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Monti ambiguo (o poliedrico…): né con Obama né con Merkel

L’europeismo di Monti è debole: serve che l’Italia si batta per una evoluzione della Bce in stile Fed. E sul piano geopolitico il Memorandum montiano, come l’esperienza del governo tecnico, è ambiguo: non è né obamiano né merkeliano.

L’Agenda del Monti politico non convince troppo Germano Dottori, docente di Studi strategici dell’Università Luiss e curatore per l’Osservatorio scenari strategici e di sicurezza di Nomisma dell’annuario Nomos&Khaos. L’obiettivo del premier è comunque chiaro: cercare di sottrarre voti al Pd per potersi poi alleare da una posizione di forza con il partito guidato da Pier Luigi Bersani. Ecco la conversazione di Dottori con Formiche.net.

Non pensa che il metodo Monti sia simile a quello di Grillo e Berlusconi sul programma, come ha sostenuto Jack Sparrow su Formiche.net?

Mi sembra che le posizioni di partenza siano molto differenti. Il premier uscente fa le sue scelte in funzione dell’obiettivo della propria riconferma e della sua possibile ascesa al Quirinale. Per questo motivo io non ho mai creduto che si candidasse apertamente contro Bersani, dei cui voti avrà bisogno in primavera per succedere a Napolitano. A Mario Monti occorre invece un quadro politico che renda non autosufficiente il Pd.

Quindi l’obiettivo del premier è quello di sottrarre voti a Bersani solo per poter allearsi con il Pd da una posizione di forza?

Stando agli attuali sondaggi, il centro-sinistra attualmente una maggioranza autosufficiente al Senato non la ha. Questa situazione deve essere evidentemente consolidata. E può esserlo se il centro levasse qualche voto ulteriore a chi sostiene Bersani premier. Potrebbe persino bastare che riuscissero a portare al voto qualche indeciso in più nelle Regioni in bilico….

Perché lei ha scritto su Twitter “Monti deve sottrarre voti a sinistra, specialmente al Senato. Berlusconi lo sta favorendo?”.

Restare rilevante è l’obiettivo anche di Silvio Berlusconi, che certamente sa di non poter seriamente competere per Palazzo Chigi e non solo per ragioni interne. Il complesso di poteri che è riuscito ad antagonizzare è semplicemente irresistibile per lui. Tuttavia, Berlusconi può conservare il partito e un certo numero di seggi, utilissimo a contrattare la difesa di qualche suo specifico interesse nel caso in cui Bersani non avesse la maggioranza a Palazzo Madama. Grillo, infine, deve entrare nel “Grande Gioco”. E’ sostenuto da simpatie genuine, ma anche dalla condiscendenza di chi comprende che il Movimento Cinque Stelle è stato finora decisivo nel compromettere la riaggregazione del centro-destra su un credibile progetto di sfida al centro-sinistra.

Ma perché sostiene che Berlusconi sta favorendo Monti?

Queste elezioni politiche, se non intervengono fatti straordinari, si decideranno nelle Regioni ancora in bilico. La posta in palio sono i premi di maggioranza locali, che occorrono al Pd ed ai suoi alleati per essere autosufficienti. Spiace dirlo, ma questa volta il voto di alcuni peserà molto più del voto del grosso degli italiani. Berlusconi sta favorendo Monti in due sensi. Il primo, perché polarizzando la competizione elettorale porterà di certo degli indecisi al voto, abbassando proporzionalmente il vantaggio di cui attualmente dispone il centro-sinistra e magari anche compromettendo qualche vittoria regionale. Questo fa comodo anche a Monti, anzi fa comodo soprattutto a lui: che potrà ambire tanto a Palazzo Chigi quanto al Quirinale, che sono invece inaccessibili a Berlusconi. Il secondo: perché Berlusconi sta dipingendo Monti e il Montismo come fenomeni progressisti, di centro-sinistra. Così facendo, rende possibile agli elettori più moderati di centro-sinistra di considerarlo un’opzione. Sarebbero altri voti persi per la causa di Bersani e di Massimo D’Alema.

Tra l’altro, un governo che fosse il frutto di un’intesa tra il Pd e i montiani permetterebbe di scaricare Sel e Vendola. Questi, peraltro, verrebbero comunque presto costretti al silenzio dalle inevitabili reazioni dei mercati internazionali alle loro richieste.

Torniamo a Monti. Come valuta nel complesso il Memorandum? Più pregi o difetti? Che voto darebbe?

Mi sembra il condensato del pensiero mainstream. Tutti conosciamo l’euro-ortodossia e sappiamo quali ricette raccomandi: deflazione per tutti. Io credo tuttavia che la risposta sia e debba essere diversa. I sacrifici che Monti ci ha imposto si giustificano soltanto nella misura in cui costituissero il presupposto per un’energica azione italiana nel quadro dell’Eurozona che avesse per obiettivo la riforma dello Statuto della Bce.

La crisi europea si risolve solo con una Bce stile Fed quindi?

In effetti, se alla Bce venisse permesso di operare come la Fed, come la Bank of England o quella del Giappone, la crisi europea sarebbe arginabile molto più facilmente. Certo, svanirebbe però gran parte del vantaggio competitivo di cui gode attualmente la Germania in Europa. In definitiva, è Berlino contro tutti. Se noi fossimo tutti uniti. Ma non lo siamo. Perché il pensiero euro-ortodosso ha fatto proseliti anche negli Stati che ne sono danneggiati….

Come valuta dal punto di vista geopolitico il Memorandum di Monti?

L’intera esperienza del montismo, a mio avviso, è geopoliticamente ambigua, perché basata su un doppio appeasement. L’Italia di Monti è stata a giorni alterni obamiana e merkeliana. Ma se Stati Uniti e Germania continuano a muoversi lungo assi divergenti sul terreno economico e su quello strategico, intravedo problemi. Peraltro, almeno sulla questione dei rapporti con la Russia mi sembra che Berlino si stia dimostrando piuttosto sensibile alle pressioni di Washington. Angela Merkel si è spesa per la Pussy Riots nel corso dell’ultimo incontro con il Presidente Putin. Anche questi sono segni dei tempi: una volta l’Europa e l’Occidente si battevano per i diritti di personalità del calibro di Andrei Sacharov o Alecksandr Solgenitzin. Oggi si aderisce a una campagna che difende delle donne accusate di aver profanato una Chiesa. E tutto questo appare normale.


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