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I sì, i no e i forse alle domande di Greenpeace

Non chiamatela campagna astensionista. Anzi, Greenpeace lanciando qualche giorno fa l’iniziativa ‘IoNonViVoto.org’ intende chiarire il quadro delle posizioni politiche in vista delle prossime elezioni politiche e far sapere ai cittadini cosa pensa – del futuro energetico, ambientale ed economico del nostro Paese – chi si candida a governare l’Italia.

Le domande, rivolte ai maggiori leader da Bersani a Renzi ad Alfano, sono precise e chiedono altrettanti impegni. Ma soprattutto, l’associazione targata arcobaleno con una petizione on-line vuol far sapere a chi potrebbe avere responsabilità di governo che non avrà il voto dei cittadini se si dimostrano “amici del carbone e del petrolio”. Nove temi che toccano quasi tutti gli aspetti energetici e ambientali: dallo stop al carbone e alle trivelle off-shore, ai trasporti, rinnovabili e reti intelligenti ed efficienza, ma anche la richiesta di rimozione dei vertici di Enel, Fulvio Conti, per avere prima tentato la strada del nucleare e ora quella del carbone.

Gli obiettivi di Greenpeace

“Aderendo alla nostra petizione – afferma Andrea Boraschi, responsabile della campagna energia e clima di Greenpeace – si manda un messaggio diretto: il mio voto non è disponibile a chi vuole fare dell’Italia un nuovo Texas petrolifero, a chi consente la costruzione di nuove centrali a carbone, a chi frena la crescita delle energie rinnovabili”.

I sì di Vendola e Di Pietro

Da Nichi Vendola a Antonio Di Pietro da Laura Puppato a Gianpiero Samorì, rispondono con nove sì alle nove domande. Il governatore della Puglia argomenta le sue risposte definendo “la Strategia energetica del governo Monti nata vecchia” con l’intenzione di dare “un futuro” ai combustibili fossili, cosa che invece “non potranno avere”. Il futuro energetico dell’Italia è per Vendola “esclusivamente rinnovabile”, per esempio con la generazione distribuita. Il leader dell’Italia dei valori (Di Pietro), l’ex candidata alle primarie del centro-sinistra (Puppato) e quello che per molti viene definito l’uomo nuovo del centro-destra (Samorì), non argomentano le “crocette” apposte sul questionario.

I pidiellini Meloni e Galan

Giorgia Meloni del Pdl offre un feedback con ben otto sì, rimane contraria soltanto alla rimozione di Fulvio Conti dal vertice di Enel; anche Roberto Maroni risponde con otto sì. Il leader del Carroccio lascia aperte le porte al carbone rispetto alla data indicata del 2030. Mentre Giancarlo Galan rispondendo con sette sì ricorda che da governatore del Veneto si ì “opposto alla conversione a carbone della centrale Enel di Polesine Camerini” e di aver “introdotto la norma che vieta le trivellazioni in Alto Adriatico”.

 

Il terzo Fini e i pd ecologisti

Il presidente della Camera, Gianfranco Fini, rimane ‘terzo’ per la carica che ricopre. Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, e i senatori Ecodem (Ecologisti democratici) Roberto Della Seta e Francesco Ferrante non fanno mistero di condividere l’iniziativa di Greenpeace, con un secco stop a carbone e trivelle perché, per loro, il futuro è nell’economia verde, nell’innovazione e nella ricerca.

La posizione di Zollino (Italia Futura)

Una soluzione mediana, senza uno schiacciamento su un sì o un no, la offre Italia Futura con Giuseppe Zollino, responsabile energia e ambiente del movimento montezemoliano, il quale parte col parlare di modulazione delle risposte in base alle “strategie comunitarie”. Per questo Zollino è sorpreso dalle risposte decise, ma “senza precisazioni”, di alcuni politici: “Il Paese non ha bisogno di propaganda, ma ora più che mai di responsabilità”. Zollino auspica una “politica energetica di stampo europeo, che garantisca sostenibilità economica ed ambientale e sia motore di crescita e prosperità per l’Italia”. I punti essenziali sono la “ristrutturazione dell’approvvigionamento energetico, per renderlo sicuro, sostenibile e prevalentemente de-carbonizzato nel lungo periodo”, senza che ciò comporti “oneri eccessivi per le imprese e i consumatori”.


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