Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

​Ita-Lufthansa, è fatta. Ora la sfida del mercato

Formalizzato al Tesoro l’accordo per l’ingresso della compagnia tedesca nel capitale dell’ex Alitalia. Per il momento ci si fermerà al 40% ma con la possibilità di salire fino al 90%. Ora spinta a conti e piano industriale. Giorgetti: dopo trent’anni risolta una questione che condizionava il mercato

Ita e Lufthansa, su il sipario. Dopo mesi di tira e molla e di trattative più o meno serrate è nata ufficialmente la compagnia aerea italiana ma a trazione tedesca. Al Ministero dell’Economia è stata infatti apposta la firma di Giancarlo Giorgetti e del ceo di Lufthansa, Carsten Spohr sull’accordo preliminare per l’ingresso del vettore teutonico nel capitale dell’erede di Alitalia. Un’operazione industriale, Giorgetti stesso regista, che prova a scacciare i fantasmi del passato, magari di quell’Alitalia che era diventata negli anni una sorta di idrovora di soldi pubblici.

Si parte ora con un investimento di 320 milioni del gruppo tedesco per l’acquisizione fino al 40% dell’ex compagnia di bandiera attraverso un aumento di capitale riservato. Per l’esborso, tuttavia, si attende il closing dell’operazione, che avverrà dopo il via libera dell’Antitrust europeo, presumibilmente in autunno. La terza è il shareholder agreement, perché dopo il breakeven (atteso a fine 2025) Lufthansa potrà acquisire il resto della compagnia per un importo stimato in circa 500 milioni per il 50% di Ita, lasciando al Tesoro il restante 10%

Prima del citato closing, però, ci sarà un ultimo colpo di coda dello Stato italiano, con un’iniezione di 250 milioni con cui il Tesoro provvederà a rimpinguare la cassa di Ita, che nel primo trimestre ammontava a 402 milioni, con l’ultima tranche degli 1,35 miliardi che hanno avuto l’autorizzazione della Commissione europea. Dopo la firma odierna verrà convocata l’assemblea totalitaria per la nomina del nuovo board.

L’operazione, che vede protagonista uno dei maggiori vettori europei (riacciuffato per i capelli in piena pandemia dal governo tedesco con un salvataggio pilotato da 9 miliardi di euro), segna indubbiamente una svolta per per la compagnia ma anche per la stessa industria dei trasporti italiana. Primo, si proverà finalmente a dare un calcio al passato e ai suoi disastri, affidando Ita (di cui momentaneamente il Mef tratterrà una quota del 60%) a un partner di peso e dalle spalle sufficientemente grosse.

Secondo, il Tesoro si alleggerirà di un carico non certo leggero, consegnando un pezzo di un asset tutt’oggi pregiato al mercato, liberandosi in ultima istanza, terzo aspetto, da tentazioni nazionaliste applicate all’industria e dallo spettro di strampalate operazioni industriali. Tre buoni motivi, insomma, per scorgere tra le pieghe del deal un valore aggiunto.

“La strategia di Ita Airways è di affermarsi come protagonista tra i full service carrier nei tre settori intercontinentale, internazionale e domestico, con un’attenzione particolare al traffico di lungo raggio”, hanno spiegato dal Mef. Questo riposizionamento strategico permetterà inoltre di alimentare al meglio il traffico dell’hub di Roma Fiumicino, che andrà così a inserirsi con un ruolo centrale nel modello multi-hub del gruppo Lufthansa. Ita continuerà ad essere la compagnia di riferimento del Paese e a rappresentare orgogliosamente l’Italia in tutto il mondo, garantendo collegamenti all’interno del Paese e con il resto del mondo, a supporto dello sviluppo dei flussi turistici e di business.

Giorgetti ha dato la cifra dell’operazione. “Oggi si chiude un percorso che ha contraddistinto la storia della compagnia di bandiera nazionale con la prospettiva di integrazione con un importante vettore europeo. Con questo governo si scioglie oggi un nodo che da trent’anni condiziona il mercato del trasporto aereo in Italia. Siamo convinti che questa decisione permetterà al mercato aereo di svilupparsi nell’interesse dell’Italia”.

Certo, il futuro è tutto da scrivere. C’è da tornare competitivi sul medio e lungo raggio (nel piano industriale c’è una flotta da 100 velivoli e il rilancio di Linate, oltre all’irrobustimento di alcune tratte strategiche), da battere la concorrenza spietata delle low cost e da vincere la sfida dell’inflazione, a cominciare dal carburante e dalla componentistica. Il piano industriale sembra all’altezza. Nella flotta Ita sei aerei di nuova generazione sono già operativi, a fine anno ne arriveranno altri 23 e la flotta sarà composta da 93 aerei per arrivare alla fine del piano industriale a quota 101. Nel network un ruolo importante è affidato all’aeroporto di Fiumicino, ponte per il Nord Africa e il Sud America, qui verranno rafforzati i collegamenti per il Nord America e l’Asia attraverso accordi di code sharing con Lufthansa.

Agli attuali vertici di Ita, il presidente Antonio Turicchi e il ceo Fabio Lazzerini spetterà di rispondere a dovere alla competizione globale. I conti sembrano essere dalla loro. I quali raccontano una realtà meno negativa di quanto si creda. Togliendo per un momento dalla testa la perdita di 486 milioni del 2022, i numeri di questi mesi si possono leggere in una giusta angolatura. Per esempio, i ricavi passeggeri sono stati nel primo trimestre dell’anno in corso pari a 345 milioni di euro, in crescita dell’1,5% rispetto al target iniziale. E ancora, i margini, ovvero l’Ebidta che dà la cifra della redditività dell’azienda, sono risultati migliori del 14% rispetto al budget.

×

Iscriviti alla newsletter