Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Un’aula per D’Antona a 20 anni dall’omicidio. Le foto

1 / 27
Sergio Mattarella ed Eugenio Gaudio
2 / 27
Sergio Mattarella e Olga D'Antona
3 / 27
Sergio Mattarella
4 / 27
Sergio Mattarella
5 / 27
Sergio Mattarella
6 / 27
Sergio Mattarella
7 / 27
Sergio Mattarella e Olga D'Antona
8 / 27
Sergio Mattarella e Olga D'Antona
9 / 27
Olga D'Antona e Sergio Mattarella
10 / 27
Olga D'Antona e Sergio Mattarella
11 / 27
Sergio Mattarella
12 / 27
Sergio Mattarella
13 / 27
Sergio Mattarella
14 / 27
Sergio Mattarella ed Eugenio Gaudio
15 / 27
Sergio Mattarella ed Eugenio Gaudio
16 / 27
Sergio Mattarella
17 / 27
Sergio Mattarella
18 / 27
Sergio Mattarella e Olga D'Antona
19 / 27
Sergio Mattarella e Olga D'Antona
20 / 27
Sergio Mattarella e Olga D'Antona
21 / 27
Sergio Mattarella
24 / 27
Maurizio Landini
25 / 27
Maurizio Landini
26 / 27
Maurizio Landini
27 / 27
Maurizio Landini

“La Repubblica ha l’obiettivo di colmare le fratture che si aprono nella società. Chi detesta la democrazia, invece, vuole che le fratture si allarghino, che diventino conflitti insanabili, che seminino paure e rancore; che la Costituzione divenga irrealizzabile”. Così il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ricordando l’assassinio, venti anni fa per mano delle Brigate Rosse, del giuslavorista Massimo D’Antona, cui oggi è stata intitolata un’aula dell’Università La Sapienza. Insieme a Mattarella, il rettore della Sapienza, Eugenio Gaudio, il leader della Cgil Maurizio Landini e la vedova Olga D’Antona.

Ucciso, ha sottolineato il Capo dello Stato, perché lavorava “per attuare la Costituzione”. Mattarella ha ricordato come “un gruppo, nei fatti ridotto a una banda di killer sanguinari, aveva eletto D’Antona a simbolo dell’azione riformatrice; e quindi della cultura democratica, che cerca di innervare le istituzioni. Con i suoi strumenti: gli studi, le ricerche, le proposte, la capacità di dialogo. Come Ezio Tarantelli e Roberto Ruffilli prima di lui. Come Marco Biagi, tre anni più tardi. Al di là delle loro idee – talvolta anche diverse – ai criminali importava ciò che li accomunava: il lavoro per attuare la Costituzione. Per coinvolgere le parti sociali, in un processo di ammodernamento del Paese sulla base dei principi di giustizia, di uguaglianza, di libertà. Proprio questo è quel che il terrorismo voleva distruggere: l’impegno per la coesione sociale”.

(Foto Imagoeconomica – riproduzione riservata)

 

×

Iscriviti alla newsletter