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Biotecnologie, cosa si è detto al primo bilaterale Italia-Usa alla Farnesina

La conferenza “Italia-Usa: cooperazione internazionale sulle biotecnologie emergenti e le scienze della vita” ha riunito allo stesso tavolo politica e industria per rafforzare il sostegno italiano all’internazionalizzazione delle filiere industriali in settori strategici come il biotech. Il commento di alcuni dei partecipanti

Si è tenuto ieri al ministero degli Esteri il primo incontro bilaterale fra Italia e Stati Uniti sul comparto biotech e life science, per rafforzare ulteriormente il dialogo fra i due partner su un comparto strategico non solo per l’economia, ma anche per la sicurezza nazionale. La conferenza, che ha visto la partecipazione del padrone di casa Antonio Tajani, ma anche della ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e del ministro della Salute Orazio Schillaci, ha raccolto allo stesso tavolo relatori istituzionali e del mondo dell’industria sia italiani che statunitensi. La conferenza, che è tra l’altro parte di un percorso di avvicinamento alla partecipazione italiana alla JPMorgan healthcare week di gennaio a San Francisco, ha ospitato fra gli altri anche il neo ambasciatore Usa a Roma Jack Markell, che ha posto l’accento sul ruolo della collaborazione tra i due Paesi: “Le soluzioni alle sfide che abbiamo di fronte non possono venire da un solo Paese”.

PARACCHI (GENENTA): COLLABORAZIONE FONDAMENTALE

Punto su cui hanno convenuto tutti i relatori. “La collaborazione moltiplica l’accelerazione anche in termini di tempo”, ha dichiarato a Formiche.net Pierluigi Paracchi, ceo di Genenta e membro di Federichimica-Assobiotec. “E il tempo è fondamentale quando si parla di vaccini o di terapie per curare malattie autoimmuni o il cancro”, ha aggiunto, riferendosi ai ritardi registrati in Italia per accedere ai fondi stanziati per il comparto. “Il fatto che un terapia che può essere sviluppata parta con due anni di ritardo nel campo dell’oncologia fa la differenza, perché il paziente che potrebbe essere salvato potrebbe non esserci più”, ha sottolineato Paracchi. Ma se riuscissimo a generare “lo stesso effort che c’è stato durante la pandemia nell’oncologia”, ha aggiunto “abbatteremmo di molto i tempi per arrivare a nuove terapie”. “L’unico merito della pandemia è stato portare all’attenzione il ruolo cruciale della collaborazione, soprattutto fra Paesi, che ha fatto sì che in pochi mesi si trovasse un vaccino”, ha concluso.

COOPERAZIONE PUBBLICO-PRIVATO

Ma non è solo la collaborazione fra Paesi a fare la differenza. “La forza competitiva di un Paese si misura nella forza della collaborazione tra il pubblico e il privato”, ha sottolineato il presidente di Farmindustria Marcello Cattani in occasione del convegno. A fargli eco, Gianmario Verona, presidente dello Human Technopole, secondo cui “l’innovazione nel nuovo millennio è figlia della cultura collaborativa. Collaborazione interdipartimentale, ma anche fra università e tra i singoli Paesi”. Stesse parole proposte pochi minuti prima dal direttore dell’Arpa-H Renee Wegrzyn, secondo cui “la cooperazione tra tutti gli operatori coinvolti è cruciale”. “Solo così – ha spiegato Wegrzyn – possiamo accelerare la ricerca e l’identificazione delle soluzioni terapeutiche e condividerle in tempi più rapidi, incoraggiando i partner pubblici negli investimenti in questo settore”.

PORTA (ENEA TECH AND BIOMEDICAL): BIOTECH SETTORE PORTANTE PER L’ECONOMIA

Ma se Arpa-H rappresenta un esempio virtuoso negli Stati Uniti, la fondazione Enea tech and biomedical può rappresentarlo per l’Italia, come ha suggerito Paracchi: “In Italia non siamo cosi indietro: la nostra Enea tech and biomedical nasce addirittura prima di Arpa-H, solo che come tutte le cose italiane ci siamo impaludati e non siamo riusciti a metterla a terra. Ma ci auguriamo che quel miliardo del budget di Enea tech and biomedical diventi presto operativo”, ha auspicato il ceo di Genenta. Ed è proprio la general manager di fondazione Enea tech and biomedical Maria Cristina Porta a confermare ai microfoni di Formiche.net quanto sia importante investire nel biotecnologico: “Si tratta di un settore portante per la nostra economia. Ha un piccolo volume nel Pil, ma a livello di esportazioni è fortissimo ed è pervasivo, perché può portare a risultati positivi in qualsiasi settore e non solo sul medicale in senso stretto”, ha spiegato.

