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Meno Pil, più inflazione. Il Mezzogiorno torna indietro. Parola di Svimez

Presentata alla Camera l’indagine 2022 che aggiorna l’economia e le prospettive del Sud ai tempi della guerra e dell’impennata dei prezzi, che da sola genererà quasi 800 mila nuovi poveri. E togliere il reddito di cittadinanza avrà conseguenze importanti

Sono tanti i mali del Sud. Le potenzialità ci sono, la buona volontà anche. Semmai, manca una visione, proprio quella che ancora una volta è mancata nel rapporto 2022 dello Svimez, che ogni anno fa il punto della situazione sull’economia del Meridione.

La presentazione del rapporto si è tenuta presso la Nuova Aula dei gruppi parlamentari, alla presenza della vicepresidente della Camera, Anna Ascani, del direttore generale dello Svimez, Luca Bianchi, di Antonio Decaro, presidente Anci e sindaco di Bari, di Manuela Marani, segretaria generale de L’Altra Napoli onlus, di Eliano Russo, ceo 3Sun gigafactory di Enel green power, di Adriano Giannola, presidente Svimez e di Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr.

La crescita, tanto per cominciare. Nel 2023 il Mezzogiorno sarà in recessione con un Pil che si contrarrebbe fino a -0,4%, mentre quello del Centro-Nord, pur rimanendo positivo a +0,8%, segnerebbe un forte rallentamento rispetto al 2022. Il dato medio italiano dovrebbe attestarsi invece intorno al +0,5%. Perché? Gli shock legati alla guerra hanno cambiato il segno delle dinamiche globali “interrompendo il percorso di ripresa nazionale coeso tra Nord e Sud”, spiega lo Svimez.

Per il quale “gli effetti territorialmente asimmetrici dello shock energetico intervenuto in corso d’anno, penalizzando soprattutto le famiglie e le imprese meridionali, dovrebbero riaprire la forbice di crescita del Pil tra Nord e Sud”. Secondo le stime del rapporto, il Pil dovrebbe crescere del +3,8% su scala nazionale nel 2022, con il Mezzogiorno (+2,9%) distanziato di oltre un punto percentuale dal Centro-Nord (+4,0%). L’aumento dei prezzi di energia elettrica e gas si traduce in un aumento in bolletta annuale di 42,9 miliardi di euro per le imprese industriali italiane.

Ovviamente, la mazzata sulla ripresa post-pandemica del Sud è arrivata dall’inflazione, che ha eroso miliardi di reddito. Un’impennata dei costi che “implica un’erosione dei margini di redditività particolarmente allarmante e rischi operativi più concreti per le imprese del Sud”. Al punto che la corsa dell’inflazione potrebbe spingere 760mila persone sotto la soglia di povertà. La Svimez valuta che “a causa dei rincari dei beni energetici e alimentari l’incidenza delle famiglie in povertà assoluta potrebbe crescere di circa un punto percentuale salendo all’8,6%, con forti eterogeneità territoriali: + 2,8 punti percentuali nel Mezzogiorno, contro lo 0,3 del Nord e lo 0,4 del Centro”.

Non è tutto. Lo stesso Svimez segnala poi che il caro-prezzi determina impatti più pronunciati sui consumi delle famiglie al Sud per “un effetto composizione sfavorevole al Mezzogiorno”. Nel “carrello della spesa” del consumatore medio del Sud, infatti, “è prevalente l’acquisto di beni di consumo, più colpiti dal rincaro delle materie prime; al Centro-Nord è maggioritaria la quota in servizi, interessati da una crescita dei prezzi significativamente minore”.

E ce ne è anche per il reddito di cittadinanza, che proprio al Meridione ha il suo bacino principale. Senza di esso, il blocco dei licenziamenti e gli ammortizzatori sociali in deroga, le famiglie povere in Italia sarebbero state quasi 2,5 milioni, circa 450 mila in più rispetto al 2020 “cui corrispondono oltre un milione di persone in meno in condizione di povertà assoluta, di cui due terzi circa nel Sud”. Senza queste erogazioni, prosegue il rapporto, le famiglie in povertà assoluta sarebbero state il 9,4% anziché il 7,7%, l’incidenza per le persone sarebbe aumentata all’11,1% anziché fermarsi al 9,4%. In particolare, nelle regioni meridionali, senza sussidi l’incidenza della povertà assoluta fra le famiglie avrebbe raggiunto un picco drammatico di circa 13 famiglie ogni 100 (13,2% al Sud e 12,9% nelle Isole), che grazie agli interventi cala di 3,4 punti al Sud e 4,5 punti nelle Isole.

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