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Più Cina e meno bonus. Pechino fa lo shampoo ai banchieri

Il partito comunista è stufo dei debiti di banche e amministrazioni locali e chiede ai manager degli istituti maggior attenzione e morigeratezza nella gestione dei bilanci​. E guai a inseguire premi e dividendi

A Pechino qualcuno si è davvero messo paura per la salute delle proprie banche, finite dentro l’imbuto di una crisi di liquidità, a sua volta figlia di un’altra grande crisi, quella del mattone. Meglio, dunque, che i manager delle grandi banche si diano una svegliata e rimettano al centro del villaggio l’interesse nazionale.

Quello arrivato da Pechino, come racconta Bloomberg, suona come una specie di richiamo all’ordine. “Ai banchieri in Cina è stato detto di modificare la loro mentalità, ripulire i loro stili di vita edonistici e smetterla di copiare i modelli occidentali. Le direttive sono solo l’ultimo segnale circa la campagna del presidente Xi Jinping per rafforzare la presa del Partito comunista sul sistema finanziario”, spiega l’agenzia di stampa americana.

Per la quale “Xi è pronto a rafforzare ulteriormente il controllo rilanciando un potente comitato per coordinare la politica economica e finanziaria. Ciò avviene sulla scia dell’improvvisa scomparsa di uno dei principali banchieri d’investimento cinesi e segue la caduta di dozzine di funzionari negli ultimi 18 mesi, complice la più radicale repressione della corruzione mai vista nel settore finanziario”. Nel suo avvertimento la Commissione centrale cinese per l’ispezione disciplinare “ha affermato che i banchieri dovrebbero abbandonare la pretesa di essere l’élite finanziaria. Il Partito comunista governerà tutto, compreso il lavoro economico e finanziario”.

Insomma, meno premi, bonus e dividendi e più attenzione ai bilanci, sembra essere il messaggio sotteso. D’altronde, “questo è un momento critico per Xi mentre cerca di frenare i rischi nel settore finanziario cinese quantificabili in 60 mila miliardi di dollari e imponendo controlli più severi sul deflusso di capitali, controllando i livelli del debito ed escludendo pratiche rischiose”. Certo, difficile dare torto agli inviti per una maggiore morigeratezza dei banchieri e anche delle amministrazioni locali.

A dicembre 2022 i governi locali cinesi, secondo un’inchiesta del Guardian, avevano accumulato 35 miliardi di yuan (4,2 miliardi di sterline) di debiti, rispetto ai 30,5 miliardi di yuan dell’anno precedente. Ciò significa che l’onere del debito provinciale della Cina è di circa il 20% maggiore del Pil totale della Germania. Non poco.

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