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Pd 2023. Come si muovono Bonaccini, De Micheli e Ricci

L’ex ministra non ha votato la proposta del segretario Letta sulle tappe e le regole del congresso. Il governatore emiliano-romagnolo spinge per evitare di trasformare questo momento “in una discussione filosofica, mentre la destra governa” e il sindaco di Pesaro si muove nella provincia italiana per intercettare e ascoltare i delusi

Per ora l’unica candidata ufficiale ad assumere il comando della nave Pd, dopo Enrico Letta, è l’ex ministra delle Infrastrutture e trasporti Paola De Micheli. Nel frattempo, però, si registrano in casa dem diversi. Per lo più si tratta di iniziative che arrivano “dai territori”, animate dagli amministratori locali, che una volta costituivano l’ossatura portante del Partito democratico. La strada del congresso è ancora lunga e la dialettica delle ultime settimane assume le sembianze, in più occasioni, dello scontro più che della ricerca di una nuova strada. Pare, però, che la volontà sia di andare verso la discontinuità rispetto alla leadership attuale.

Un primo segnale, in questo senso, l’ha dato proprio l’ex ministra Paola De Micheli in una recente intervista a Repubblica. Oltre a non aver votato la proposta di Letta su tappe e regole del congresso costituente del Pd, De Micheli si presenta con una mozione congressuale ben precisa. “L’idea – così la dem – è di prevedere primarie per tutte le cariche monocratiche e anche le parlamentarie, se resta questa legge elettorale, che certo vorrei cambiasse”. Però, ammonisce De Micheli, “la modalità è quella di attribuire un diverso peso tra iscritti e simpatizzanti-elettori”. Gli iscritti “pesano per il 60% e gli elettori concorrono per il 40% al risultato”. Mentre denuncia che sul tema del congresso “dominano i tatticismi”, l’ex ministra annuncia l’apertura dei comitati per le primarie. Lei, è in campo davvero.

Dai territori qualcosa si muove, dicevamo. L’approccio più pragmatico alla questione congressuale arriva dal governatore emiliano-romagnolo, Stefano Bonaccini. L’uomo di punta all’ombra delle due torri ancora non si è sbilanciato. Molti pensano, tuttavia, che il suo potrebbe essere il profilo giusto per il rilancio del partito. Purché, osserva il presidente della Regione, “non si rimanga sospesi al fermo-immagine del 25 settembre”. Insomma il Pd deve evitare che questa fase si trasformi “in uno spazio di discussione filosofica sulla sinistra e sulla vita, mentre altri governano. Oggi il problema più grande che abbiamo sono le bollette”. Il fattore tempo, in questi casi è determinante. E Bonaccini lo sa. “Posto che è giusto discutere e far partecipare i cittadini alla scelta, di fronte a una destra che in meno di 24 ore dà vita a un governo, un partito che ci mette sei mesi a scegliere un segretario temo non sia molto in sintonia con il paese. Io proverei ad anticipare e accelerare un po’, per evitare di dare l’idea che perdiamo mesi a discutere di noi, mentre c’è qualcun altro che si occupa di risolvere i problemi dei cittadini”.

Nel frattempo, anche il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, che tra l’altro è anche presidente dell’associazione delle autonomie locali (Ali), sta pensando seriamente di scendere in campo per la segreteria nazionale dem. Anzi, in campo – a suo modo – c’è già sceso. Infatti, proprio oggi era a Vicenza con il suo tour “Pane e politica – un sindaco a cena dalle famiglie italiane”. L’iniziativa, spiega lo stesso Ricci, serve per “ripartire dalla politica di prossimità, quella della porta accanto, dall’ascolto. Spesso ci riempiamo la bocca con la parola partecipazione, ma poi parliamo sempre agli stessi. Occorre tornare a parlare alla gente, agli elettori arrabbiati e delusi, stare vicino a chi soffre per la crisi, a chi ha bisogno di cambiamento”. Dopo il Veneto, il tour di Ricci proseguirà a Salemi (Trapani) il 15 novembre, poi Legnano (Milano) il 23 novembre, Collegno (Torino) il 30 novembre, Gualdo Tadino (Perugia) il 6 dicembre, L’Aquila il 15 dicembre. Un’immersione nella provincia italiana. Nei territori dove il Pd, praticamente, è scomparso.

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