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Golpe o no, cosa muove i ribelli sudanesi contro la transizione

Scontri in corso in diverse aree del Sudan. Il gruppo armato che destabilizza il Paese (e ha collegamenti con la Wagner e la Russia) sta impedendo la transizione di potere verso un governo civile

Da qualche ora, spari ed esplosioni sono segnalati nella capitale sudanese, Khartoum, dopo giorni di tensione tra l’esercito del Paese. La disputa è incentrata sulla proposta di transizione al governo civile, con le forze paramilitari di supporto rapido (RSF) che affermano di aver preso il controllo dell’aeroporto e del palazzo presidenziale.

Per ora sono proclami non confermati, ma l’RSF aveva dichiarato che uno dei suoi campi nel sud di Khartoum era stato attaccato, con l’esercito che sostiene che i combattenti hanno cercato di impossessarsi del quartier generale militare.

“Combattenti delle Forze di sostegno rapido hanno attaccato diversi campi dell’esercito a Khartoum e in altre zone del Sudan”, ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP il portavoce dei militari, il generale di brigata Nabil Abdallah.

“Gli scontri sono in corso e l’esercito sta svolgendo il suo compito di salvaguardia del Paese”.

Reuters cita anche testimoni che hanno riferito di spari nella città settentrionale di Merowe.
Al Arabyia — che sta trasmettendo live perché il Sudan è una sfera di influenza del Golfo — mostra immagini del fumo che si alza da un campo militare in quella zona.

I generali gestiscono il Paese, attraverso il cosiddetto Consiglio sovrano, sin dal colpo di Stato dell’ottobre 2021. La RSF è sotto il comando del vicepresidente del Consiglio, il generale Mohamed Hamdan Dagalo, ed è considerata collegata al gruppo Wagner — i paramilitari russi usati dal Cremlino come asset per portare avanti operazioni ibride in determinati contesti geopolitici critici, che per Mosca hanno valore tattico-strategico. L’esercito, invece, è guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, che è a capo del Consiglio sovrano.

La proposta di passare a un governo a guida civile è naufragata sulla tabella di marcia per integrare l’RSF nell’esercito nazionale. L’RSF voleva ritardare l’integrazione di 10 anni, ma l’esercito ha detto che sarebbe dovuta avvenire in due anni.

Giovedì, l’RSF ha schierato forze vicino alla base militare di Merowe, mentre le tensioni aumentavano. Il generale Burhan si è detto disposto a parlare con il suo secondo in comando per risolvere la disputa su chi guiderà l’esercito unificato nel proposto governo civile.

Le potenze occidentali e i leader regionali hanno esortato le due parti a smorzare le tensioni e a tornare ai colloqui per ripristinare il governo civile.

Venerdì c’erano stati segnali che lasciavano presagire che la situazione si sarebbe risolta.

In un tweet, l’inviato statunitense, John Godfrey, ha dichiarato: “Chiedo urgentemente agli alti dirigenti militari di fermare i combattimenti”.

Descrivendo la situazione in città, ha detto di essersi “svegliato con un suono profondamente inquietante di spari e combattimenti. Attualmente mi sto rifugiando sul posto con il team dell’Ambasciata, come stanno facendo i sudanesi in tutta Khartoum e altrove”.

Anche l’ambasciata russa è preoccupata per “l’escalation di violenza” e ha sollecitato un cessate il fuoco, come riporta la Reuters.

Antonio Tajani, ministro degli Esteri italiano, ha twittato: “Seguo con attenzione quanto sta succedendo a Khartoum. La nostra ambasciata, pienamente operativa, ha avvisato i connazionali di restare in casa. L’unità di crisi monitora gli sviluppi”.

Il colpo di Stato del 2021 ha posto fine a un periodo di oltre due anni in cui i leader militari e civili si erano spartiti il potere. L’accordo è stato raggiunto dopo che il presidente sudanese Omar al-Bashir, autoritario da lungo tempo, è stato rovesciato. Dopo il colpo di Stato, a Khartoum si sono svolte regolarmente proteste a favore della democrazia.

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