voti mancanti non arrivino a scrutinio segreto. Ci sono possibilità e ancor più probabilità.

In questo momento, quali sono i problemi della coalizione?

Dei tre principali partiti della coalizione, uno, Forza Italia sposa in pieno la linea del governo, uno, la Lega, tiene i piedi in due staffe e uno, Fratelli d’Italia, sta all’opposizione. Far finta che non ci siano problemi di linea politica sarebbe come nascondere la polvere sotto il tappeto. Noi siamo convinti che la nostra linea, dalla parte dell’interesse nazionale, fermamente dentro all’Unione europea, che non liscia il pelo a no-vax ed estremisti, sia l’unica vincente. L’unica attorno a cui ricostruire un centrodestra di governo che non si chiuda nel fortino populista e nazionalista. L’Europa è un orizzonte di idealismo e realismo, e la ripresa economica passa proprio da una convinta adesione ai suoi valori e alle sue regole.

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