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Crescita e Pnrr. Il capitale che Meloni non deve sprecare. Parla Morando

Intervista all’ex viceministro dell’Economia. L’aumento del debito non mi preoccupa, perché è figlio delle misure di contrasto a pandemia e inflazione. Ma nel lungo termine bisognerà saper sfruttare l’attuale slancio del Pil e soprattutto gli investimenti previsti dal Piano di ripresa e resilienza. Su Mes e Patto di stabilità il governo sta tirando troppo la corda​

L’Italia corre, macina Pil, nell’attesa di sbrogliare la matassa sul Mes e di portare a casa nuove e preziose tranche di Pnrr. Solo poche settimane, il governo di Giorgia Meloni incassava un raffica di previsioni al rialzo, circa l’economia tricolore. Ora, al coro, si è unita anche Bankitalia, la quale si è spinta se possibile ancora oltre. Via Nazionale ha infatti rivisto nettamente in positivo la previsione di crescita economica della Penisola di quest’anno, all’1,3%, il doppio rispetto allo 0,6% stimato solo a gennaio.  All’opposto Bankitalia ha ritoccato al ribasso le attese sul successivo biennio, al più 1% sul 2024 e al più 1,1% sul 2025, laddove sei mesi fa prevedeva il più 1,2% di crescita per ognuno di questi due anni.

Attenzione però, perché da Bankitalia non arrivano solo mazzi di rose. Poche ore prima che venissero diffuse le stime sul Pil, Palazzo Koch aggiornava il contatore del debito pubblico, aumentato ad aprile di 21,8 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.811,6 miliardi. E allora, se da una parte l’Italia cresce oltre le attese, dall’altra non dovrebbe dimenticare il suo vero, grande, problema. Specialmente quando la Germania chiede in sede europea una riduzione del debito dell’1% annuo. Come sfruttare il capitale del Pil per cominciare a ridurre il debito? Formiche.net ne ha parlato con Enrico Morando, economista e già viceministro dell’Economia.

NIENTE ALLARMI SUL DEBITO

“Facciamo una premessa. La traiettoria del debito non sta crescendo in modo così preoccupante, perché siamo in una fase in cui in termini contabili scontiamo gli effetti degli interventi pandemici e post pandemici. Questo per dire che l’andamento del debito, in rapporto al Pil, non è così allarmante”, spiega Morando. “Bisogna dire che nel conto del debito vanno messe anche le misure di contrasto all’inflazione. Il debito è insomma in fase di stabilizzazione ma dopo essere stato gonfiato per i motivi di cui sopra. Non mi preoccuperei troppo di questa fase, semmai della prospettiva. E lì, tutto o quasi si giocherà sulla capacità di sfruttare il Pnrr”.

IL FATTORE PNRR

E qui Morando arriva al punto. E cioè sfruttare il capitale accumulato finora sotto forma di crescita e lo stesso Pnrr per ridurre il debito. “Le risorse europee, sarebbe bene ricordarsene, ci permetteranno di fare degli investimenti senza fare nuovo indebitamento, almeno in parte. E secondo le regole stesse del Recovery Plan, tali investimenti hanno bisogno di essere accompagnati da riforme. Insomma, abbiamo un’occasione straordinaria davanti a noi, quella di agire sulla crescita, senza fare nuovo deficit e affrontando in questo modo il nodo del debito da qui in avanti. Questo è il primo aspetto di cui dobbiamo preoccuparci”.

L’ex viceministro in quota dem, allarga poi il discorso alle mancate riforme. “Ho l’impressione che le riforme si siano fermate. Siamo nel mese in cui dovremmo presentare la nuova legge sulla concorrenza e sui balneari abbiamo deciso di prorogare le concessioni. E sulla salute, dove sta la nuova convenzione con i medici generali? Ecco, questi sono dei buchi, inutile girarci intorno”.

IL REBUS DEL PATTO 

Certo, se l’Italia si assicurasse un maggior sostegno da parte dell’Europa, tutto sarebbe più facile. E qui il discorso cade sulla riforma del Patto di stabilità, che Bruxelles vuole portare a termine entro la fine dell’anno. “La Commissione europea ha presentato una proposta molto innovativa, che tiene conto delle economie di ogni singolo Paese e per questo interessante per l’Italia. Tuttavia qui da noi non se ne parla molto, mentre la Germania insieme ad altri Paesi ha addirittura firmato un documento in cui chiedono la riduzione del debito dell’1% all’anno. Per l’Italia ci vorrebbe maggior protagonismo. E non aiuta, mentre dovemmo convergere sulla riforma del Patto, l’atteggiamento intransigente sul Mes”.

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