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Monti e il montismo visti dal montezemoliano Nicola Rossi

Monti, il montismo, la diatriba lista unica o no, il nodo patrimoniale, i rapporti sfilacciati con Oscar Giannino e altro ancora. L’economista Nicola Rossi, senatore del gruppo misto e esponente di spicco della montezemoliana Italia Futura, in una conversazione con Formiche.net, non elude alcuna domanda di attualità sulla strategia del rassemblement centrista e liberale.

Senatore, non era preferibile una lista unica anche alla Camera, come chiedeva il ministro Corrado Passera?

“Personalmente penso che l’impatto comunicativo, la chiarezza e la limpidezza del messaggio politico sarebbero stati incomparabilmente più forti se si fosse adottata la soluzione della lista unica. Al tempo stesso ritengo che le questioni di ordine pratico (norme sulla par condicio, per fare solo un esempio) fossero rilevanti e tutt’altro che trascurabili. Non era una decisione facile, quindi. Ciò detto, penso che, scelta la strada della pluralità di liste alla Camera sia un errore non piccolo fermarsi a metà strada e rinunciare a liste che consentirebbero di offrire una prospettiva ad elettori interessati non solo all’esito delle prossime elezioni ma anche e soprattutto alla prospettiva futura dei prossimi anni”.

Perché Monti non si candida a tutti gli effetti?

“Penso che se lo facesse non terrebbe nel dovuto conto la rilevanza del gesto compiuto dal Presidente Napolitano nel nominarlo senatore a vita”.

Montezemolo non ci ha voluto nella coalizione, ha detto ieri Oscar Giannino. Ma lei non aveva firmato il manifesto di Fermare il Declino? Perché il movimento turbo liberista non ha trovato sponde in Monti? E’ dispiaciuto?

“Mi spiace che alla fine Italia Futura e Fermare il declino debbano seguire strade diverse. Mi spiace perché penso che fossero e sono molti i punti di contatto. Ma è francamente difficile partecipare a una coalizione che si pone nel senso della continuità con il metodo e con la sostanza dell’operato del governo Monti (pur riconoscendo limiti e carenze di quell’operato) dopo aver, per mesi e quotidianamente, criticato e in maniera spesso violenta quello stesso governo. Come ha detto qualche tempo fa il Presidente Monti, le parole pesano”.

Concorda con l’annuncio del premier sulle tasse? Promesse alla Berlusconi?…

“Per la verità si dimentica spesso che negli ultimi mesi di governo il tema di una “traduzione” in termini di minore pressione fiscale era emerso già nelle intenzioni dell’esecutivo. Se una riserva è possibile questa riguarda l’entità della riduzione annunciata e la sua prospettiva temporale. Ritengo che agli italiani vada prospettato un piano di privatizzazioni e di riduzioni di spesa pubblica tali da consentire una credibile e prolungata riduzione della pressione fiscale. Mutare la realtà delle odierne buste paga è importante. Mutare le prospettive future lo è altrettanto”.

Ma non pensa che si inizi a sottacere le operazioni lacrime e sangue che comporteranno il pareggio di bilancio e il Fiscal Compact, in tempi oltre tutto di recessione?

“Ho sempre pensato che non si debba temere la disciplina di bilancio. Anche in tempi difficili. La crescita – che è ciò di cui abbiamo massimamente bisogno – non nasce dal debito”.

Ora analizziamo il programma presentato dal premier. Insomma, pregi e difetti dell’Agenda Monti.

“Il pregio principale è di carattere politico. L’idea che un movimento politico nasca intorno alle cose da fare è la principale innovazione politica attribuibile al presidente Monti. Un mutamento radicale di prospettiva rispetto agli ultimi vent’anni cui sia Berlusconi che Bersani hanno attivamente partecipato. Invece l’Agenda Monti può essere utilmente integrata dove si affronta il tema oggi fondamentale di riportare lo Stato entro i confini delle sue competenze primarie, evitando che – come accade già aggi – invada la vita di noi tutti e la renda inutilmente complicata e difficile”.

Nell’Agenda non si esclude, anzi, una patrimoniale. Ma Italia Futura non propugnava una patrimoniale sullo Stato (dismissioni pubbliche) invece di una patrimoniale sulle persone fisiche?

“Italia Futura ha proposto una patrimoniale ordinaria e leggera sui grandi patrimoni prima che venisse introdotta l’Imu e prima che si intervenisse su alcuni cespiti patrimoniali diversi dagli immobili come si è fatto un anno fa. Ora una patrimoniale leggera ed ordinaria è riproponibile ma non in aggiunta, bensì ridisegnando l’intero sistema di tassazione dei cespiti patrimoniali. E francamente non so quanto una nuova modifica sarebbe raccomandabile. Il fisco dovrebbe essere il regno della stabilità. Non lo è stato da decenni. Forse è il caso di cambiare strada e concentrare tutta l’attenzione sulla riduzione delle aliquote”.

Perché Italia Futura non ha deciso di presentare una propria lista, visto che aveva già strutture territoriali, coordinatori nazionali e responsabili di aree tematiche? Ovvero: perché dare vita a Verso la Terza Repubblica con altre associazioni ed esponenti come Andrea Olivero, Andrea Riccardi e Raffaele Bonanni?

“Perché nella memoria di questo Paese c’è una stagione felice in cui la cutura liberale di Luigi Einaudi e la visione sociale di Alcide De Gasperi e di Ezio Vanoni hanno saputo porre le basi per la ricostruzione del Paese. Verso la Terza Repubblica ha nel suo Dna la memoria di quella stagione. Di quella stagione, della sua capacità di restituire agli italiani la speranza, i protagonisti di oggi dovrebbero proporsi di essere sempre all’altezza. Non è compito da poco. Mi auguro vivamente che ne siano consapevoli”.

Siete una coalizione a vocazione maggioritaria, ok. Però al momento i sondaggi dicono che non riuscirete ad avere la maggioranza. Allora perché non dire chiaramente che in caso di stallo post elettorale governerete con il Pd?

“Perché il Pd – ma vale anche per il Pdl – non dice chiaramente che in caso di stallo (ma non solo in caso di stallo) l’unica opzione praticabile sul tavolo è l’Agenda Monti? La mia convinzione è che, in caso di stallo, molti a sinistra come a destra lo penserebbero. Non commettiamo l’errore già commesso qualche settimana fa quando la geografia politica italiana ci appariva marmorea e immobile. L’iniziativa del presidente Monti ha messo in movimento la politica italiana. Ed è un movimento che è ben lungi dall’essere finito”.

Come valuta la scelta di affidare a Enrico Bondi il vaglio delle candidature dei partiti centristi?

“Una democrazia ben funzionante è una democrazia in cui la politica sa fare proprie – senza che nessuno gliele ricordi – alcune regole elementari di comportamento. La politica italiana ha dimenticato nell’ultimo ventennio molte di queste regole. Per quanto riguarda i partiti centristi sono certo che la loro capacità di rinnovarsi autonomamente sarà tale da lasciare in larghissima misura inoperoso il dottor Bondi”.



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