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La Sardegna ha interrotto il digiuno del centrosinistra, ora vediamo se regge. Franchi sul voto abruzzese

“Todde un piccolo cambio di passo: il centrosinistra si era abituato ormai solo a fare l’analisi delle sconfitte, aver vinto lì crea un interesse maggiore a cercare le vie di un’intesa. Ma vi sono questioni sostanziali sulle quali M5S e Pd sono divisi, in primis la politica internazionale”. Conversazione con l’editorialista del Corriere della Sera

Ho molti dubbi che in Abruzzo si bissi il risultato sardo, ma se accadesse succederebbe una cosa sostanziale, spiega a Formiche.net Paolo Franchi, scrittore, editorialista del Corriere della Sera ed uno degli osservatori politici più acuti sul panorama nazionale. “Fino a prima della vittoria di Todde è come se avessimo vissuto dentro una specie di presunzione di invincibilità del centrodestra”.

Giuseppe Conte ha detto che il Movimento 5 Stelle da solo non vince. È bastata la vittoria di “corto muso” in Sardegna per far capire questo assunto che, evidentemente, è già noto a entrambi gli schieramenti?

Concordo, non si vince da soli contro una coalizione, seppur litigiosa, ma credo che in qualche modo Conte lo pensasse anche prima delle regionali sarde: è un’evidenza numerica. Ma aver reso esplicita questa posizione lo si deve al fatto che il centrosinistra non vinceva una competizione ormai da tempo immemorabile. La Sardegna ha segnato un piccolo cambio di passo: il centrosinistra si era abituato ormai solo a fare l’analisi delle sconfitte, aver vinto lì crea un interesse maggiore a cercare le vie di un’intesa.

Può bastare solo questa semplice certificazione per colmare il gap di costrutto e di visione nel centrosinistra?

Evidentemente no. Vi sono questioni sostanziali sulle quali M5S e Pd sono divisi, in primis la politica internazionale: spesso dimentichiamo che ci troviamo in un clima di guerra e credo che questo non sia stato sufficientemente percepito nella discussione politica e nei commenti. Si sta concretizzando uno scenario con vari pezzi di guerra mondiale, così come osservato dal papa e questa è una questione colossale che esula dalla questione russo-ucraina e che abbraccia una visione generale di politica estera. Noi non siamo una sperduta provincia di un impero: ricordo le parole di Nenni, secondo cui la vera politica è la politica estera, tutto il resto viene dopo.

La vicenda dossieraggi come si inserisce in questo ragionamento?

Al di là della vicenda specifica, che pure mi pare abbastanza clamorosa, mi ha colpito moltissimo la reazione di M5S, che ha parlato di un infame attacco all’antimafia e alla libertà di stampa mentre Elly Schlein ha preso una posizione che è stata sottovalutata. Non sono un grande ammiratore di Schlein ma debbo riconoscere che su questo tema ha preso una posizione molto secca, smentendo anche i primi commenti di esponenti del suo partito, penso a Ruotolo o Verini, da subito schierati sulla linea tradizionale. Ha riconosciuto pienamente la gravità eccezionale di questa vicenda che non è nuovissima, ed è gravissima proprio perché non è nuovissima nella storia italiana. Ma non è tutto.

Ovvero?

Penso ad altre grandi questioni su cui oltre che nelle campagne elettorali, i due partiti dovrebbero ragionare dal momento che il principio che vale è quello di coalizione. Non farlo significherebbe suicidarsi preventivamente.

Cosa accadrebbe se il centrosinistra vincesse anche in Abruzzo?

Ho molti dubbi che in Abruzzo si bissi il risultato sardo, ma se accadesse succederebbe una cosa sostanziale. Fino a prima della vittoria di Todde è come se avessimo vissuto dentro una specie di presunzione di invincibilità del centrodestra. Era come quando nella Prima Repubblica, tranne frangenti particolarissimi, vinceva sempre la Democrazia cristiana: era scontato e quindi non c’era un dibattito su chi vinceva. Per cui una vittoria in Abruzzo rappresenterebbe un piccolo segnale verso chi sta governando non in termini di spostamento dei rapporti di forza, ma come primizia dal 2022 ad oggi. Immediatamente dopo ci chiederemmo che politica economica metterebbero in campo i vincitori: quella di Draghi o un’altra? E qui si aprirebbe una fase di movimento sulla quale poi bisogna sempre attendere gli eventi, visto che fra tre mesi ci saranno le europee, nelle quali come è ben noto si vota con il sistema proporzionale.

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