Quale ruolo può svolgere l’Europa contro la disinformazione? Ecco cosa dice il Report del primo Strategy Group del progetto “Towards an open, free and global internet”, finanziato dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e organizzato da Ecfr in collaborazione con Formiche.net e con il supporto di Google
La promessa dell’Open Internet come sistema di comunicazione unico per l’umanità, per la crescita economica e il progresso sociale è sempre più a rischio. Le minacce sono molteplici e riguardano i tre livelli principali di Internet: il livello dei contenuti, dove la disinformazione, la censura e le pratiche anticoncorrenziali sono legate alle piattaforme digitali; il livello della logica, dove standard e protocolli fondamentali di Internet sono sempre più un’area di contesa politica e geopolitica; e il livello fisico, dove a causa della mancanza di infrastrutture digitali, 2,7 miliardi di persone rimangono offline e persiste un divario digitale, in particolare tra aree urbane e rurali.
A partire da questa considerazione, lo European Council on Foreign Relations e Formiche, con il supporto di Google, promuovono il progetto Open Internet e sovranità tecnologica europea, realizzato con il gentile sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, finalizzato a generare idee e proposte di policy sul ruolo che l’Europa può giocare, nel medio e lungo periodo, all’interno della competizione globale tecnologica, con particolare attenzione alle sfide poste dall’invasione russa dell’Ucraina.
In quest’ottica, il fine è quello di esaminare come l’Unione Europea dovrebbe procedere in modo da rafforzare la propria sovranità ed autonomia strategica tecnologica come player globale e regionale.
Inganni digitali, come l’Ue può contrastare la manipolazione russa dell’informazione
C’è stato un aumento della disinformazione russa in vista delle elezioni del Parlamento europeo, ma la disinformazione non si limita al periodo elettorale. A prescindere dal risultato elettorale, combattere la manipolazione informativa dovrebbe essere in cima all’agenda dell’Ue per il prossimo mandato. L’analisi di Irene Sánchez e Giorgos Verdi, rispettivamente program and office coordinator e policy fellow Ecfr