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Come superare le criticità del cambiamento climatico. Scrive Marco Casini

Di Marco Casini

Cresce sempre più la necessità di politiche e programmi condivisi da parte di governi, istituzioni e aziende per combattere il cambiamento climatico e accelerare il cammino verso la transizione ecologica. Il commento di Marco Casini, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale

La temperatura del pianeta sta salendo più rapidamente di quanto fatto in passato e a livelli mai visti negli ultimi 125.000 anni. L’anno 2023 è stato il più caldo mai registrato dal 1880, da quando sono iniziate le misurazioni ufficiali a livello internazionale. Quando fu firmato l’Accordo di Parigi, nel dicembre 2015, si prevedeva che il mondo avrebbe raggiunto la soglia di 1,5°C entro marzo 2045. Oggi, ad otto anni dalla sua firma, con una temperatura che ha raggiunto nel 2023 +1,48°C rispetto all’epoca preindustriale, si stima di superare tale soglia entro febbraio 2034, ben 11 anni prima.

L’innalzamento della temperatura riguarda anche le superfici degli oceani, un valore che nel 2023 ha raggiunto i 20,96°C ad agosto. Acque marine sempre più calde non solo mettono a rischio la biodiversità, ma riducono fortemente le capacità di assorbimento e rimozione dell’anidride carbonica dell’atmosfera, alimentando una spirale negativa. La crescente temperatura degli oceani e lo scioglimento accelerato dei ghiacci stanno inoltre determinando un rapido innalzamento del livello dei mari, con conseguenze dirette sulla vulnerabilità delle aree costiere e sulla disponibilità delle risorse idriche.

Come conseguenza di questi cambiamenti, nel 2023 le condizioni meteorologiche estreme hanno avuto impatti devastanti su scala globale. Le emissioni di gas serra sono il motore di questo cambiamento climatico e, nonostante gli impegni verso la loro riduzione, continuano ad aumentare (dell’1,2% dal 2021 al 2022) e nel 2023 la concentrazione di anidride carbonica in atmosfera ha raggiunto il valore record di 419 ppm.

Le energie rinnovabili rappresentano una luce in fondo al tunnel, ma non sono ancora sufficientemente sfruttate. Sebbene la capacità di produzione da rinnovabili sia cresciuta del 115% negli ultimi dieci anni, solo il 25% del fabbisogno energetico è attualmente coperto da queste fonti. Uno scenario che sottolinea la necessità di politiche e programmi ancora più condivisi da parte di governi, istituzioni e industrie per accelerare il cammino verso una transizione energetica completa e sostenibile. Stante gli attuali livelli delle emissioni, si stima per la fine del secolo un innalzamento delle temperature di 2,5-2,9°C superiori ai valori preindustriali, ben al di sopra dell’obiettivo dei 1,5-2°C.

Di fronte alla crescente preoccupazione, la Cop28 di Dubai del dicembre 2023 si è conclusa con un accordo storico che ha riconosciuto per la prima volta la necessità di abbandonare i combustibili fossili, seppur in modo “giusto, ordinato ed equo ed in linea con la scienza”. In particolare, nella sua Dichiarazione finale la Cop28 ha riconosciuto che limitare il riscaldamento a 1,5°C richiede riduzioni delle emissioni globali di gas serra pari al 43% entro il 2030 e al 60% entro il 2035 rispetto al livello del 2019, fino all’azzeramento delle emissioni nette di carbonio entro il 2050.

La Dichiarazione invita le parti a triplicare la capacità di energia rinnovabile a livello globale, a raddoppiare il tasso medio annuo di miglioramenti dell’efficienza energetica entro il 2030, e ad abbandonare i combustibili fossili utilizzando combustibili a zero e a basse emissioni di carbonio.

Il raggiungimento dell’obiettivo net-zero carbon richiede certamente un cambiamento radicale degli attuali modelli di produzione e consumo da portare avanti a tutti i livelli da tutti i soggetti coinvolti. Non esistono soluzioni singole o semplici per mettere il mondo su un percorso sostenibile in grado di azzerare le emissioni nette di carbonio. Sarà necessario adoperare una vasta gamma di tecnologie diverse tra loro, operanti in tutti i settori dell’economia in varie combinazioni e applicazioni. Tra le tecnologie che dovrebbero essere implementate già da domani, rientrano certamente anche gli impianti in grado di rimuovere la CO2 dall’atmosfera. Nella nostra atmosfera, infatti, ci sono oltre duemila miliardi di tonnellate di anidride carbonica emesse dalla rivoluzione industriale a oggi. Per quanto noi possiamo ridurre le emissioni migliorando l’efficienza dei sistemi, il loro livello continuerà comunque a salire quando, al contrario, abbiamo l’assoluta necessità di portare la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera a livelli più vicini a quelli dell’epoca preindustriale (270 ppm). La situazione attuale richiede un cambio di paradigma, aggiungendo agli impegni verso la prevenzione quelli verso l’adattamento ad un clima che è ormai cambiato e che cambierà ancora nei prossimi anni con conseguenze sempre più gravi ed evidenti. È essenziale, pertanto, investire da subito in progetti in grado di ridurre la vulnerabilità delle comunità e proteggere gli ecosistemi naturali, inclusi sistemi di Early warnings. Solo attraverso un approccio integrato e sostenibile possiamo sperare di mitigare gli impatti sempre più gravi della crisi climatica.

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