Skip to main content

Napolitano e D’Alema inquieti per il Popolare Monti

L’endorsement ufficiale del Ppe a Mario Monti, ieri ospite a sorpresa del vertice del partito a Bruxelles, provoca la reazione di Massimo D’Alema. Il presidente del Copasir, in un’intervista al Corriere della Sera, lancia un appello al Professore:  “L’ho detto a Monti personalmente, ora glielo dico pubblicamente: sta logorando la sua immagine. Preservi se stesso, sia utile al Paese, non si faccia coinvolgere negli spasmi di una crisi politica sempre più convulsa e sconcertante per i cittadini”. E ancora: “Monti non si deve candidare. Sarebbe illogico e in qualche modo moralmente discutibile – sottolinea D’Alema – che il Professore scendesse in campo contro la principale forza politica che l’ha voluto”.

Parole che fanno eco a quelle di Giorgio Napolitano che era arrivato finanche a sottolineare l’incandidabilità del senatore a vita Monti per ribadire l’assoluta terzietà di un premier alla guida di un governo tecnico sostenuto di fatto da una grande coalizione tra destra, centro e sinistra. Una sottolineatura che parve anche a Monti un modo cortese e garbato per ricordare al presidente del Consiglio di essere appunto terzo, come da tempo andava ripetendo e invocando il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che infatti accolse le parole di Giorgio Napolitano con soddisfazione palese.

Ma da allora i passi di Monti sono andati tutti verso una direzione di marcia non proprio convergente con quella del Quirinale. Prima un’accelerazione della crisi voluta dal premier e poco assecondata dal capo dello Stato, che poi comunque ha dovuto prendere atto della volontà inflessibile del presidente del Consiglio. Poi Monti ha voluto rimarcare critiche nette, più o meno dirette, verso il Pdl e in particolare verso Silvio Berlusconi, esacerbando invece di svelenire i toni accesi dei berluscones. Infine oggi il premier terzo, tecnico, istituzionale, al di sopra degli schieramenti politici e dei partiti che decide di partecipare a una riunione del Ppe.

Azioni e parole vissute con qualche imbarazzo, anzi fastidio, all’interno del Pd, come dimostra la presa di posizione di D’Alema oggi sul Corriere. Con echi inevitabili al Quirinale.


×

Iscriviti alla newsletter