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Per la prima volta la Fao (a Roma) festeggia il capodanno cinese

Per la prima volta l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura guidata da Qu Dongyu, ex viceministro a Pechino, celebra la Festa della primavera. Un’occasione per rilanciare la riforma dell’agenzia

La Fao festeggia il capodanno cinese. Oggi pomeriggio un evento riservato a diplomatici e alti funzionari all’ottavo piano dell’edifico su viale delle Terme di Caracalla. Venerdì prossimo una giornata festiva per tutti i dipendenti dell’organizzazione guidata dal cinese Qu Dongyu.

È la prima volta che l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, che ha sede a Roma, celebra la Festa della primavera. Avviene dopo che il 22 dicembre scorso, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato all’unanimità una risoluzione rendendo la Festa di primavera (capodanno del calendario lunare) come una festività delle Nazioni Unite. La risoluzione prevede la possibilità di una giornata in più di ferie per i dipendenti delle varie agenzie. Palla colta al balzo da Qu, biologo ed ex viceministro cinese dell’Agricoltura, che guida la Fao dall’agosto 2019 e che l’estate scorsa ha conquistato il suo secondo (e ultimo) mandato. L’ha fatto senza rivali ma accompagnato da un’inchiesta della tv pubblica tedesca Ard secondo cui avrebbe “strumentalizzato” l’organizzazione “a vantaggio di Pechino”. Dopo l’anno della Fao “digitale”, quello della Fao “straordinaria” e quello della Fao “eccellente”, il 2024 deve essere, spiegato spesso Qu nei suoi discorsi in cui non mancano gli slogan, l’anno in cui lavorare per “ricostruire, rinnovare e riformare per una rinascita della Fao”. Un motto in linea con la volontà del direttore generale di ristrutturare l’organizzazione in una fase internazionale piuttosto complessa, con la guerra in Ucraina, le tensioni a Gaza, le instabilità nel Mar Rosso e l’ascesa dell’Africa sul palcoscenico mondiale.

La Fao è ormai l’unica tra le 15 principali agenzie delle Nazioni Unite a essere guidata da un cinese. Erano ben quattro soltanto tre anni fa. Da allora, però, Pechino non ha più la guida di, nell’ordine, Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (Icao), Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (Unido), e Unione internazionale delle telecomunicazioni (Itu). Conserva, comunque, un certo peso nelle varie agenzie grazie anche ai rapporti con gli Stati che esprimono il direttore generale. Facile ricordare le accuse rivolte negli anni passati, quelli del Covid-19, a Tedros Adhanom Ghebreyesus, funzionario etiope che dal 2017 è direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Proprio l’elezione di Qu nel 2019 avvenuta dopo che Stati Uniti ed Europa si erano spaccate sul candidato da sostenere in chiave anti Pechino sembra aver suonato l’allarme a Washington. Quella sconfitta, avvenuta in un assordante silenzio italiano, avrebbe rappresentato una “lezione da cui imparare” per gli Stati Uniti secondo quanto dichiarato dal diplomatico americano David Hale, allora sottosegretario di Stato per gli affari politici a Washington, secondo un briefing riservato visionato da Foreign Policy. L’amministrazione Biden era arrivata a creare, poco dopo essersi insediata nel 2021, un inviato per l’integrità delle Nazioni Unite, ovvero per contrastare i tentativi di governi autoritari di piegare il sistema internazionali alle loro volontà. L’incarico è stato riaperto fino a pochi mesi fa da Mark Baxter Lambert, che da settembre è il China Coordinator del dipartimento di Stato americano.

I festeggiamenti della diplomazia cinese per l’anno del drago sono iniziati in questi giorni in ogni parte del mondo. Mercoledì a Villa Miani si è tenuta la festa organizzata dell’ambasciata cinese in Italia in occasione della Festa della Primavera. L’ambasciatore Jia Guide ha rilanciato, nonostante il mancato rinnovo del memorandum d’intesa, la Via della Seta. O quantomeno il suo “spirito” che, ha spiegato, “ci condurrà a scrivere un nuovo capitolo nell’approfondimento del partenariato strategico globale con l’Italia di cui quest’anno ricorre il ventennale”. A rappresentare le istituzioni italiane c’era Ignazio La Russa, presidente del Senato. La seconda carica dello Stato ha espresso l’auspicio di “rapporti sempre migliori tra le due nazioni, tra i nostri due popoli”. Presente anche Margherita Cassano, presidente della Corte di Cassazione. Il governo Meloni, invece, era rappresentato da Daniela Santanchè, ministra del Turismo, e Giorgio Silli, sottosegretario agli Esteri.

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