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Forza Italia resisterà alla crisi. E il Pd guardi bene al centro. Gli scenari di Piepoli

Il sondaggista: “L’asse fra i tre partiti di centrodestra in funzione della crisi di governo che ha spodestato Draghi è molto vicino al 50%. Nei collegi uninominali questi numeri possono alzarsi ancora di più”. E il Pd? “Abbandonando definitivamente il Movimento 5 Stelle, potrebbe fare da mediatore tra chi vuole e chi non vuole Di Maio”

Serpeggia un certo malumore in una parte dell’elettorato forzista. Forse perché molti non si sarebbero aspettati che Forza Italia e il suo leader Silvio Berlusconi, tra i primi sostenitori di Mario Draghi, si rendessero partecipi dell’affossamento dell’esecutivo. In ossequio a un’alleanza sempre più solida soprattutto con la Lega di Matteo Salvini. Elettoralmente, ancora non si sa quanto le defezioni di Brunetta e Gelmini possano pesare sul partito. “Ma è del tutto evidente che il centrodestra, se si dovesse presentare unito, specie nei collegi uninominali, farebbe l’exploit”. Ne è convinto il sondaggista Nicola Piepoli con in quale abbiamo cercato di prefigurare lo scenario che andrà a delinearsi di qui al 25 settembre.

Forza Italia è in liquefazione?

Forza Italia è un partito in “senescenza”, ma che gode di un formidabile organizzatore sul quale sicuramente il Cavaliere farà affidamento per rinsaldare i ranghi.

E chi sarebbe?

Antonio Tajani.

Ma le defezioni ci sono state però. E sono state “eccellenti”. 

Sì, ma penso fosse preventivato che qualche pedina se la sarebbero lasciati indietro dopo la decisione assunta in Senato l’altro giorno. E francamente non penso che la fuoriuscita di Gelmini, Brunetta e Cangini possano determinare un’emorragia elettorale. Poi, Tajani non si farà certo ‘intimidire’ dalla fuoriuscita di qualche prima donna.

Dunque, lei dà già per scontata una vittoria del centrodestra il prossimo 25 settembre?

No, dico però che l’asse che si è rinsaldato fra i tre partiti di centrodestra in funzione della crisi di Governo che ha spodestato Draghi è molto vicino al 50%. Non solo, nei collegi uninominali questi numeri possono alzarsi ancora di più.

Dall’altra parte il Pd sta facendo i conti con un Movimento 5 Stelle che si è macchiato di draghicidio. Che succederà?

Il problema del Pd non sono né i pentastellati né la sinistra, bensì il centro. Potenzialmente, l’agglomerato di partitini che gravitano al centro può valere qualcosa come il 40%, ossia il perimetro elettorale della vecchia Dc. Dunque è possibile che sia il Pd a essere inglobato dal centro e non viceversa.

Difficile pensare a un contenitore unico che abbia al suo interno Calenda, Renzi, Di Maio e l’area di Toti. 

Non è da escludere invece, posto che ad esempio Di Maio ha una dialettica molto centrista e sembra rivolgersi a quel bacino elettorale. È quasi più al centro di Calenda, ed è per questo che ha deciso di portarsi in dote la parte governista del Movimento 5 Stelle.

Uno scenario possibile sarebbe quindi anche quello di un governo con Pd e il maxi contenitore del centro?

Certo, il Pd abbandonando definitivamente il Movimento 5 Stelle, potrebbe fare da mediatore tra chi vuole e chi non vuole Di Maio e far correre tutti nella stessa direzione in alternativa al centrodestra.

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