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Non solo gas. Così la guerra travolge l’industria dei diamanti

La Russia estrae un terzo dei diamanti nel mondo e le sanzioni stanno provocando un rialzo dei prezzi fino al 20%, con inevitabili conseguenze su marchi quali Tiffany e Signet, senza considerare l’impatto sulla filiera della lucidatura indiana. I negozi di mezzo mondo tremano: a giugno sarà esaurita la fornitura

Un diamante è per sempre. O forse no. La grande pandemia, i lockdown miopi cinesi e la guerra in Ucraina non fanno sconti nemmeno all’industria che da sempre fa rima con lusso. Un po’ l’impennata dei prezzi, un po’ le sanzioni contro la Russia, un po’ il blocco delle catene di approvvigionamento, stanno mettendo in ginocchio il settore. Due numeri per capire meglio.

Come raccontato da Bloomberg, oggi il prezzo di un diamante grezzo di piccole dimensioni, il tipo da associare a una pietra solitaria di un anello per intendersi, è balzato di circa il 20% dall’inizio di marzo. Motivo? Semplice, i tagliatori, i lucidatori e i commercianti di diamanti hanno difficoltà a reperire le pietre dopo che gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni alla rivale russa di De Beers, colosso anglo-americano ma di origine sudafricana, ovvero Alrosa, che rappresenta circa un terzo della produzione globale.

Alrosa è la più grande compagnia di estrazione di diamanti del pianeta, dal momento che dalle sue miniere provengono il 90% dei diamanti russi e il 28% della produzione mondiale. E Alrosa è partecipata al 33% dal governo russo e al 33% dal governo della Yakutia, la repubblica dove ha la sua sede (Mirny) dal 1992. Ancora, nel 2021 Alrosa ha estratto 32,4 milioni di carati, con vendite record che hanno superato i 332 miliardi di rubli, pari a circa 4,2 miliardi di dollari.

Insomma, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sta mettendo in crisi un commercio miliardario che si estende dalle miniere di diamanti della Siberia alle polverose centrali di lucidatura dell’India fino alle scintillanti gioiellerie di New York. D’altronde, le sanzioni statunitensi contro l’azienda stanno scatenando il panico nel settore.

Aziende come Tiffany&Co e Signet Jewelers hanno annunciato l’intenzione di sospendere le vendite di diamanti russi. Con la stagione dei matrimoni che incombe in America, e un record di nozze programmate dopo lo stop della pandemia, molte imprese hanno cercato una soluzione dall’India, il più grande esportatore al mondo che taglia e lucida nove pietre su dieci. Per ora, sta lavorando con stock accumulati prima dell’aggressione russa, ma si stima che saranno esauriti la prima settimana di giugno.

Gli stessi Stati Uniti, infatti, dipendono dall’India per quasi la metà dei loro diamanti. Questo fa di Nuova Delhi un interlocutore impareggiabile per le catene americane, a cominciare dai celebri negozi sulla Fifth Avenue di New York. Tali interruzioni potrebbero bloccare le forniture in tutto il Nord America e costare all’India 2,5 miliardi di dollari solo in questo trimestre, pari a quasi il 10% delle sue vendite annuali.

Sul fronte russo, le sanzioni inflitte dall’Occidente hanno suscitato la reazione pressoché immediata di Alrosa: la sede di New York è in chiusura, e la compagnia si è dimessa dalla vicepresidenza del Responsible Jewellery Council, la ong che si occupa di promuovere la sostenibilità dell’industria mondiale dei gioielli. E ora chi lo spiega ai novelli fidanzati?

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