Una rivoluzione tecnica. Non solo: una rivoluzione anche politica. Di più: una rivoluzione pure filosofica. Parola di Gustavo Piga, economista, direttore della Rivista di Politica Economica e blogger di Formiche.net.
Così Piga commenta la decisione della Fed di mantenere i tassi di interesse vicini allo zero finché la disoccupazione non tornerà al di sotto del 6,5% e se le previsioni sull’inflazione non cresceranno oltre il 2,5%: “Rivoluzione tecnica, perché mai prima di ora l’obiettivo di policy della Fed era stato legato al tasso di disoccupazione. Rivoluzione politica, perché mai prima d’ora la disoccupazione era assurta a obiettivo esplicitamente principale della Fed. Rivoluzione filosofica, perché mai prima d’ora la sofferenza delle persone era entrata nei palazzi della banca centrale dalla porta principale”.
Bernanke non ha deluso i mercati
La Federal Reserve non ha deluso le attese dei mercati: il Fomc, il comitato di politica monetaria della Federal Reserve, ha infatti deciso di mantenere fermi i tassi, ma soprattutto ha deciso di varare un programma supplementare di acquisto Treasuries per 45 miliardi al mese. Questo intervento di stimolo si va ad aggiungere agli acquisti da 40 miliardi al mese di titoli legati al settore immobiliare.
La preoccupazione della Fed sulla ripresa economica
“Sebbene il tasso di disoccupazione sia in qualche modo calato dall’estate, resta elevato – ha spiegato la Fed – La spesa delle famiglie è continuata ad aumentare e il settore immobiliare ha mostrato ulteriori segnali di miglioramento, ma la crescita negli investimenti fissi delle imprese è rallentata”. Il Fomc, infine, “resta preoccupato che la crescita economica non possa essere sufficiente a generare un miglioramento sostanziale nelle condizioni del mercato del lavoro; inoltre le tensioni sui mercati finanziari continuano a porre significativi rischi al ribasso alle prospettive economiche”.
La Fed teme che, senza una politica sufficientemente accomodante, la crescita economica potrebbe non essere abbastanza forte da generare un miglioramento sostenuto delle condizioni del mercato del lavoro. Inoltre tensioni sui mercati finanziari globali continuano a porre significativi rischi al ribasso alle prospettive economiche.
L’incognita del Fiscal Cliff
Ma il problema più grande e più vicino per la Fed è rappresentato dal Fiscal Cliff, un ”rischio” per l’economia americana e che secondo Bernanke, ancora prima che venga raggiunto, sta già avendo un effetto sull’economia, creando incertezza e condizionando le scelte su investimenti e assunzioni. “La Fed non ha gli strumenti per compensare il Fiscal Cliff nel caso in cui il Congresso non raggiungesse un accordo e scattassero i tagli aumenti alla spesa e gli aumenti delle tasse”, ha ribadito Bernanke.
Lo sguardo è dunque fisso sul Congresso. ”E’ necessario assicurare la stabilità di bilancio di lungo termine, evitando di far deragliare la ripresa economica in atto”, ha evidenziato Bernanke.
I dati su Pil e disoccupazione
Le nuove stime prevedono un tasso di disoccupazione tra il 6,8% e il 7,3% nel 2014 e tra il 6% e il 6,6% nel 2015. La crescita del Pil è invece stimata tra il 3% e il 3,5% nel 2014 e tra il 3% e il 3,7% nel 2015.
Secondo le previsioni della Fed, quest’anno l’economia americana crescerà dell’1,7%-1,8% con un tasso di disoccupazione del 7,8%-7,9% in questo trimestre. Per il 2013 la Fed prevede un pil in crescita del 2,3-3% (meno di quanto era stato previsto a settembre).
Quanto alla soglia del 6,5% di disoccupazione sotto la quale dovrebbero scattare aumenti dei tassi di interesse, Bernanke ha precisato che la Fed non prevede la possibilità di scendere sotto tale livello prima del 2015.
I rischi della decisione di Bernanke
L’obiettivo di Bernanke è quello di assicurare che i tassi rimarranno bassi fino a quando l’economia non si rafforzerà. Ma, secondo il Financial Times, la mossa porta con sé anche dei rischi. Se la Fed si fosse sbagliata nel giudicare la salute dell’economia americana, allora l’inflazione potrebbe cominciare ad aumentare prima che la disoccupazione scenda al di sotto del 6,5%, costringendo Bernanke a ritornare sui suoi passi o a lasciare che i prezzi crescano senza controllo.
La stessa Fed ha preso in considerazione questa opportunità, dicendo che monitorerà su “misure addizionali sul mercato del lavoro, sugli indicatori sull’inflazione e sulle aspettative”.
E la Bce sta a guardare…
Lo sguardo del professor Piga torna subito alla situazione europea: “La nostra Bce arranca dietro, con la sua stupida fissazione sull’inflazione che non c’è, quando la disoccupazione euro supera l’11%, più di 3 punti in più degli Usa. Aspettiamoci un bell’apprezzamento dell’euro che riduce il nostro export, benzina sul fuoco. Ma non è colpa della Bce, la colpa è della politica europea piccina picciò, che teme la sua ombra, dominata da contabili certificatori di bilancio in perdita invece che da coraggiosi leader”.