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Cuba. Un’altra vittima del regime dei Castro

Quando nell’estate del 2010 il governo cubano liberò un gruppo di prigionieri politici in delicato stato di salute dopo lo sciopero della fame di Guillermo Fariñas, tutti pensavamo che il regime dei fratelli Castro aveva iniziato a mostrare quantomeno un volto più umano. Invece oggi l’isola, nella indifferenza o quasi di media attenti ad altre piazze più calde, piange la morte di un’altra vittima del regime cubana: si chiama Wilman Villar Mendoza e aveva solo 31 anni. Faceva una lotta, silenziosa, per la sua libertà ed era finito all’Ospedale Juan Bruno Zayas di Santiago de Cuba dopo 57 giorni senza mangiare. Chiedeva soltanto la revisione del suo processo giudiziario perché lui di reati non ne aveva commesso nessuno. A meno di considerare reato l’aver manifestato in piazza il suo scontento per come il governo di Raúl Castro gestisce la vita dei cubani. Che si debba iniziare a fare i conti (spudoratamente in rosso) con i diritti umani e civili dei cubani lo denuncia da tempo Guillarmo Fariñas, altro prigioniero politico che non ha mangiato per quasi cinque mesi (dal 24 febbraio al 8 luglio del 2010) per scuotere le coscienze e fare rumore nella comunità internazionale dopo che Orlando Zapata, un altro dissidente cubano, è morto in carcere. L’attenzione dei media arrivò, qualcuno fu rilasciato. Ma in galera erano rimasti altri duecento dissidenti (molti con malattie gravi). Docenti, biologi, operai, gente comune che è stata privata della libertà per il solo fatto di fare sentire la propria voce, discordante al coro imposto dal regime cubano. “Wilman Villar Mendoza era un delinquente comune. Orlando Zapata Tamayo era un delinquente comune. Undici milioni di cubani sono delinquenti comuni. Wilmar ha fatto del suo corpo un campo di battaglia, una pubblica piazza di protesta, un territorio di indignazione civica. La sua unica colpa è essere nato in un paese privo di strade legali, elettorali o civiche per esprimere la non conformità ”, dice la blogger cubana Yoani Sánchez. E si domanda quante persone ancora dovranno morire per il diritto a far valere le proprie idee senza rischiare la vita? C’è chi sostiene che la morte di Wilman è parte di un complotto per fare diventare Cuba un’altra Iraq. Certo non è come Zuccotti park, dove le idee vengono espresse con la libertà dei diritti.

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