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Non solo migranti, cosa c’è dietro la crisi in Tunisia. Parla Ezzamouri (Iai)

“Non esistono prove evidenti che il Wagner Group sia direttamente coinvolto nel favorire la migrazione dall’Africa verso l’Europa, è comunque vero che l’instabilità alimentata anche da Wagner in altri contesti possa essere un driver indiretto di migrazioni. L’Ue? Un attore centrale ma ha adottato un approccio di wait and see”. Conversazione con il ricercatore dello Iai Akram Ezzamouri

Il dinamismo diplomatico che ha investito alcuni Paesi dell’Ue (e l’Ue), tra cui l’Italia in prima fila, esprime i timori diffusi per il collasso economico della Tunisia e per un maggiore aumento dei flussi migratori diretti verso le coste europee, mancando di considerare lo stretto legame che esiste tra situazione politica e situazione economica. Questo approccio contribuisce a considerare un’emergenza quella in Tunisia solamente quando Italia ed Europa ne sono direttamente intaccati (in questo caso soprattutto sul fronte migratorio).

Lo dice a Formiche.net Akram Ezzamouri, ricercatore del programma Mediterraneo, Medioriente e Africa dello Iai, secondo cui ciò che contribuisce a giustificare l’impennata di partenza dalle coste del Paese è l’instabilità economica e soprattutto politica del Paese.

La Tunisia rischia il default anche politico, oltre che economico?

Il Paese sta attualmente attraversando una situazione economica molto critica e si sta riprendendo a fatica dagli impatti della pandemia da Covid-19 e della guerra Russia in Ucraina. L’aumento dell’inflazione, che secondo gli ultimi dati ha raggiunto il 10,4%, il tasso di disoccupazione del 15,2% e la carenza di beni di prima necessità stanno alimentando il malcontento dei tunisini e ne stanno compromettendo le condizioni di vita. Mentre la situazione economica attuale deve molto anche alle dinamiche politiche e partitiche che hanno caratterizzato la Tunisia post-2011, la deriva autoritaria avviata dal presidente Kais Saied sta avendo un impatto molto importante nell’esacerbarne le condizioni. Il Paese sta attraversando una deriva autoritaria avviata ormai dal luglio 2021, mese in cui il Presidente tunisino ha dato il via a uno smantellamento dei fragili e neonati apparati (e dinamiche/check and balances) democratici del Paese, arrivando fino alla stretta degli ultimi mesi. Le ultime settimane sono state caratterizzate infatti da un’ondata di incursioni e arresti che hanno preso di mira politici, membri della società civile, attivisti e giornalisti, nonché da dichiarazioni cospiratorie che hanno alimentato le ostilità e le discriminazioni violente contro i migranti subsahariani che vivono in Tunisia.

Tuttavia, il dinamismo diplomatico che ha investito alcuni paesi dell’UE (e l’Ue), tra cui l’Italia in prima fila, esprime i timori principalmente per il collasso economico del Paese e per l’immigrazione, mancando di considerare lo stretto legame che esiste tra situazione politica e situazione economica. Questo approccio contribuisce a considerare un’emergenza quella in Tunisia solamente quando Italia ed Europa ne sono direttamente intaccati (in questo caso soprattutto sul fronte migratorio).

Per far fronte alla situazione politica domestica il sindacato UGTT ha promosso, insieme a diverse organizzazioni partner una nuova “Iniziativa di Salvezza” con l’obiettivo di risolvere la situazione politica del paese. Ad ogni modo, di questa iniziativa si sa poco e gli osservatori dubitano del suo successo. Considerata la limitata inclusività del processo intrapreso e la scarsa propensione di Saied a impegnarsi con tutti gli attori, è improbabile che la tabella di marcia che verrà presentata e proposta ottenga il supporto di partiti di opposizione e organizzazioni di società civile mancando così di slancio e trazione necessari per l’uscita del paese dalla crisi politica.

Quanto peso ha nelle partenze dei flussi migratori la pressione della Wagner?

Il dinamismo del governo italiano per favorire la conclusione dell’accordo di 1.9 miliardi di dollari tra Tunisia e IMF è giustificato specialmente dal timore di dover affrontare nel breve-medio termine massicci flussi migratori in arrivo dalle coste tunisine. Il Gruppo Wagner è stato ed è attivo in diversi paesi in tutto il mondo, principalmente in contesti di conflitto o di instabilità politica, come Siria, Libia, Centrafrica e Mali. Tuttavia le attività del gruppo sono soprattutto operazioni militari e al momento non esistono prove che suggeriscono il coinvolgimento diretto di Wagner nel favorire la migrazione dall’Africa verso l’Europa. E’ comunque vero che l’instabilità alimentata anche da Wagner in altri contesti possa essere un ulteriore driver indiretto di migrazioni.

Per quanto riguarda la Tunisia, quello che contribuisce a giustificare l’impennata di partenza dalle coste del Paese è l’instabilità economica e soprattutto politica del paese, senza considerare la sfida del cambiamento climatico che impatta gravemente sulle condizioni di vita offerte da diversi paesi del mediterraneo e specialmente dalla Tunisia.

L’Ue è in ritardo rispetto all’emergenza in Tunisia?

L’Ue è stato un attore centrale nel favorire la transizione politica e la consolidazione democratica della Tunisia, ma di fronte alle misure autoritarie implementate da Kais Saied, l’UE ha adottato un approccio di “wait and see”. Questo è dovuto all’imprevedibilità delle mosse del presidente e dalla difficoltà e frammentarietà che caratterizza il processo decisionale dell’Unione. Mentre per i paesi settentrionali dell’Ue la Tunisia non rappresenta una priorità, questo non si può dire per i paesi dell’Unione geograficamente più vicini alla Tunisia.

Pochi giorni fa il Commissario per l’economia Gentiloni è stato in Tunisia, e presto dovrebbe seguire la Commissaria Johansson, accompagnata dai ministri degli interni di Francia e d’Italia. Ad ogni modo il rischio potrebbe essere quello di affrontare solamente le questioni economiche e migratorie senza considerare la situazione politica del Paese.

Numerose sono le altre aree politiche che necessitano e potrebbero beneficiare da una stretta collaborazione tra Tunisia e Unione Europea per mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, energia rinnovabile e nearshoring delle catene del valore.

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