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Sprint all’Italiana. Cosa c’è dietro la sorpresa tricolore secondo Cipolletta

​Dopo Fitch anche l’Europa certifica il buono stato di salute dell’economia italiana, persino migliore di Germania e Francia. Merito di Draghi ma anche di Meloni, abile nel rassicurare i mercati. Ma occhio al paradosso della Bce. Leonardo? Vicenda positiva, era ora che gli azionisti esteri guardassero al di là del proprio naso. Intervista all’economista ed ex presidente di Assonime

Se tre indizi fanno una prova, allora lo si può dire chiaramente: l’Italia va meglio del previsto. A gennaio, il Fondo monetario aveva ribaltato le previsioni di crescita dello Stivale, sancendo il sorpasso dell’Italia sulla Germania. Giorni fa, invece, è toccato all’agenzia di rating Fitch, mai tenera con Roma, ammettere una certa efficacia delle misure intraprese dal governo a trazione Fratelli d’Italia, portando il Pil tricolore dallo 0,5 all’1,2% nel 2023, grazie a un “programma di stabilità recentemente pubblicato (il Def, ndr) che stabilisce obiettivi fiscali credibili”.

Infine, poche ora fa da Bruxelles sono arrivate altre cifre. Quelle che vogliono una crescita dell’1,2% nel 2023. Valore più alto di quello stimato in inverno (+0,8%) e più elevato tra le tre maggiori economie europee nel 2023: per la Germania il dato si ferma allo 0,2%, per la Francia allo 0,7%. Ultima ma non ultima, la pax dei mercati, da mesi ormai silenti verso l’Italia (lo spread Btp/Bund è sotto i 200 punti base da settimane). Insomma, Roma corre, almeno per quest’anno, poi si vedrà. La domanda è, come si spiega tutto questo? Formiche.net ne ha parlato con Innocenzo Cipolletta, economista con un passato, tra le altre esperienze, al vertice di Assonime.

Prima Fitch, poi l’Europa. Se i numeri non mentono, l’Italia è sulla buona strada. O no?

Direi di sì. Basti pensare che il Documento di economia e finanza stimava una crescita per il 2023 pari all1%, mentre la Commissione europea l’ha portata all’1,2%. Questo significa essenzialmente due cose.

Ovvero?

Primo, il capitale acquisito in questi mesi ed ereditato dallo scorso governo è più forte di quanto si pensasse, l’economia è cresciuta bene nel corso del 2022 e nella prima parte del 2023. Secondo, che non ci si aspetta più una caduta bensì un rallentamento. Le cose sono diverse e sinceramente ora c’è molto più ottimismo. La situazione è migliore, anche la produzione industriale sta mandando segnali incoraggianti.

Certo, a voler cercare il pelo nell’uovo, la Bce potrebbe guastare la festa con i suoi rialzi dei tassi. 

Questa crescita, andata oltre le previsioni, eccita, solletica la stessa Banca centrale ad agire con maggior polso sui tassi. Come a dire, siccome nonostante i tassi la crescita c’è e la recessione non si è verificata, allora possiamo tranquillamente proseguire con le politiche restrittive. Vede, tutto questo è in un certo senso paradossale…

In che senso Cipolletta?

Nel senso che quella che per l’Italia è una buona notizia, e cioè la crescita, è anche cattiva perché invoglierà la Bce a non mollare la presa.

Come spiega che l’Italia oggi cresca più dell’onnipotente Germania?

L’Italia ha perso negli anni attività produttive che non erano competitive, quelle rimaste invece competono eccome. E infatti le esportazioni vanno meglio. Si è ridotta la base produttiva, ma quella che c’è è migliore. Un buon compromesso.

Il governo Meloni, in questa ripresa, che ruolo ha avuto o avrà?

Diciamo questo: ancora contiamo i riflessi del governo Draghi, nessun governo può incidere così profondamente in poco tempo. Però i mercati si fidano, sono tranquilli, fiduciosi perché non si aspettano azzardi morali. Il che è una buona notizia, non le pare?

Il Mes. L’Italia è il solo Paese membro a non aver ratificato il Trattato che lo riforma. Il ministro Giorgetti all’Eurogruppo potrebbe negoziare in questi termini: fuori gli investimenti strategici dal deficit in cambio del sì. Che gliene pare?

Credo che l’Europa dica sempre no a qualsiasi scambio, la Commissione non può dire di accettare una cosa in cambio di un’altra. I negoziati ci saranno ma saranno su due binari diversi e indipendenti. Si tratta sul Mes e si tratta sul deficit, senza collegamenti.

Pochi giorni fa l’assemblea di Leonardo ha sancito la sconfitta della lista, diciamo più italo-centrica, di Assogestioni, su cui ha prevalso quella presentata da alcuni fondi esteri. Come legge la vicenda?

Mi pare una novità positiva, nel senso che gli azionisti sono finalmente più attivi. Finora i soci, soprattutto esteri, avevano una percezione finanziaria dell’investimento: rimanevano finché le cose andavano bene, poi fuggivano. Ora invece mi pare acquisita una certa consapevolezza da parte degli stessi di contare di più e ragionare in ottica di medio-lungo termine. Tutto molto positivo.

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