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Il Monte del Tempio, il secolare rapporto tra ebraismo e Islam

Di Antonia Arslan e Vittorio Robiati Bendaud

Oltreché rivolto agli studiosi e agli accademici, un saggio teso ad alimentare e sostenere il rispetto e il mutuo riconoscimento, ossia il dialogo autentico e la pace. Pubblichiamo la postfazione a firma di Antonia Arslan e Vittorio Robiati Bendaud del volume “Il Monte del Tempio. Ebraismo, Islam e la Roccia contesa” (Guerini e Associati) degli studiosi Reiter e Dimant

Questo saggio di Y. Reiter e D. Dimant è estremamente importante e di stringente attualità, religiosa, simbolica, culturale e politica.

È rilevante che l’edizione italiana di questo volume sia stata voluta e finanziata dal network internazionale Christians in Need Foundation (cinfusa.org), impegnato nel dar voce e nella difesa dei cristiani di Oriente, in primo luogo armeni, ma anche assiri e copti. Non si insisterà mai abbastanza (anzi, purtroppo, vi è un silenzio assordante e scandaloso sui media occidentali, anche cristiani) sulle sorti drammatiche e sulle persecuzioni patite oggi dai cristiani d’Oriente ad opera delle varie forme di estremismo islamico che minacciano la pace nel mondo, che si insidiano nelle democrazie occidentali e che infliggono molti mali a milioni di musulmani, di ebrei e di cristiani in tutto il mondo.

Vorremmo, seppur sinteticamente, offrire al lettore alcune piste di riflessione, connesse alla lettura di questo prezioso saggio. Ognuna di esse meriterebbe approfondimenti più estesi; tuttavia, per ovvie ragioni editoriali, le enunceremo sotto forma di punti.

I. Come qui dimostrato con dovizia di citazioni, le fonti islamiche tradizionali, dagli albori dell’Islām sino all’inizio del secolo XX, riconoscono ampiamente la storia ebraica del Monte del Tempio e proprio a essa si riconnettono. Queste fonti oggi sono ignorate o messe in discussione, per lo più dalle dirigenze islamiste, ricevendo purtroppo immensa eco nel mondo islamico contemporaneo, per ragioni teologico-politiche. Si sta assistendo cioè a una tendenziosa e pericolosa riscrittura della Storia in generale e della storia religiosa islamica in particolare: questo a detrimento anche di milioni di musulmani rispetto alle loro stesse fonti fondative, che in qualche modo vengono occultate e messe in dubbio.

Come ben evidenziato dagli autori, anche noi riteniamo che “i musulmani hanno un fortissimo interesse a enfatizzare, piuttosto che a negare, le loro origini ebraiche e cristiane. I musulmani contemporanei che misconoscono queste fonti minano la loro stessa legittimità in quanto parte di una storia umana di continuità religiosa di sequela del percorso di fede intrapreso da Abramo”, con la conseguenza drammatica di “operare una cesura netta nella trasmissione intergenerazionale delle tradizioni fondative, come pure della loro trasmissione in seno a tutte e tre le fedi monoteiste che custodiscono, invece, un antico nucleo condiviso e parimenti un condiviso sogno di un futuro di pace”.

Ai nostri occhi appare sempre più chiaro che il necessario e benedetto dialogo ebraico-cristiano-islamico debba fondarsi sul riconoscimento dell’alterità religiosa – e, dunque, della sua legittimità. Questo, in particolare, richiede da parte del terzo monoteismo, l’Islām, che si riconoscano le proprie origini ebraiche e cristiane, come peraltro già auspicato, e praticato anche nella quotidianità, da moltissimi musulmani e come attestato anche da molte fonti islamiche classiche, alcune delle quali citate in questo volume.

II. Secondariamente, questo libro invita anche i cristiani alla riflessione. Come è possibile che molti Paesi, alcuni dei quali eredi culturalmente del cristianesimo e ancora oggi a maggioranza cristiana, abbiano potuto votare risoluzioni Unesco che negano la storia ebraica del Monte del Tempio, che è fondativa, essenziale e irrinunciabile per la storia cristiana (nonché, come qui dimostrato, anche per la storia islamica)? È pur vero che alcune voci si sono levate, ma sovente sono risultate isolate o non ascoltate. Con ogni evidenza, la negazione della storia ebraica del Monte del Tempio, su cui si radicano cristianesimo e Islām, attenta altresì all’identità, alla storia – e al futuro – cristiani.

III. Come ricordato, alcuni Stati occidentali hanno votato a sostegno delle delibere Unesco neganti la storia ebraica del Monte del Tempio, oppure – come nel caso italiano – hanno optato per l’astensione, ossia per una sorta di neutralità. Si possono addurre molte ragioni strategico-politiche, con i loro interessi, oppure timori diplomatici. Se il Monte del Tempio è un sito soltanto islamico, e la sua storia è unicamente quella islamica, estranea rispetto alla precedente e fondativa storia ebraica (tutt’oggi in corso), allora il Nabucco di Verdi risulterebbe un’opera priva di senso e di riferimenti, come pure il celebre quadro di Hayez riguardante la distruzione del Santuario ebraico. Come è potuto accadere che la Storia potesse essere riscritta e la verità storica occultata e negata nel silenzio generale? Ciò inerisce evidentemente anche alla situazione di smarrimento e confusione che affliggono oggi la cultura occidentale.

IV. La negazione – da una prospettiva religiosa – della storia di altri popoli, come pure della loro relazione e del loro attaccamento ai loro rispettivi luoghi santi, è un fenomeno che deve preoccuparci tutti, dal momento che avalla e veicola scontri e guerre in seno a una dimensione religiosa. Ed è ben noto come siffatte guerre, di natura religiosa, siano molto più difficili di risolvere. Infatti, persino dopo la conclusione dello scontro bellico, l’odio perdura per molto tempo. Disgraziatamente, in maniera non dissimile dal conflitto in atto a Gerusalemme e nei suoi luoghi santi, vi sono altri gruppi etnici che ricorrono alla religione, impiegandola come uno strumento per ottenere – e consolidare – sostegno politico. Un esempio concernente il legame tra identità etnica, religione e negazione della Storia è il caso della tragedia patita dagli armeni. Il popolo armeno non solo è stato vittima di un genocidio, ma la storia armena è stata negata, cancellata e sostituita da un’altra, che ha dichiarato quella precedente falsa, illegittima e ingiuriosa.

In conclusione, l’importanza di questo saggio consiste nel contributo magistralmente offerto dai nostri due autori alla ricerca scientifica; all’analisi puntuale e documentata di temi estremamente intricati – e non di rado assai sofferti -; all’impegno per l’affermazione della verità storica, nelle sue molte sfaccettature e complessità. Questo saggio, oltreché rivolto agli studiosi e agli accademici, è teso ad alimentare e sostenere il rispetto e il mutuo riconoscimento, ossia il dialogo autentico e la pace.

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