“La Chiesa vuole espiare un appoggio troppo smaccato in passato per Berlusconi”. E’ uno dei motivi per cui il Vaticano si sta esponendo a favore di Mario Monti, secondo il vaticanista del Foglio, Paolo Rodari, che ieri sul quotidiano diretto da Giuliano Ferrara ha firmato una pagina di approfondimento sul cattolicesimo del premier e sul suo rapporto speciale con Papa Ratzinger.
Rodari, che collabora anche con il Giornale, in questa conversazione con Formiche.net ci aiuta a comprendere particolari non del tutto noti del Monti cattolico: “Troppo facilmente si appiccica addosso a Monti l’etichetta di massone. Occorrerebbe conoscere a fondo la massoneria per dare un giudizio o per parlare di una sua appartenenza. Di certo è un uomo che ha fatto una sua carriera nel mondo finanziario con un curriculum che non parla invece di appartenenze specifiche a mondi cattolici, a parte la frequentazione del liceo Leone XIII in mano ai gesuiti. Non ha, insomma, un passato che possa portare a etichettarlo come aderente a qualche associazione cattolica”.
Quindi che cattolicesimo è quello del premier?
“Il suo è forse un cattolicesimo di fondo che poi sembra aver avuto una svolta negli anni Novanta quando, da rettore della Bocconi, ha avuto udienza da Giovanni Paolo II. Senz’altro, comunque, è uomo che stima la Chiesa come istituzione”.
Perché, come sostiene Diotallevi, Monti è più simile a Jemolo che a Einaudi e De Gasperi?
“Monti è nato e cresciuto a Varese, diocesi di Milano ma confinante col Piemonte, quindi in un cattolicesimo rispettoso delle istituzioni. A tal punto da anteporle, in un certo qual mondo, alla fede stessa. Prima viene lo Stato poi la fede, che ultimamente rimane confinata entro la propria coscienza. Forse, inconsapevolmente, gli anni varesini possono aver dato a Monti questo tipo di fede, quella fede che fece prendere a Jemolo le distanza dalla fede di De Gasperi e don Sturzo”.
In che senso Monti mixa austerità giansenista e rigore gesuitico come ha scritto il Foglio?
“La fede gesuita è rigorosa e austera, seria, e Monti l’ha appresa al Liceo Leone XIII a Milano. Il giansenismo è nato in opposizione al movimento gesuitico che parlava della salvezza possibile principalmente per lo sforzo della volontà dell’uomo. Il giansenismo, invece, predicava l’idea della salvezza predestina. Ma a parte le differenze originarie, c’è il fatto che il rigore gesuitico non è lontano dalla morale austera e rigorosa predicata dai giansenisti, di qui una certa affinità, con un mix di opposti che in alcune parti si toccano”.
Come si spiega il rapporto speciale con la Comunità di Sant’Egidio?
“Andrea Riccardi è uomo stimato dalle istituzioni. E’ divenuto ministro anche grazie a Giorgio Napolitano, è insomma uno in un certo senso d’establishment e, dunque, gode della stima anche di Monti. Poi c’è anche l’attenzione al sociale e una certa idea del governo del Paese incentrata sulla giustizia sociale di Sant’Egidio che non può trovare d’accordo Monti”.
E’ vero, come pensa qualche intellettuale cattolico, che nessun politico neppure democristiano ha avuto un così esplicito appoggio del Vaticano come Monti?
“L’Osservatore Romano e poi anche Avvenire hanno speso parole chiare su Monti. Poi nelle scorse ore, ma è solo una mia impressione, c’è stata più cautela. In generale, a motivo della particolare offerta politica di queste elezioni, mi sembra vi sia un’affinità con Monti che almeno negli ultimi 20 anni non si è verificata verso altra forza politica”.
E perché la Santa Sede si è esposta a tal punto? Non è una forma di debolezza?
“La Santa Sede e la Cei vogliono il bene del Paese. Se si sono esposti l’hanno fatto perché ritengono che la situazione sia grave e che dunque nonostante i rischi di una tale esposizione, un passo esplicito andava fatto”.
Passiamo ai rapporti personali tra Monti e il Papa.
“Sette udienze in dieci mesi sono un record che parla da solo. Monti non sembra aver bisogno di intermediari per arrivare in Appartamento. E già questo è un dato singolare. Poi conosce il tedesco e anche questo aiuta. In più c’è la volontà del Vaticano di far dialogare fattivamente e in clima di serenità i due colli (Vaticano e Quirinale) e dunque la vicinanza di Monti al Papa è facilitata. A ciò si aggiunge anche la volontà della Chiesa di espiare un appoggio troppo smaccato in passato per Berlusconi. Tutto ciò facilita il suo feeling con la Chiesa e in particolare col Papa”.