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Un indice per “misurare” il lavoro dei parlamentari. La proposta di Mollicone (FdI)

Il responsabile Cultura e Innovazione di Fratelli d’Italia: “I termini della produttività parlamentare sono simbolo dell’impegno del parlamentare per il collegio e per la nazione”. I programmi elettorali del centrodestra, le battaglie da proseguire e il commento sul rapporto tra Calenda e il Pd

Misurare la “produttività” dei parlamentari. Uno strumento che garantisca “massima trasparenza” e, sulla base di dati numerici incontrovertibili, dia l’esatta rappresentazione del lavoro svolto dai rappresentanti del Parlamento. Non solo. Un termometro per misurare le partecipazioni ai convegni di categorie, gli ordini del giorno, conferenze stampa e incontri. La proposta di istituire un indice di “produttività parlamentare” arriva dal deputato di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, responsabile del settore Cultura e Innovazione del partito di Giorgia Meloni. Anche questo, sarà oggetto di dibattito in campagna elettorale.

Di certo non tutti i parlamentari, anzi quasi nessuno, alla fine di una legislatura decidono di elaborare un documento di questo genere. Come nasce questa iniziativa?

Da sempre Fratelli d’Italia ha costruito la propria azione politica sul merito e la preparazione. In virtù di questi principi mi sono sentito in dovere nei confronti dell’elettore e di tutta la nazione di “ragguagliarli” su ciò che ho fatto in questi anni. Ho voluto evidenziare come il dovere di un parlamentare non è solo quello di stare seduto in aula, ma soprattutto quello di implementare, qualitativamente e quantitativamente, il proprio indice di produttività. Su 630 deputati 140, per lo più 5 Stelle, non hanno presentato in 4 anni e mezzo una proposta di legge. Il gruppo più produttivo è quello di FdI, con Giorgia Meloni come deputato più produttivo sui termini delle proposte di legge.

Come primo firmatario ha presentato 21 proposte di legge, 111 ordini del giorno, 531 emendamenti, 115 atti di sindacato ispettivo (le interrogazioni ad esempio), 77 interventi in Aula, 303 nelle commissioni. Sono numeri che ad un lettore poco informato possono legittimamente non dire nulla: come si può diminuire il “mismatch” tra il Parlamento e i cittadini?

Il report è costruito su analisi comparative tra il mio operato e quello degli altri deputati e rapportato anche con la media e la mediana degli atti presentati dai miei colleghi di Fratelli d’Italia. È normale non sapere se 111 ordini del giorno sono tanti o pochi, mentre è sicuramente più chiaro dire che si è il terzo su 630 deputati per il numero di questi atti presentati, oppure che questo numero è ben superiore alla media della forza politica a cui si appartiene. Per il resto sono diciassettesimo su 630 deputati per gli atti di sindacato ispettivo e ventesimo su 630 per le proposte di legge.

Sono dati elaborati su fonti aperte, come il sito della Camera o Openpolis, dati assoluti. I termini della produttività parlamentare sono simbolo dell’impegno del parlamentare per il collegio e per la nazione tutta. Questo rapporto è fatto, anche, per essere simulazione di indicizzazione della produttività in Parlamento. Un indice che dovrebbe essere certo, per sapere esattamente cosa, come e quanto fa il parlamentare, come vera e propria forma di trasparenza, molto più valevole della sola presenza in Aula.

Elaborazioni che dovrebbero essere fornite direttamente dalle istituzioni, così da garantire il rapporto eletto-elettore, come avviene nei contesti anglosassoni, fornendo ai lettori, agli elettori e ai semplici curiosi un rapporto su ciò che è stato fatto, su ciò che dovrà essere completato e sui cambiamenti sociali, civili e politici che sono stati affrontati. Per questo, proporrò, qualora dovessi essere rieletto, l’indice di produttività, che chiameremo “IPP”.

Lei si è mosso molto su editoria e radiofonia sono. Anche se fa parte dell’unico partito che è rimasto all’opposizione per tutta la legislatura, reputa di essere riuscito ad esercitare il suo mandato?

Quando non si fa parte della maggioranza è senz’altro difficile contribuire alle decisioni prese dal governo, tuttavia come Fratelli d’Italia abbiamo condotto una opposizione costruttiva e propositiva e siamo riusciti a vincere numerose storiche battaglie. Oltre a quelle da lei citate, ad esempio, ho sbloccato 20 milioni per tutte quelle realtà del mondo della musica, del teatro, della danza, del circo e dello spettacolo viaggiante che ancora non attingono alle risorse del Fondo Unico per lo Spettacolo, oppure penso all’impegno per la valorizzazione dei nostri borghi e l’attività a sostegno della rievocazione storica.

La fine della legislatura vuol dire però soprattutto l’arrivo di una nuova tornata elettorale. Lei, in qualità di responsabile di Cultura e Innovazione di Fratelli d’Italia, cosa ha proposto alla coalizione di centrodestra che proprio in questi giorni sta scrivendo il programma?

Come sempre fatto porteremo avanti le nostre storiche battaglie, per cui ci siamo combattuti nella scorsa legislatura e in generale da quando Fratelli d’Italia è nato. Per i dettagli sul programma bisogna aspettare il testo definitivo ed ufficiale, ma sicuramente non mancheranno le nostre proposte sulla cultura e l’innovazione. Penso alla detrazione del consumo culturale, incentivo fiscale che da sempre sosteniamo per il rilancio delle politiche culturali post-pandemiche, o all’ introduzione del tema della sovranità digitale, di cui una regolamentazione a tutela dei diritti individuali e della sicurezza nazionale è sempre più necessaria.

Fratelli d’Italia è il primo partito ad aver parlato di “sovranità digitale”, termine poi introdotto in Parlamento persino prima delle linee guida europee. Senza sovranità digitale non possono esserci sovranità politica ed economica: proponiamo – quindi – una direzione nazionale alle politiche dell’innovazione. Vanno tutelate le piccole e medie imprese e le start-up che sono fondamentali per la crescita della Nazione, attraverso incentivi, come la salvaguardia del ruolo del Patent Box e la riforma dell’infrastruttura pubblica di sostegno all’editoria. Promuoveremo la rigenerazione urbana tramite le città digitali: per una maggiore efficienza dei servizi e una riduzione dei costi.

Un commento sui dissidi nella coalizione di centrosinistra e sul comportamento di Calenda: cosa sta succedendo dall’altro lato del fronte?

Preferisco pensare alle nostre proposte e alla campagna elettorale di Fratelli d’Italia e del centrodestra. La sinistra cerca sempre di attestarsi come responsabile e matura, invece sono settimane che litiga sulla spartizione delle poltrone, mentre gli italiani hanno problemi con il carobollette e il prezzo dei beni di prima necessità. Noi andiamo avanti per la nostra strada, con proposte di buon senso. Carlo Calenda per noi è l’uomo delle crisi industriali, della chiusura della Whirpool, di Sky sulla Via Salaria, degli innumerevoli tavoli aperti al Mise. Calenda è stato uno dei peggiori ministri dello Sviluppo economico. Ha lasciato 162 tavoli di crisi aperte con 180mila lavoratori a rischio disoccupazione. Nel 2017, quando era Ministro, il rischio disoccupazione aumentò del 30%. Con dati così dovrebbe solo tacere.

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