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Nell’attuale prolungata fase di recessione economica, la necessità di trovare nuove strategie per il rilancio dell’economia nazionale appare sempre più pressante e urgente. Un’adeguata valorizzazione del sistema produttivo italiano, con i suoi pregi e i suoi limiti, ma soprattutto uno studio attento del sistema stesso come propulsore degli effetti di ricaduta al resto del tessuto economico, servizi in primis, ma anche P.A. e cittadinanza in generale, paiono un punto di partenza doveroso per poter sviluppare riflessioni di policy che abbiano come obiettivo una crescita sostenibile del Paese nel medio periodo.

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IL CONTRIBUTO DI FINMECCANICA IN ITALIA E UK
Condurre uno studio approfondito sul contributo che il Gruppo Finmeccanica offre all’Italia e al Regno Unito – che sono i due mercati di riferimento in Europa per dimensioni, presenza industriale e qualità della ricerca e degli sviluppi tecnologici – ci ha quindi offerto l’opportunità di approfondire il legame tra ricerca, presenza industriale, visione di lungo periodo e ricadute sul sistema economico in generale.

L’IMPATTO SULLA FILIERA
Infatti è emerso in modo chiaro che Finmeccanica non contribuisce alla crescita dei due Paesi – particolarmente dell’Italia – solo sotto il profilo strettamente economico (ricavi, esportazioni, ritorno fiscale e occupazione diretta), ma ha anche un impatto estremamente significativo lungo tutte le filiere in cui opera, grazie al trasferimento di conoscenza, all’efficienza dei propri processi produttivi e all’innovazione che si propaga all’intera catena del valore.

DATI POSITIVI
In Italia, nel 2012, Finmeccanica impiegava oltre 42.000 addetti, generando 3.5 miliardi di euro di valore aggiunto; le sole esportazioni del Gruppo pesano da sole quasi il 2% del totale dei beni esportati in Italia e contribuiscono per il 5% al saldo commerciale della manifattura.
Ma l’aspetto più interessante riguarda l’impatto sul sistema produttivo; infatti, Finmeccanica genera valore e posti di lavoro lungo tutte le filiere in cui opera (effetto indiretto) e, attraverso le spese per consumi dei propri dipendenti e dei lavoratori impiegati nelle proprie filiere, attiva una domanda di consumo addizionale (effetto indotto) che ne amplifica ulteriormente l’impatto sul sistema economico italiano.

UN EFFETTO MOLTIPLICATORE
Se si considerano allora gli effetti indiretti e indotti, si ha un valore aggiunto complessivo che supera i 9 miliardi di euro, con un moltiplicatore che vale 2.6; ciò significa che ogni euro di valore aggiunto generato dalle aziende del Gruppo ne produce ulteriori 1.6 nell’economia nazionale. Se si guarda poi all’occupazione, gli effetti sono anche maggiori: infatti il numero di addetti sostenuto da Finmeccanica, inclusi i propri dipendenti, è di oltre 132.000, per un moltiplicatore pari a 3.1. Ovvero, ogni addetto alle dipendenze di Finmeccanica sostiene altri 2.1 posti di lavoro in Italia. Questi valori risultano in linea – quelli relativi al valore aggiunto sono leggermente migliori – con il benchmark internazionale.
Per quanto riguarda poi il Regno Unito, ovviamente i valori assoluti sono meno significativi, ma i moltiplicatori risultano del tutto simili (2.4 per il valore aggiunto e 3.6 per l’occupazione).

LA QUALITÀ DELL’INDOTTO
Un altro elemento di rilievo riguarda la qualità dell’indotto di Finmeccanica in Italia. La filiera è connotata da un’elevata presenza di due settori strategici per la crescita economica del Paese: l’industria hi-tech e i servizi da alta intensità di conoscenza. Insieme rappresentano quasi il 60% dell’intera catena del valore del Gruppo, contro una media nazionale di poco superiore al 15%.
Questo si riflette positivamente sulla qualità della supply chain sostenuta da Finmeccanica. Le imprese fornitrici del Gruppo sono in media di maggiori dimensioni e più profittevoli dei rispettivi settori di appartenenza, producendo il 50% di valore in più e il 20% in più di ritorno sugli investimenti. Tutto ciò si è tradotto anche in una migliore resistenza alla crisi, con differenziali di crescita nel periodo 2007-2011 molto significativi: la produzione è cresciuta tra il 3.8% e l’11.0% (per le aziende di servizi al alta intensità di conoscenza), mentre redditività e produttività sono aumentate fino al 2% e al 3% in più, rispettivamente.

ALTA PRODUTTIVITÀ
Un’ultima considerazione riguarda la distribuzione geografica di Finmeccanica. Il Gruppo ha una presenza diffusa su tutto il territorio nazionale, ma ciò che sembra più interessante rilevare è che, se la produttività per addetto è elevata e superiore alla media in tutte le aree del Paese, ogni addetto di Finmeccanica al Sud produce valore per un ammontare superiore al 50% rispetto a quello medio nell’area.

IL VALORE DI R&S
Infine bisogna spendere qualche parola sull’attività di ricerca sviluppata dalle aziende Finmeccanica. Il Gruppo incide per il 12.2% del totale delle spese in R&S del sistema imprenditoriale, ma quel che più conta è che per ogni euro di cui Finmeccanica beneficia grazie alle proprie attività di R&S, il resto del sistema produttivo e sociale italiano beneficia di ulteriori 1-2 euro. In altre parole, si può stimare che la sola R&S di Finmeccanica, agli attuali livelli, nell’arco di 20 anni produrrà un aumento cumulato (a fine periodo) del Pil potenziale italiano pari all’1.7%. È inoltre esemplificativo del ruolo strategico della R&S di Finmeccanica per la competitività dell’economia italiana l’impegno del Gruppo nello sviluppo delle Key Enabling Technologies, ovvero quei domini tecnologici (micro-nanoelettronica, nanotecnologia, fotonica, materiali avanzati, tecnologie di produzione avanzate e biotecnologia industriale) di rilevanza sistemica che nei prossimi anni rivestiranno un ruolo fondamentale per l’intera catena industriale.

UN GRANDE AGGREGATORE
Al di là dei numeri, si può concludere che Finmeccanica riveste un ruolo fondamentale di aggregatore globale di capacità di ricerca, grazie alle numerose collaborazioni con università nazionali e internazionali, con centri di ricerca e con gli Istituti Tecnici Superiori in 7 regioni, contribuendo in modo rilevante allo sviluppo del capitale umano e della cultura tecnologica nel Paese.

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Tratto dal numero di Airpress di novembre 2013

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