La stanchezza e la diffidenza per i tagli messi in atto dal governo spagnolo, e quelli che devono ancora arrivare, ha riaccesso le manifestazioni nelle principali città del paese iberico. Circa 60mila persone, soprattutto studenti e professori, hanno bloccato il centro di Madrid, Valencia e Barcellona, in risposta alla richiesta di comprensione del presidente Mariano Rajoy da parte dei cittadini. Secondo il premier, le misure sono necessarie per portare a termine gli obiettivi imposti da Bruxelles.
“Chiedo agli spagnoli di capire che la situazione non è facile”, aveva pregato Rajoy. La risposta, quasi immediata, è stata scendere in piazza a protestare. Sono già quasi due anni di politiche di austerità e ancora non sono stati garantiti i minimi di recupero, per aumentare la crescita e diminuire l’indice di “paro” (disoccupazione), che colpisce uno su quattro spagnoli.
Gli “indignados” che si sono appostati in Plaza del Sol a Madrid l’anno scorso per protestare contro i tagli all’istituzioni, e hanno fondato il movimento M15, continuano a farsi sentire per capire se i loro sacrifici sono stati fatti invano. Le proteste hanno colpito 25 città spagnole.
Con una scritta “No pagaremos su estafa” (Non pagheremmo la truffa), gli studenti di Madrid hanno chiuso il traffico nel centro. Sono stati circondati la Borsa di Barcellona e gli uffici della Banca Popolare. “Le manifestazioni hanno riunito cento persone a Malaga, e centinaia a Zaragoza e Vitoria, fino a migliaia di persone a Mallorca e Madrid. Le due concentrazioni più grandi sono state a Valencia, con più di 20mila persone, e a Barcellona, dove più di 60mila professori e studenti universitari si sono dichiarati in sciopero. Nella manifestazioni a Barcelona 12 persone sono rimaste ferite (tra cui sette poliziotti) e altre 12 sono state detenute”, informa il quotidiano El Pais.
Fino ad ora, l’amministrazione di Mariano Rajoy si è concentrata sui tagli di austerità e la riforma del lavoro. I sindacati hanno mobilitato migliaia di persone lo scorso 19 febbraio contro la nuova legislazione lavorativa e questo mercoledì sono tornati in piazza, approfittando delle proteste degli studenti (sono stati tolti circa 3mila milioni di euro negli ultimi due anni al Ministero dell’Istruzione). Presto arriverà anche lo sciopero generale.