Skip to main content

Così la stampa estera si divide su Super Morsi

I disordini in Egitto continuano a tenere banco sulle prime pagine della stampa internazionale. Al Jazeera informa che sono migliaia le persone che proseguono a manifestare al Cairo. Secondo l´emittente del Qatar gli slogan scanditi dalla folla invocano la cacciata del presidente Morsi. Della rabbia in piazza Tahrir scrive anche la Frankfurter Allgemeine Zeitung che però giunge a conclusioni opposte a quelle sostenute dalla tv del Golfo. Le manifestazioni ci sono ma è la minoranza a scendere in piazza. L´Egitto è stanco di contestare e vuole il ritorno alla normalità afferma la Faz. Il New York Times registra come la parziale marcia indietro fatta da presidente egiziano riguardo l´incontrollabilità dei propri atti non sia riuscita a convincere quella parte della popolazione egiziana che teme il ritorno all´autocrazia di Mubarak. Una tesi condivisa anche da Abdel Latif Fouad el-Menawy, ex responsabile delle informazioni per la televisione pubblica egiziana. Il giornalista, secondo quanto riporta Al Arabya, vede Morsi sulla stessa strada presa a suo tempo dal leader religioso iraniano Khomeini. La radio russa Echo di Mosca riprendendo la stessa televisione egiziana afferma che i contestati decreti del presidente Morsi possono essere sottoposti a referendum. Che il nuovo leader egiziano si stia avviando verso il dispotismo è la tesi di un editoriale del Los Angeles Times. In un proprio editoriale Arab News parla della scommessa persa da parte del presidente egiziano. Secondo il sito saudita, Morsi avrebbe sottovalutato la reazione della popolazione egiziana al tentativo di addossarsi i pieni poteri. Stessa tesi afferma die Welt.

Per il quotidiano di Amburgo che si chiede anche se Morsi non sia altro che un Mubarak con la barba islamista, il leader egiziano non è stato in grado di capire l´umore del Paese e ora si è infilato in un vicolo cieco. ha completamente Il Nyt non trascura però qualche considerazione strategica. Secondo il giornale Usa le preoccupazioni di Washington stanno cambiando priorità. Se prima era la crescita della cosiddetta mezzaluna sciita sostenuta dall´Iran a sollevare interrogativi, ora al contrario è il montare del nuovo asse sunnita formato dall´alleanza tra Egitto, Qatar e Turchia a destare perplessità. Secondo il Nyt il primo successo del nuovo triumvirato mediorientale sta nell´aver strappato Hamas all´asse Iran-Siria-Hezbollah.
Ora si aspetta venerdì. Il giorno della preghiera vedrà infatti in campo i due schieramenti, fatto che ieri non si è verificato dopo la rinuncia dei Fratelli musulmani a tenere la manifestazione annunciata.

La possibilità della guerra di religione in Medio oriente è presa in considerazione dal politologo arabo-tedesco Hamadi El-Aouni. In una intervista alla Suddeuschte Zeitung l´analista afferma che gran parte della popolazione egiziana è contro la concentrazione dei poteri del nuovo presidente. Secondo l´analista la politicizzazione dell´islam sta avvelenando la coesistenza civile del Paese mediorientale.



×

Iscriviti alla newsletter