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La crisi del debito cinese diventa una crisi di fiducia

Mentre il fondo Oaktree fa incetta degli asset messi all’asta da Evergrande, secondo Moody’s due anni di insolvenze e scandali nell’immobiliare cinese hanno innescato una crisi di fiducia verso i bond emessi dalle società del Dragone. Facendo fuggire gli investitori Usa

Nonostante i fondi americani stiano, non senza tornaconto, aiutando Pechino e i suoi giganti in agonia, Evergrande in testa, a pagare i propri creditori rastrellando asset qua e là, gli Stati Uniti e i suoi investitori chiudono la porta in faccia alla Cina e al suo debito. In altre parole, mentre il fondo californiano Oaktree fa man bassa degli asset messi in vendita da Evergrande, mettendo un po’ di soldi nelle tasche del gruppo e dei suoi creditori, i risparmiatori statunitensi voltano le spalle al Dragone, snobbando i bond emessi dalle società della Repubblica Popolare. Un controsenso? Forse, o forse no.

Il problema è sempre quello, l’Occidente non si fida del debito cinese e forse nemmeno della sua crescita. Al punto che secondo Moody’s Investors Service, i problemi immobiliari della Cina renderanno più difficile per le aziende del Paese accedere ai mercati del debito statunitense. “Stiamo assistendo a delle turbolenze immobiliari in Cina che continuano a a smorzare l’entusiasmo degli investitori verso il debito emesso da Pechino”, ha spiegato Annalisa Di Chiara, vicepresidente senior di Moody’s.

Ad oggi, i grandi conglomerati industriali cinesi sono esposti verso il mercato americano per circa 35 miliardi di dollari. Se da una parte non è sicuro se tale debito verrà ripagato a chi ha sottoscritto i bond, secondo Moody’s appare quasi certa la freddezza degli investitori a stelle e strisce verso la Cina.  “Se dovessimo fare una stima di quanto le società cinesi riescono a rimborsare ai risparmiatori americani, potremmo immaginare non più di 15 miliardi su 35, lasciando fuori circa 20 miliardi. In queste condizioni continuerà a rimanere una sfida per alcuni di quegli emittenti cinesi accedere al mercato obbligazionario in dollari americani”, chiarisce l’agenzia di rating.

Ma, come detto, c’è chi dà una mano a Pechino e le sue aziende. Su una vasta zona umida non sviluppata nel nord di Hong Kong, Oaktree, che spesso prende di mira aziende fortemente indebitate, si è aggiudicato nei giorni scorsi un vasto appezzamento di terreno di proprietà di Evergrande. Su quel terreno il gruppo cinese avrebbe dovuto realizzare un vasto progetto immobiliare denominato Il Castello, una specie di reggia molto simile a quella ben più famosa di Versailles.

Peccato che però nel frattempo il terreno sia stato messo in vendita, mandando a rotoli il piano. Non è finita. Nella rete del fondo californiano è finito anche un resort di lusso a pochi chilometri di Shanghai, sempre di proprietà di Evergrande, progettato e realizzato per essere la fotocopia di Venezia. L’asta sarebbe scattata dopo che la società immobiliare ha mancato il pagamento di un bond da 400 milioni di dollari, certificando ancora una volta la sua insolvenza.

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