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Vaticano e controffensiva, la pace perduta e riconquistata

Dal tentativo della missione vaticana del cardinale Zuppi in Ucraina alle prospettive di un capovolgimento di fronte e della sconfitta della Russia. Nelle ultime ore le speranze di pace più che sull’avvio di trattative sono riposte sugli esiti dell’avanzata ucraina che si registra sui fronti di guerra. L’analisi di Gianfranco D’Anna

A Kyiv neanche l’eco della pace rimbomba nella valle insanguinata della guerra di Putin. Apostolo di una concordia umana ormai pressoché disconosciuta dalle atrocità quotidiane di un conflitto che in soli 16 mesi ha fatto, in proporzione, più vittime delle battaglie più bestiali della prima e della seconda guerra mondiale, Verdun e Stalingrado, il cardinale Matteo Zuppi resiste con la forza della fede e della speranza nella tempesta di sabbia del deserto infuocato del conflitto che infuria in Ucraina.

Più che dalle oggettive riserve mentali del presidente Zelensky e dell’intellighenzia cattolica e ortodossa di Kyiv, che hanno letteralmente lanciato i loro cuori e le loro preghiere oltre l’esito della controffensiva in atto, è il muro di silenzio del Cremlino, un cupo silenzio che sa di patibolo e d’angoscia, a impedire ogni pur infinitesimale confronto fra l’inviato di papa Francesco e Vladimir Putin.

Evidente il timore del presidente russo di apparire più in difficoltà di quanto in effetti non sia sul fronte militare ricevendo a Mosca per parlare di pace l’esponente più carismatico del Vaticano, indicato come l’erede e successore del Pontefice regnante.

In attesa di un miracolo che possa trasformare in riscontri concreti i gesti d’umanità e di riflessione con lo sguardo rivolto ala capitale russa, il cardinale Zuppi rientra a Roma per delineare a Bergoglio la complessità del groviglio esistenziale e sociale della situazione ucraina, incentrata esclusivamente sull’alternativa fra la vita e la morte.

Come ripeteva papa Giovanni Paolo II, “la pace richiede quattro condizioni essenziali: verità, giustizia, amore e libertà” tutte condizioni da ricercare a Mosca, hanno significativamente detto i cattolici e gli ortodossi ucraini a Zuppi, che confidava almeno di poter imbastire un corridoio umanitario per il ritorno in patria dei bambini ai genitori nei territori occupati e dati in adozione a famiglie russe.

Nessuno, fra Washington e l’Europa, si nasconde che l’invasione russa dell’Ucraina ha determinato una tale escalation bellica ed un’infinità di atrocità, vittime e devastazioni che più che in salita il mandato di Zuppi era in partenza paragonabile ai salti acrobatici dei salmoni che tentano e ritentano di risalire le cascate dei fiumi.

Anche se probabilmente fuori tempo massimo, rispetto alle fasi iniziali del conflitto, secondo le valutazioni degli ambienti diplomatici internazionali, il tentativo della Santa Sede di avviare negoziati e trattative di pace é comunque destinato a proseguire per altre vive e in altre forme, fra la consapevolezza della provvidenza e la caparbietà gesuitica che caratterizzano papa Francesco.

In attesa soprattutto della nuova fase del conflitto determinata dalla crescente controffensiva lanciata dall’esercito ucraino. Per ostacolare la quale i russi sul fronte di Kerson hanno fatto saltare in aria la diga Nova Kakhovka sul fiume Dnepr, il bacino idroelettrico strategicamente più importante del sud dell’Ucraina, esteso pressappoco come il lago di Garda. “Un tentativo di eco genocidio” l’ha definito Zelensky. I rilevamenti satellitari evidenziano la progressione dell’avanzata delle 12 brigate ucraine protagoniste della controffensiva lungo un fronte di circa 900 km, in particolare a Novodonetske, tra Velyka Novosilka e Vuhledar, ed a Berkhivka a nord di Bakhmut.

In questa fase prima di impegnare le unità più forti viene sondata la reazione nemica, alla ricerca dei punti più vulnerabili. La strategia di Kiev, afferma l’intelligence britannica, è quella di costringere la Russia a difendere un certo numero di aree contemporaneamente, dividendo le sue forze. Mosca non è infatti in grado di difendere allo stesso modo l’intera lunghezza del fronte. L’avanzata potrebbe tuttavia essere un diversivo, perché gli attacchi della guerriglia scatenata dai partigiani russi anti Putin nell’oblast di di Belgorod, lasciano pensare che la direttrice principale della controffensiva possa essere l’oblast della città di Charkiv, nella regione storica della Sloboda, in modo da accerchiare l’armata russa.

Da quel che mostrano le immagini dei satelliti e dei droni si tratta di una controffensiva di manovra che ricorda più la seconda guerra mondiale piuttosto che il cupo bombardamento delle artiglierie sulle trincee.

Nonostante il riserbo del Pentagono, a Washington c’è ottimismo. Dalla Casa Bianca il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, ha detto al New York Times che non andrà oltre la dichiarazione fatta dai funzionari ucraini che confermano il progredire dell’avanzata. “Quello di cui posso parlare è quanto duramente abbiamo lavorato per prepararli ad essere pronti”, ha detto Kirby. Che ha aggiunto: “Il presidente Biden è fiducioso che abbiamo fatto tutto il possibile negli ultimi mesi per assicurarci che avessero le capacità per avere successo”.

Mai come in questi giorni il miraggio della pace in Ucraina è stato in bilico sulla prospettiva di successo di Kyiv.

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