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Bersani ha mangiato e digerito Renzi

Il pranzo fra il segretario del Pd, Bersani, e il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, non è stato un cordiale incontro a Teano ma, molto più semplicemente, una resa dei conti a Canossa dove, a inginocchiarsi, è stato Renzi.

Con il pranzo infatti si è chiuso il temerario (ma anche affascinante) attacco al cielo che era stato tentato da Renzi e dai suoi uomini per conquistare il vertice del Pd e per far uscire un partito ancora così forte dalle sue croniche sudditanze storiche (tipo quelle dalla Cgil) e dalle sue idee antiche.

Il frenetico susseguirsi dei loghi (Pci, Pds, Ulivo, Ds, Pd) è stato adattato per cercare di esorcizzare i luoghi comuni di un tempo che però, essendo annidati nelle teste dei leader del partito di vecchia formazione ma di immutato potere, potevano essere nascoste, ma sicuramente continuavano ad agire patologicamente. Da qui il programma di Renzi che, prendendo atto della realtà, era quello di rottamare i sopravvissuti dei tempi andati ma che continuano a sopravvivere nel Pd. Il primo round di questa battaglia è stato un grande successo per Renzi. Prendere il 40% alle primarie, partendo da zero e lottando con le mani nude, è stato un successo prodigioso. Nel ballottaggio i risultati sono stati molto meno incoraggianti per Renzi.

Infine le primarie per la designazione dei candidati parlamentari si sono rilevate un autentico disastro per i renziani. Roberto Reggi, braccio destro politico-organizzativo del movimento di Renzi, pur desiderando oltre ogni cosa di entrare in parlamento, non si è nemmeno presentato alle primarie parlamentari, essendo certo che la candidata ufficiale locale del partito, Paola De Micheli, l’avrebbe stracciato.

Reggi ha poi detto che non si è presentato perché non voleva rompere il partito nella sua provincia. Uno che voleva rompere il partito a livello dell’intero paese, può aver paura di romperlo in una piccola provincia? Più coraggioso (e un pochino incosciente, visti i risultati) è stato invece il braccio destro mediatico, di Renzi, Giorgio Gori, che è stato stracciato nella sua provincia di Bergamo. Un condottiero senza ufficiali è finito.

Ecco perché Renzi ha smesso di fare il Cincinnato e si è incontrato con Bersani. Deve salvare il suo stato maggiore col listino dei nominati che è in mano a Bersani. E Bersani perché ci sta? Perché, con la salita di Monti, ha bisogno anche dell’ultimo voto per non rimanere azzoppato al Senato. Tutto qui.

(sintesi di un articolo più ampio che si può leggere qui)



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