Come promesso. La finanziaria varata venerdì dal governo di Parigi prevede un´aliquota al 75% per i redditi superiori al milione di euro. Un provvedimento talmente energico che in molti hanno paventato il rischio di un esodo di massa dei paperoni francesi verso Paesi più amichevoli nei confronti di chi ha redditi a sette cifre.
Nell´attesa di capire quanto queste paure siano fondate, e quanto diffuse ad arte da chi non vuole che la super-tassa diventi legge, vale la pena di ricordare che la scelta di Hollande è tutt´altro che originale.
Nel 1929, l´anno dello scoppio della grande crisi, l´aliquota massima negli Stati Uniti era al 24%. In seguito al giovedì nero di Wall Street e al tracollo dell´economia americana, la leva fiscale è stata tutt´altro che trascurata.
Già nel 1932, un anno prima dell´elezione di Franklin Delano Roosevelt alla Casa Bianca, i ricchi americani pagavano, sulla parte più alta dei loro redditi, il 63% di imposte. Un´ascesa che non si è fermata, sino a toccare il 94% nel 1945. In pratica, i guadagni sopra i 200mila dollari (di allora..) andavano quasi tutti allo Stato.
Poi la guerra è finita, la missione del New Deal si è compiuta, e Roosevelt, il grande risanatore dell´economia americana, è passato a miglior vita. Gli Usa sono diventati i grandi finanziatori dell´Europa alle prese con la ricostruzione, e si sono fatti baluardo del capitalismo contro la tentazione del collettivismo sovietico.
Eppure, tra alti e bassi, i super ricchi statunitensi hanno continuato a pagare più del 90% sulla parte più alta dei loro redditi sino agli anni sessanta. L´aliquota massima è poi scesa di colpo, rimanendo però intorno al 70%. È solo con i ruggenti anni ottanta che l´imposta sui guadagni dei paperoni americani è scesa sino ad un massimo del 28%.
Negli anni 90 la pressione fiscale per i più ricchi ha ricominciato a salire, ma a livelli inferiori rispetto alla media dei Paesi europei. Le super-tasse negli Usa sono un ricordo sbiadito, e Hollande, con la sua aliquota al 75%, sembra un rivoluzionario.
Certo, ai tempi di Roosevelt, Hitler, dei treni espresso e dei telefoni analogici, cambiare Paese per versare meno allo Stato era ben più complicato.
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