Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Opec lumaca, mentre la guerra colpisce economie e mercati

Più 432.000 barili al giorno a giugno al fine di ripristinare i tagli fatti nel 2020 durante la recessione pandemica. Spaventa l’inflazione

Piccoli passi, non si sa ancora quanto significativi, sono stati decisi da Opec+ alla voce produzione di greggio. Nonostante la proposta di eliminazione graduale del petrolio russo dall’Europa minacci seriamente di cassare milioni di barili da un mercato globale già azzoppato dal biennio-Covid, Opec+ ha deciso per un modesto aumento della produzione. La prossima riunione è prevista per il 2 giugno.

Aumenti

Opec+ aggiungerà 432.000 barili al giorno a giugno al fine di ripristinare i tagli fatti nel 2020 durante la recessione pandemica. La critica maggiore per questa decisione risiede nel fatto che verrebbe aggravata la crisi energetica globale, in considerazione del fatto che è facilmente prevedibile un ulteriore aumento dei prezzi per diesel e benzina, compreso il cherosene per gli aerei, in un momento in cui il trasporto legato al turismo è in ripresa. La prima conseguenza sarebbe verosimilmente il peggioramento dell’inflazione globale, che già nell’ultimo trimestre ha mostrato segni preoccupanti dappertutto.

Inflazione

Negli Usa un simile aumento vertiginoso dei prezzi non accadeva dal 1981, accanto al rischio stagflazione. In Francia idem, dagli anni ’80 non si registrava una così bassa crescita accanto all’inflazione, con una crescita del reddito particolarmente stagnante. In Germania in un solo mese l’inflazione ha raggiunto il massimo da 4 decenni, senza dimenticare che a causa della guerra le aziende tedesche sono sempre più a corto di prodotti siderurgici e materie prime.

Per cui è stato stimato che potrebbero andare persi almeno 2 milioni di barili di petrolio nei prossimi sei mesi se i membri dell’Ue non provvedessero a sanzionare il petrolio russo. In quel caso Mosca accuserebbe un calo della produzione, accanto alla decisione europea di diversificare l’acquisto di gas.

I dati Eurostat confermano che la Russia è stata il più grande fornitore di petrolio per Paesi europei, sia nel 2020 che nel 2021: il 24,8% delle importazioni di petrolio nel 2021 e il 25,7% nel 2020. Mosca è il terzo produttore mondiale di petrolio dietro gli Stati Uniti e Arabia Saudita, oltre ad essere il più grande esportatore mondiale di greggio verso i mercati globali.

Quadro

In sostanza si apre alla possibilità di un deficit di offerta maggiore del previsto nei prossimi mesi, per questa ragione molti analisti sono propensi ad essere “più rialzisti che ribassisti” come osservato pubblicamente da Stephen Brennock, analista senior di PVM Oil Associates a Londra.

La mossa dell’Opec+ giunge a due giorni dalla decisione della Fed di alzare i tassi di interesse di mezzo punto percentuale dopo 22 anni e di ridurre i suoi averi obbligazionari di 95 miliardi al mese. Il petrolio accusa comunque il primo guadagno settimanale consecutivo dall’inizio di marzo proprio mentre gli Stati Uniti hanno affermato che avrebbero rifornito le sue riserve strategiche: il West Texas Intermediate è salito di $ 109 al barile, in rialzo del 4% questa settimana.

Scenari

La chiusura al greggio russo produrrà fisiologicamente una maggiore volatilità nei mercati dell’energia, e quindi per i prezzi della benzina. A ciò va sommata la situazione Covid in cui si trova la Cina, con il mega lockdown imposto a Shanghai che sta impattando anche sul principale porto mondiale. Facilmente prevedibile dunque una riduzione della domanda globale di greggio, anche se è difficile ipotizzare un timing per le misure decise dal governo di Pechino.

Chi invece ha imboccato a 360 gradi e con decisione la strada Nato è la Finlandia: la società energetica finlandese Fennovoima ha chiuso il suo contratto con una controllata della RussiaRosatom, per la consegna di un reattore ad acqua pressurizzata ad Hanhikivi. Fennovoima ha citato “ritardi significativi e crescenti negli ultimi anni”, aggiungendo che la guerra in corso in Ucraina e le sanzioni internazionali contro la Russia hanno accelerato la decisione.

@FDepalo

×

Iscriviti alla newsletter