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I liberisti Mingardi e Stagnaro bocciano l’energia di Passera

Un voto non c’è. Ma il giudizio è impietoso. I liberisti dell’Istituto Bruno Leoni hanno inviato un documento a tratti irriverente sulla Sen, la Strategia energetica nazionale messa in consultazione dal ministero dello Sviluppo economico retto da Corrado Passera. Proprio nell’ambito della consultazione il pensatoio turbo-liberista diretto da Alberto Mingardi ha inviato al dicastero dello Sviluppo uno studio, che Formiche.net è in grado di anticipare, in cui si stimmatizzano impostazione e indicazioni della Sen.

La prima perplessità dell’Istituto Bruno Leoni riguarda la natura stessa del documento, che – si legge nel documento coordinato dall’ufficio studi e ricerche dell’Ibl capitanato da Carlo Stagnaro – “pare voler fissare obiettivi quantitativi, forse vincolanti, per tutte le aree esplorate all’interno dei singoli capitoli”. Poiché oggi, secondo Ibl, i settori energetici sono formalmente o sostanzialmente liberalizzati, “deve esser lasciata al mercato – non allo Stato – la funzione di individuare non solo i livelli di consumo “ottimi”, ma anche la composizione interna del consumo energetico, sia in relazione ai diversi usi sia al mix tecnologico”. Il ruolo dello Stato, secondo il pensatoio, “dovrebbe piuttosto essere quello di individuare (e giustificare) i vincoli all’interno dei quali il mercato può e deve muoversi ipotesi che almeno in alcuni casi sembrano eroiche (si pensi per esempio all’obiettivo di riduzione dell’import elettrico)”.

Anche sulla parte fiscale della Sen il rapporto ricevuto dal ministero retto da Passera contiene rilievi ficcanti: “Ci si rammarica per l’assenza di quasi qualunque riferimento al ruolo delle politiche fiscali nell’indirizzare gli investimenti energetici”.

Una chiosa polemica sulla cosiddetta Robin Tax che grava sulle società del settore: “Permane – si legge – l’anomalia della c.d. “Robin Tax”, un’addizionale di dimensioni molto rilevanti sull’aliquota Ires per tutti gli investimenti energetici, che – a parità di altre condizioni – li deprime”. Di conseguenza, “non solo essa ha un effetto anticoncorrenziale, configurandosi come barriera all’ingresso, ma appare contraddittoria con la caratteristica ‘strategica’ del settore energetico, che si può inferire dalla pubblicazione stessa di una ‘strategia’ energetica nazionale”.

Anche nel capitolo efficienza le critiche non mancano: “Non vi è alcuna ragione per cui, in principio, l’efficienza energetica dovrebbe beneficiare di politiche ad hoc. Se, come si argomenta nella Sen, molti investimenti in efficienza energetica hanno costi attualizzati addirittura negativi, e tempi di ritorno relativamente o molto brevi, allora deve essere lasciato al mercato il compito di trovare la quantità “ottima” di investimenti in efficienza, purché i costi esterni siano adeguatamente conteggiati nei prezzi di mercato”.

Ma è l’impostazione complessiva della Sen che è errata secondo i liberisti dell’Ibl: “La scelta della Sen è del tutto ingiustificata” per diverse ragioni. Eccone due.

Primo: “Il presupposto (che sia socialmente desiderabile aumentare la capacità di importazione gas) non trova giustificazione empirica, data l’attuale condizione di overcapacity strutturale, specialmente se si assume lo scenario Sen sulla domanda come affidabile. Vi è un problema di utilizzo delle infrastrutture esistenti e può essere socialmente desiderabile, in astratto, la realizzazione di nuove infrastrutture (specie rigassificatori) ma gli investimenti in tal senso dovrebbero essere assunti da imprese in concorrenza e il rischio sottostante non dovrebbe essere socializzato”.

Secondo: “Ammesso e non concesso che sia utile o necessario realizzare nuova capacità, l’individuazione di infrastrutture strategiche (il cui costo andrebbe socializzato) implica una incomprensibile distorsione dei meccanismi di mercato e di allocazione dei rischi; qualunque eventuale forma di incentivazione o supporto dovrebbe avere natura non discriminatoria per le infrastrutture”.



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