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Perché sull’Africa la visione del G7 deve andare oltre la questione energetica

Sebbene il settore energetico rappresenti un elemento fondamentale, che va senz’altro consolidato e potenziato, una strategia nazionale di interesse continentale deve essere strutturata in modo ben più ampio e coraggioso, definendo obiettivi di lungo periodo che possano caratterizzare un ruolo dell’Italia più esteso e radicato. L’analisi di Nicola Pedde, direttore dell’Institute for global studies e professore di Geopolitica dell’energia

La rilevanza del continente africano per l’Italia e la sua centralità nell’ambito della presidenza di Roma del G7 nel 2024 è stata anticipata dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell’ambito del discorso che ha tenuto a New York lo scorso settembre in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

In tale occasione, Giorgia Meloni ha dichiarato come l’impegno strategico per un partenariato con le nazioni africane sarebbe stato al centro dell’agenda dei lavori del G7 nel 2024, con l’obiettivo di “stabilire rapporti paritari e favorire la crescita del continente”, discutendone poi con numerosi capi di Stato nell’ambito di incontri bilaterali a margine dell’incontro.

Anticipando i temi della conferenza Italia-Africa, che si terrà a Roma ai primi del 2024, il presidente del Consiglio ha indicato quali saranno i principali ambiti di interesse oggetto dell’incontro, ponendo un particolare accento sulla necessità di incrementare la sicurezza alimentare, sviluppare partenariati nel settore energetico, contrastare l’azione delle organizzazioni criminali nell’ambito della gestione dei flussi migratori, ma anche e soprattutto favorire lo sviluppo economico attraverso la “pianificazione e la realizzazione congiunta di iniziative in settori strategici, quali appunto quello energetico e quello infrastrutturale”.

Nel merito di quest’ultimo punto è stata attribuita molta importanza alla definizione delle condizioni di accesso all’assistenza e al credito finanziario internazionale, che costituisce la chiave per trasformare in realtà le numerose iniziative proposte per avviare il processo di cooperazione con il continente africano. Un impegno di ampia portata, che l’Italia intende concettualizzare più nello specifico nell’annunciato Piano Mattei, ormai definito sul piano della logistica di gestione governativa, e che adesso dev’essere definito sul piano delle strategie di lungo periodo.

La presidenza italiana del G7 si presenta come un’occasione estremamente interessante entro la quale inserire la nuova agenda africana dell’Italia che, tuttavia, adesso bisogna strutturare in modo più concreto nei suoi termini generali. Sebbene il settore energetico rappresenti un elemento fondamentale, che va senz’altro consolidato e potenziato, una strategia nazionale di interesse continentale deve essere strutturata in modo ben più ampio e coraggioso, definendo obiettivi di lungo periodo che possano caratterizzare un ruolo dell’Italia più esteso e radicato.

La centralità di una dimensione politica dell’interesse italiano deve costituire il punto di partenza della proiezione continentale in Africa, in modo non subordinato ma apicale rispetto alle questioni economiche. Per quanto l’economia sia e sempre più sarà il motore della capacità di interagire con i partner africani, un piano generale di interesse nazionale va costruito su una visione politica d’insieme, entro la quale ricondurre gli interessi economici ma anche quelli diplomatici, securitari e, soprattutto, quelli degli ormai lungamente trascurati obiettivi connessi alla proiezione del soft power italiano.

Il piano italiano per l’Africa, in sintesi, dovrebbe essere disegnato e gestito politicamente in modo strategico, attraverso l’analisi di tutta la gamma di interessi che il Paese intende perseguire nel continente, coordinandoli in modo gerarchico attraverso la cabina di regia già costituita presso Palazzo Chigi, impedendo che uno o più settori primari del progetto possano di fatto assumere nel tempo la leadership di sviluppo.

Bene una visione energetica del piano, quindi, ma il rischio di attribuire a questa un ruolo centrale rischia di vanificare nel medio periodo quella dimensione globale che è invece fondamentale per assicurare al Paese, e al suo piano, la possibilità di una proiezione nel tempo e di conseguire altri obiettivi, non certo secondari.

La visione che deve emergere nell’ambito della guida italiana del G7, in tal modo, dovrebbe porre l’accento soprattutto sullo sviluppo di una nuova relazione di carattere politico e culturale con l’Africa, ormai chiaramente attesa nel continente e capace di superare proprio quella dimensione guidata dalla sola economia che, al contrario, ha generato una diffusa percezione di ostilità che si è poi rivelata centrale nell’apertura invece al consesso dei Brics.

Una straordinaria opportunità per l’Italia, che dispone innegabilmente di quella capacità di dialogo che potrebbe alterare l’attuale paradigma di criticità nelle relazioni Europa-Africa, plasmandolo tuttavia attraverso una primazia della visione politica.

(Articolo pubblicato sulla rivista Formiche 198)

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