Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Con la morte di Berlusconi nulla sarà più uguale. L’analisi di Sisci

La morte di Berlusconi e gli scontri che potrebbero accendersi nei prossimi giorni o settimane sarebbero una miccia pericolosissima per il governo. Già adesso Meloni dovrebbe cominciare a ricucire tutte le sfilacciature estere e imprimere un senso forte all’economia. Dovrebbe farsi aiutare da chiunque e darsi una nuova prospettiva in Europa al di là delle questioni ucraine. Ciò significherebbe anche riorientarsi in Italia. L’analisi di Francesco Sisci

Con la morte di Silvio Berlusconi, l’uomo che per due decenni ha dominato o condizionato la politica italiana, nulla sarà più uguale nel Paese e nel concreto degli equilibri della maggioranza.

Anche se il suo partito, Forza Italia, è il più piccolo della coalizione, i suoi giornali e reti TV sono l’ossatura ideologica e di comunicazione che regge il governo. L’eredità del partito, dei media è incerta con vari gruppi che cercheranno di contendersene una parte già a cominciare dalle prossime ore.

Un vuoto di potere è oggi l’ultima cosa di cui il governo e il Paese ha bisogno perché tutto si muove su un terreno molto fragile.

La produzione industriale è crollata per il quarto mese successivo facendo registrare un meno 7,2% su base annua. Per trovare risultati peggiori bisogna andare ai tempi del lockdown per il Covid nel 2020.

Inoltre negli ultimi nove mesi le banche hanno aumentato i tassi di interesse e questo sta costando 11 miliardi in più alle imprese e due in più alle famiglie.

Poi il fatto che l’Italia insista a non volere firmare il Meccanismo europeo di stabilità (Mes) sta creando malumori.
Il Mes fa parte della strategia dell’Unione europea intesa a garantire la stabilità finanziaria nella zona euro. Fornisce assistenza finanziaria ai paesi della zona euro che rischiano di dover affrontare difficoltà finanziarie. Non firmando Roma sta infatti bloccando il Mes per tutti. Se l’Italia non vuole usarlo che firmi e non lo usi, dicono molti da Bruxelles.

Ciò arriva con incrinature nel rapporto, per un periodo molto buono, tra Popolari europei, e in particolare i tedeschi della Cdu, e Fratelli d’Italia. Il punto dolente è chi sostenere in Polonia nelle elezioni d’autunno.

La Cdu a Varsavia appoggia a coalizione civica europeista, i conservatori moderati guidata dall’ex presidente del Consiglio europeo Donald Tusk. I sondaggi danno però in testa il governo in carica guidato dal partito Diritto e Giustizia (Pis).

A solo pochi mesi dal voto forse è difficile pensare a ribaltoni in Polonia, ma rimane importante per i popolari tedeschi ed europei limitare la deriva della destra radicale, divisiva per l’Europa su più fronti.

Infatti il Pis incoraggia indirettamente la destra radicale in Germania, Francia, Spagna o Ungheria che poi a sua volta ha posizioni molto diverse dove conta davvero, in politica estera.

Il Pis è bellicosamente anti russo mentre la destra di Orban in Ungheria è filo russa, come è stata filo russa fino a ieri la destra francese di Marine Le Pen.

Per la Cdu l’argine a destra è più importante che un argine a sinistra, con i socialdemocratici, con cui collaborano da decenni per esempio.

Fratelli d’Italia del premier Giorgia Meloni sembra molto sciolta ad aggirarsi nel ginepraio popolar-conservatore europeo, rispetto ai tedeschi che peraltro finora l’hanno tutelata in Europa.

In questo contesto c’è poi il nodo non sciolto della rata del Pnrr in scadenza il 30 giugno. A pochi giorni dal pagamento non è ancora chiaro cosa succederà. Pare ci sarà un accomodamento, ma ciò non risolverà il problema radicale dell’applicazione del Piano e il prossimo arrivo di fondi.

Né si intravedono soluzioni veloci alle preoccupazioni, giuste o esagerate che siano, sollevate dalla Corte dei Conti e dalle minacce, presunte o reali, delle varie procure sulla messa in cantiere delle opere del Pnrr.

Ciascuno di questi ostacoli avrebbe la forza di smontare un governo, tutti insieme lasciano un’ombra fosca.
Non è chiaro quale sia il calcolo politico del premier Meloni, se, come raccontano tanti commentatori, lei puntasse a presentarsi con un programma di destra marcato per le elezioni Europee del 2024.

Per questo evidentemente contava sulla mancanza di ostacoli. In effetti, al primo sguardo non aveva rischi.

L’opposizione Pd guidata da Elly Schlein non riesce a parlare su alcuno di questi temi. In tre mesi sembra ancora cercare una bussola. Nessun rischio da quel fronte.

Il centro, già debolissimo, si è spaccato tra Matteo Renzi e Carlo Calenda che non riescono a fare squadra. Il M5S di Giuseppe Conte si è nei fatti trasformato in una terza gamba esterna alla maggioranza che arginerebbe eventuali bizzarrie della Lega di Matteo Salvini. Quindi, in teoria, nulla minacciava la stabilità del governo che avrebbe marciato sicuro verso le europee dell’anno prossimo.

Il problema però rimangono i tassi su un debito pari al 150% del Pil. Così con un’economia che comincia a essere in affanno, gli interessi bancari in aumento per l’inflazione, frizioni sul fronte internazionale, allora improvvisi dubbi sulle prospettive italiane potrebbero fare schizzare lo spread rispetto ai buoni del tesoro tedesco.

La morte di Berlusconi, e gli scontri che potrebbero accendersi nei prossimi giorni o settimane sarebbero una miccia pericolosissima. L’orizzonte è molto confuso.

A luglio la Wall street è chiusa, e le Borse europee sono aperte. Ad agosto è il contrario. In questo periodo le contrattazioni sono sottili e quindi spostamenti minimi in alto o in basso potrebbero fare impennare il mercato.
Il premier dovrebbe cominciare a ricucire tutte le sfilacciature estere e imprimere un senso forte all’economia e al paese nei prossimi giorni per stabilizzare la situazione. Dovrebbe farsi aiutare da chiunque e darsi una nuova prospettiva in Europa al di là delle questioni Ucraine. Ciò significherebbe anche riorientarsi in Italia.

×

Iscriviti alla newsletter