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Il “coast to coast” del 25enne che voleva uccidere Biden e Fauci

Di Gabriele Carrer ed Emanuele Rossi

Arrestato in Iowa. Sul veicolo un fucile semiautomatico, munizioni e un giubbotto antiproiettile. Credeva “di essere l’unica persona rimasta che può liberare gli Stati Uniti dal male”. E Mosca soffia sul fuoco

Kuachua Brillion Xiong, 25 anni, era diretto dalla California alla Casa Bianca. Voleva “uccidere le persone al potere”. Aveva con sé un fucile AR-15, un semiautomatico piuttosto comune negli Stati Uniti, utilizzato in molte stragi commesse nel Paese, compresa quella di San Bernardino, in California, nel 2016.

Nato a Merced, città nel cuore della California definita la “porta” del parco Yosemite, Xiong è stato arrestato la scorsa settimana per guida pericolosa sulla Interstate 80 nella contea di Cass, in Iowa. Nel veicolo, che il procuratore del Distretto Sud dell’Iowa ha definito “vissuto”, sono state ritrovate diverse lattine vuote di una bevanda energetica, scatole di munizioni, caricatori, kit medici, un rampino e un giubbotto antiproiettile.

Il navigatore era impostato sulla Casa Bianca. Xiong aveva anche una “lista di obiettivi”, una serie di video salvati su TikTok. Tra questi, il presidente Joe Biden, gli ex presidenti Bill Clinton e Barack Obama, democratici come l’attuale, il consigliere del presidente per la campagna anti Covid-19 Anthony Fauci e Mark Zuckerberg, cofondatore di Facebook.

Era convinto di aver trovato un “punto debole” nella sicurezza della Casa Bianca: ecco il perché del rampino, per scavalcare la recinzione. Non sarebbe stato un attentato suicida: avrebbe usato le armi per difendersi, ha spiegato. Ma aveva pensato anche alla morte: la polizia ha trovato del denaro nel veicolo destinato alle spese del funerale.

Xiong ha raccontato che fino a pochi mesi fa lavorava in un negozio di alimentari a Merced. Era, ha detto, la sua “copertura”. Poi la chiamata di Dio per “combattere i demoni malvagi alla Casa Bianca”. Credeva “di essere l’unica persona rimasta che può liberare gli Stati Uniti dal male”, ha spiegato l’agente speciale Justin Larson del Secret Service nell’affidavit. L’analisi del suo telefono ha permesso agli investigatori di scoprire che stava preparando l’assalto almeno da ottobre. Su un profilo Pinterest con il suo nome ci sono immagini di ami e angeli.

Il caso riaccende i fari sul tema del terrorismo interno, che negli Stati Uniti è una questione di estrema attenzione, e che segue dinamiche simili a quelle dei gruppi jihadisti. Ci sono realtà organizzate, riconducibili ai centri di militanza dell’estrema destra (come i Proud Boys o i Boogaloo) e in casi più rari di sinistra radicale (come gli Antifa), e individui singoli che subiscono influenze, sono psicologicamente più labili e soggetti a dinamiche di ispirazione e auto-indottrinamento. Molti di questi estremisti accendono alle varie teorie del complotto, le quali si sono rafforzate durante la pandemia, con l’epidemia stessa che ne è diventata parte o altre che vedono il Covid-19 essere componente nativa.

I fatti del 6 gennaio sono stati una dimostrazione parossistica di quella che le intelligence americane considerano una minaccia da portare in cima all’agenda. Già nell’ottobre 2020 il dipartimento dell’Homeland Security aveva citato il suprematismo bianco come “la minaccia più persistente e letale per il Paese”, considerando che l’ideologia collegata “spesso rafforzata da una gran varietà di contenuti online, tra cui teorie del complotto”. Questi contenuti sono stati arricchiti dai temi collegati alla pandemia: i vaccini e il 5G per controllare le collettività, la diffusione di un virus con cui fantomatici poteri forti intendono uccidere persone per abbassare il numero degli abitanti del pianeta. A tutto si aggiunge l’esasperazione per le misure di contenimento e la crisi (economica, ma anche socio-psicologica) che la pandemia a prodotto sulle collettività.

La notizia è stata ripresa anche in Russia, con agenzie di stampa come Sputnik e Ria, che l’hanno rilanciata, probabilmente con l’intento di calcare queste crepe sociali, evidenziando difficoltà da parte dell’amministrazione Biden nella gestione della campagna anti Covid-19. Non sarebbe nulla di nuovo: soltanto l’applicazione a un determinato tema d’attualità per tutto il mondo di uno schema già visto, quello con cui gli organi della propaganda di Mosca utilizzano episodi isolati in Paesi occidentali per tentare allontanare i cittadini russi da pulsioni democratiche. Operazioni che sono parte della costante campagna di infowar del Cremlino e che fanno da benzina sul fuoco.

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