Il tira e molla del prof. Mario Monti si e’ concluso con una esortazione dal vago sapore di ordine: “Lamentarsi non serve. Spendersi, si’. Saliamo in politica”. Laddove, ‘salire in politica’, sembra assumere un alto significato: si potrebbe dire una missione, come l’ex-rettore della Bocconi, del resto, aveva spiegato tempo prima: “La politica credo che sia prima di tutto cultura, cercare di orientare la testa delle persone”. La cultura, nell’accezione ‘montiana’, e’ dunque politica e porta pertanto a ‘salire in politica’: ma per che cosa? Per ‘orientare la testa delle persone’ verso una societa’ dove le persone umane non esistono, perche’ esistono solo i mercati finanziari. Due espressioni percio’ davvero poco signorili e felici, certamente prive di ‘pathos’ e traboccanti di ‘logos’, pronunciate non da un ‘uomo di cultura’, passionale ed emotivo, prestato alla politica per fare una societa’ utopica di persone umane libere, uguali e diverse, ma da un ‘tecnico’, freddo e lucido, chiamato nella politica per una missione: domare il debito pubblico. Non interessa tanto il bilancio di un anno e piu’ di un governo ‘tecnico’, in realta’ politico, con il 28% delle famiglie italiane alla soglia della poverta’, la disoccupazione a livelli record (11-12%), le diseguaglianze sociali in aumento: la metà più povera delle famiglie italiane detiene il 9,4% della ricchezza totale mentre il 10% dispone del 45,9% di quella complessiva, quanto ‘la cultura’ che sottende la politica fatta per ‘orientare la testa delle persone’. Non e’ certamente una ‘cultura umanistica’ o semplicemente un ‘umanesimo’, che e’ rivolto all’aggettivo ‘umano’ e alla sua conoscenza: piuttosto e’ una ‘cultura economica’ o ‘economicismo’, rivolto a tematiche dove ‘l’umano’ non c’e’, non esiste: esistono i mercati finanziari, la borsa, le rendite e i profitti, la finanza in generale. Cioe’ l’ideologia neoliberista e con essa la leggenda dell’autoregolamentazione dei mercati presa dalla teoria neoclassica. E’ con questa cultura o meglio subcultura ‘catto-liberista-finanziaria’, che il nuovo Partito Democratico di Pier Luigi Bersani dovra’ fare i conti e misurarsi fino al 24-25 febbraio prossimi, giorno delle elezioni politiche. C’e’ chi vede la possibilita’ di dialogo, addirittura di collaborazione con essa, partendo dall’assunto che ci sarebbe ‘una destra moderna ed europeista’ appoggiata dalla Chiesa, quella che si sta organizzando attorno a Monti e ‘una destra vecchia, volgare ed anti-europeista’, quella riesumata da Silvio Berlusconi. Un po’ come e’ accaduto vent’anni fa quando di fronte al crollo del Muro di Berlino e al fallimento del comunismo, la sinistra sposo’ il credo della ‘terza via’ di Tony Blair, per cui c’e’ un capitalismo ‘buono’, distinto da un capitalismo ‘cattivo’, e si mise in soffitta il socialismo perchè creduto (o voluto?) morto. Senza prestare la minima attenzione sia oggi che vent’anni fa alla parallela e non sottaciuta convergenza della Chiesa sulla subcultura della ‘destra moderna ed europeista’ di Monti. Si ripete continuamente per ‘orientare la testa delle persone’: è l’Europa che chiede riforme strutturali per austerita’ e sacrifici! Ma quale Europa? Quella che pensa ai popoli europei, liberi, uguali e diversi, o quella invece che non ha considerazione alcuna dei popoli rispetto ai mercati finanziari, alle borse, alle rendite e profitti? Due culture, una umanistica, l’altra economicista, una laica, l’altra apertamente confessional-religiosa, si stanno contendono in Europa quella che Antonio Gramsci chiamava ‘egemonia culturale’, quale via democratica per accedere, con la ‘nonviolenza’, al potere. “Nonostante il crollo del comunismo, la speranza del socialismo rimane. [Michele] Ciliberto dice che, per l’idealismo, la religione istituzionale e la Chiesa di Roma sono struttura di egemonia sul popolo rozzo e ignorante. […] E i borghesi italiani, i massoni socialisti italiani non sono stati capaci di uscire da una concezione popolare, cioe’ da una cultura subalterna alla Chiesa. Il Gramsci di ‘L’Ordine Nuovo’ e’ quello che vuole costruire una cultura socialista che si confronti con la cultura idealistica piu’ alta (Croce). Ed io scrissi ‘libera identita’ umana’”, afferma su ‘Left 2009’ (edizioni L’Asino d’oro) lo psichiatra Massimo Fagioli, teorico della distinzione, mai fatta a sinista, tra ‘bisogni’ ed ‘esigenze’, che il leader del Pd, Bersani, nell’incontro con l’Analisi Collettiva al Teatro Eliseo del 10 novembre scorso, ha mostrato di conoscere bene. “La lotta ha la sua forza nella certezza della nascita uguale in tutti gli esseri umani”, rimarca ancora lo psichiatra dell’Analisi Collettiva, secondo cui “la cultura cristiana e materialista non conosce l’inizio e la fine della vita umana. La realta’ biologica non e’, infatti, senza pensiero, verita’”.
La speranza del socialismo, di un socialismo dal volto umano
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