Il triangolo non è amoroso, bensì riguarda l’ultima controversia commerciale tra Pechino, Washington e Bruxelles. La Cina ha infatti presentato un ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio, accusando l’Unione europea di aver violato le regole sulla concorrenza finanziando sussidi alla sua industria fotovoltaica.
Le dichiarazioni del ministro cinese
In una dichiarazione apparsa sul suo sito, il ministro cinese del Commercio ha spiegato che gli incentivi hanno svantaggiato le esportazioni dei prodotti fotovoltaici cinesi e violato i diritti del Paese nel suo status di membro del Wto. “Lo sviluppo dell’energia solare e delle fonti sostenibili aiuta le persone in tutto il mondo a confrontarsi con le questioni della sicurezza e con le sfide del cambiamento climatico”, ha dichiarato un portavoce del ministro. “Ogni nazione dovrebbe adottare una visione di lungo periodo e rafforzare la cooperazione nell’industria, essere aperta ai commerci internazionali e evitare pratiche protezionistiche”. In particolare un articolo dell’agenzia di stampa statale Xinhua chiama in causa direttamente gli aiuti governativi al settore fotovoltaico in Italia e in Grecia, elargiti nel caso in cui la maggior parte dei componenti siano prodotti in Europa.
Le battaglie commerciali tra Usa, Ue e Cina
La mossa, ricorda il Wall Street Journal, segna l’ultimo sforzo cinese per contrattaccare Stati Uniti e Unione europea che accusano Pechino di dare sovvenzioni alla sua industria che produce pannelli solari. La scorsa settimana, il ministro del Commercio cinese ha avviato un’indagine per sapere quali società europee stanno vendendo polisilicone, usato per produrre pannelli solari, a prezzi troppo bassi e non rispettosi delle regole sulla concorrenza.
Quella sulla tecnologia solare è una delle più accese tra le controversie sul commercio mondiale, con un crescendo delle tensioni tra Pechino, Washington e Bruxelles. In particolare l’Europa ha sottolineato che le società cinesi hanno accumulato quote di mercato mentre le aziende europee sono sotto una pressione finanziaria che si fa via via più forte. Diversi produttori europei hanno dichiarato la bancarotta a causa dei prezzi in calo.
Ma quella solare è solo una delle tante controversie che riguardano Pechino e i suoi principali partner commerciali. A luglio, il Wto ha accolto un ricorso avanzato da Usa, Ue e Giappone su un gruppo di materiali grezzi, i cosiddetti rare earth, usati per fabbricare una vasta gamma di prodotti, dalle batterie ai sistemi di difesa. A dicembre, la Cina aveva annunciato l’imposizione di un dazio su alcune auto prodotte negli Usa, come ritorsione per le politiche commerciali americane.
Le accuse di protezionismo del Wall Street Journal all’Europa…
Ma rannicchiarsi all’interno dei confini nazionali, privilegiando logiche diverse da quelle del libero mercato, non scatena solo accese controversie commerciali. Come ha sottolineato il Wall Street Journal, l’Europa non è terra di facili fusioni e acquisizioni ultimamente. Il valore delle operazioni degli ultimi tre anni, secondo Dealogic Data, raggiunge quello del solo 2007. La proporzione delle transazioni fatte oltreconfine quest’anno rappresenta solo il 22% del totale, toccando il minimo dal 2003. Il dato evidenzia che le attitudini protezioniste – secondo l’analisi del quotidiano posseduto dal gruppo Murdoch – stanno ostacolando sempre più le operazioni di consolidamento in alcuni settori industriali particolarmente labour-intensive come quello manifatturiero e quello della difesa, come dimostra il fallimento delle trattative per la fusione dei due gruppi della difesa europei, la britannica Bae Systems e la franco-tedesca Eads.
…e il caso italiano dell’Fsi
“Il punto – sottolinea il quotidiano di Murdoch – è che alcuni Paesi stanno rovesciando il trend di lungo periodo verso una crescente apertura dei mercati. Prendete in considerazione l’Italia: il governo lo scorso anno ha creato il Fondo Strategico Italiano, un fondo da 4 miliardi di euro che ha lo scopo di investire in società di “interesse nazionale”. L’Fsi sta ora valutando un’offerta per l’acquisizione di una grande quota di Ansaldo Energia, la società che ha 2200 operai e che la casa madre, Finmeccanica, vuole vendere. Quest’opzione potrebbe stracciare l’offerta per Ansaldo della tedesca Siemens, sottolinea il Wall Street Journal.