USA-ITALIA: VALORI E PRINCIPI CONDIVISI

Ma non sarà solo l’Italia a trarre vantaggio dalla collaborazione con Washington, stando alle parole di Joseph Buccina, policy and research director della US National security commission on emerging biotechnology. “Il biomanafacturing – ha detto – potrebbe diventare la piattaforma di produzione più importante del XXI secolo e vogliamo rafforzare il ruolo della bio-economia in modo da essere pronti quando diventerà un argomento importante per la sicurezza. Ma per farlo abbiamo bisogno di alleati come l’Italia con cui condividiamo principi e valori”. Certo della collaborazione strategica fra Roma e Washington è anche Fabrizio Greco, presidente di Federchimica-Assobiotec. Intervistato da Formiche.net, ha ricordato l’importanza della collaborazione con gli Usa, “leader mondiali nel settore”, con cui la “collaborazione scientifica, tecnologica e imprenditoriale è fondamentale”. E che ha ripreso le parole del ministro Tajani, sottolineando l’importanza di collaborare con l’Europa e gli Usa “perché sono le due entità con cui possiamo lavorare in quanto condividiamo gli stessi principi”.

IL SUPPORTO DELL’ICE

A confermare la vivacità degli scambi commerciali con gli Stati Uniti, il direttore generale dell’Ice Lorenzo Galanti. “La nostra esportazione di dispositivi medici verso gli Usa è aumentata di oltre il 24% e abbiamo invece diminuito del 5% le importazioni dalla Cina”, ha detto, sottolineando “gli interessi geopolitici in gioco”. Per sostenere gli investimenti, ha riportato Galanti “l’Ice ha un sistema di 23 Desk di attrazione investimenti diretti esteri, di cui due sono negli Usa, uno New York e l’altro San Francisco, dove opera un centro di nuova generazione che si chiama Innovit, che offre una serie di servizi alle start-up italiane per poter familiarizzare con l’ecosistema americano”, ha spiegato.

CERTEZZA DELLE NORME, BREVETTI E PROPRIETA INTELLETTUALE

Ma per cogliere appieno il valore del comparto delle biotecnologie ci sono ancora passi importanti da compiere. “Armonizzazione regolatoria e facilitazione dello sviluppo” sono fra questi, secondo Luigi Naldini, direttore del San Raffaele Telethon Institute for gene therapy. E di certezza regolatoria hanno parlato quasi tutti gli interlocutori, certi che in assenza di questa difficilmente si riescano ad attrarre gli investimenti auspicati. “Chi fa un investimento vuole sapere che questo si poggia su una base normativa solida” ha spiegato Greco a formiche.net, secondo cui “per fare norme che durino nel tempo bisogna valutare in maniera strategica il settore in cui si agisce”.

E a proposito di norme, si è parlato anche di proprietà intellettuale e brevetti. “Per rendere il nostro Paese ancora più forte bisogna difendere la proprietà intellettuale come sta facendo questo governo”, ha detto Cattani. “In Europa c’è stato un attacco in tal senso, ma se non tuteliamo la proprietà intellettuale come negli Usa ci troveremo schiacciati”, ha aggiunto. Della stessa opinione il vice presidente di Confindustria con delega R&D Francesco De Santis, secondo cui “senza tutele difficilmente potremo attrarre investimenti e innovatori”. “In termini di competitività dobbiamo considerare che parliamo di aree sottoposte a brevetto – ha aggiunto Greco – dove o arrivi primo o non competi. Parliamo di un settore dove si sta investendo molto, ma dobbiamo fluidificare il percorso affinché gli investimenti arrivino anche nel nostro Paese. “Oggi il 20% dei nostri investimenti cade nel settore della vita perché le biotecnologie hanno dimostrato di curare delle malattie incurabili”, ha confermato Claudia Pingue, a capo del Technology Transfer fund di CDP Venture capital. “E il biotech – ha aggiunto – è uno dei settori su cui l’Italia può giocare un ruolo determinante”.

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