Una nuova etichetta si avventura nella sfida di rilanciare l’economia mondiale. Sono i Mist, la sigla che raggruppa il Messico, l’Indonesia, la Corea del Sud e la Turchia. Dopo dieci anni dalla nascita dei Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) anche i Mist cercano la riattivazione degli investimenti a favore della crescita economica mondiale. Con molte potenzialità ma altrettanti rischi.
A concepire quest’accezione è lo stesso padre dei Brics, Jim O’Neill, presidente della Goldman Sachs. L’idea è nata dagli indicatori economici di questi quattro paesi che fanno parte del fondo di undici mercati emergenti lanciato lo scorso febbraio “N-11”. Le altre otto economie sono: Bangladesh, Egitto, Nigeria, Pakistan, Filippine, Vietnam e Iran. Questo ultimo resta fuori dal coro perché Goldman Sachs ha avvertito che l’economia iraniana non permette un flusso aperto degli investimenti stranieri e affronta sanzioni imposte dagli Stati Uniti e l’Unione europea per il programma nucleare.
Un articolo pubblicato dalla Bbc si spiega che i Mist hanno come fattore comune la demografia, il che si traduce come più forza lavorativa. Contano su una base democratica, sia debole o forte, sono aperti commercialmente e hanno un gran potenziale di crescita economica. L’entusiasmo verso questi nuovi epicentri di investimento non implica la sostituzioni dei Brics, che restano più solidi e promettenti.
Nel 2011, il Prodotto interno lordo dei Mist è stato di 3,9 bilioni di dollari mentre quello dei Brics superò i 13,5 bilioni. I Mist hanno una popolazione di 500 milioni di persone mentre che i Brics sommano 2900 milioni di abitanti, ovvero, 42% della popolazione. Non godono della stessa misura e demografia dei Brics ma per Goldman Sachs il nucleo dei “Next eleven” integra le nuove potenze che contribuiranno alla crescita del Pil mondiale. Non sono stati colpiti dalla crisi dell’Europa e gli Stati Uniti e registrano ogni giorno movimenti in entrata nei fondi di investimento.
La moda degli acronimi in economia
È partita la moda delle sigle delle economie emergenti. Oltre ai Brics e i Mist, la rivista Economist parla dei “Civets” in riferimento alla Colombia, l’Indonesia, il Vietnam, l’Egitto, la Turchia e il Sudafrica. L’impresa di investimento Fidelity ha battezzato come i “Mint” al gruppo di paesi formato dal Messico, l’Indonesia, la Nigeria e la Turchia.
I Mist però hanno ancora molto cammino da percorrere per integrarsi all’economia globale. Per Rolf J. Langhammer ex vice president della Kiel Institute for the World Economy, questi paesi sono molto eterogenei. “Non basta la creazione di sigle per promuovere miracoli economici. Investire nei Mist comporta insicurezza e rischi”, ha detto nel suo blog. L’utilizzo di questi acronimi somiglia, secondo Langhammer, all’antica qualifica di “paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo”. Ha anche ricordato che molti dipendono dalle economie dei Brics, come nel caso dell’Indonesia con la Cina. Senza entrare nel merito degli indicatori sociali dell’Indonesia, il Messico e la Turchia.