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Monti, Berlusconi e Bersani, i transformer della campagna elettorale

Effetti speciali della campagna elettorale. L’avvicinarsi del voto da sempre trasforma i leader in campo, li rendi per un po’ super eroi del tutto è possibile. E anche l’appuntamento con le urne di fine febbraio non fa eccezione. Formiche.net passa in rassegna la recente metamorfosi dei tre maggiori esponenti politici, Mario Monti, Silvio Berlusconi e Pierluigi Bersani con Filippo Sensi, vicedirettore di Europa e curatore del seguitissimo blog Nomfup.

Monti e la mission strategica sul web

Secondo il giornalista, va al Professore della Bocconi lo scettro per il cambiamento più clamoroso: “Ci eravamo abituati a un Monti tecnico, superpartes, volutamente impolitico mentre il Monti delle ultime settimane, dopo la ‘famosa’ salita in politica, ha radicalmente mutato di segno”. Ora c’è un Monti prezzemolino, mediaticamente parlando, che non ha paura di attaccare i suoi avversari, che promette di abbassare le tasse, che utilizza sapientemente il giusto mix tra tv e nuovi media. Quest’ultima è la cifra più caratteristica del premier politico: “Nell’anno di governo tecnico ha comunicato molto poco attraverso la rete, solo da poco era stato aperto un account su Twitter di Palazzo Chigi, di certo il suo non era un modo di pensare web-oriented ma ora è tutto cambiato – commenta Sensi – il Professore federatore della galassia centrista ha fatto la sua stessa ‘salita’ in campo attraverso la rete”. Con la pubblicazione on line della sue agenda Monti, con l’apertura di un account su Twitter, con la possibilità di interagire con lui attraverso i social network: “A differenza dei tanti politici che utilizzano internet per copiare i loro comunicati stampa, Monti e il suo staff sembrano interpretarla a livello strategico e cioè come luogo dove intercettare il suo elettorato di riferimento, quella società civile di cui si parla spesso”. Così è più facile immaginarsi un Monti diviso tra una presenza in un programma tv e il lancio di un tweet piuttosto che in un comizio in una piazza.

La bulimia televisiva di Berlusconi

Il format è sempre lo stesso e non stupisce: presenza massiccia in tv, sia a livello nazionale che locale, preferibilmente in lunghe interviste o monologhi. Quello che cambia in questa ennesima campagna elettorale di Silvio Berlusconi è l’intensità: “Nel suo caso non c’è stata trasformazione qualitativa ma una amplificazione dell’offerta. Per una serie di ragioni, il Cavaliere è arrivato tardi e la sua è una corsa per accaparrarsi fino all’ultima provvista prima della par condicio, per questo stiamo assistendo a una sorta di bulimia televisiva”. È nel piccolo schermo che il leader del Pdl pensa di ritrovare il suo elettorato, il suo popolo mentre c’è sostanziale diffidenza verso le nuove tecnologie. “E’ un posto di cattiverie inutili”, ha detto il Cavaliere a proposito di Twitter dove prolificano i suoi fake: “Al Monti on line corrisponde un Berlusconi ipertelevisivo”, chiarisce il blogger.

L’evoluzione pluralista di Bersani

Con Pierluigi Bersani stiamo assistendo, secondo Sensi, a un’evoluzione della specie coerente con le premesse. Quella del Partito Democratico è stata una lunga corsa, iniziata in autunno con le primarie che hanno regalato molti consensi e spazio mediatico. Per questo, “in questa fase il segretario Pd non cerca lo scontro per guadagnarsi il titolo di un giornale né la presenza in tv a tutti i costi, centellina le sue apparizioni, tende a costruire un’immagine rassicurante di sé e di un partito plurale”. Per farlo, continua la campagna acquisti che manco uil calcio mercato. Continuano gli annunci di candidature illustre esterne, oggi è la volta del presidente del Centro Nazionale per il volontariato Edoardo Patriarca, del direttore Istituto Toniolo Ernesto Preziosi, del Segretario generale dell’Istituto Sturzo Flavia Nardelli e della storica dei movimenti religiosi Emma Fattorini. L’apertura al sindacato, al mondo cattolico, a Confindustria, all’università mira a dare l’idea di un partito più riequilibrato al centro, anche per bloccare la diaspora dei moderati verso la proposta montiana, di un mosaico le cui differenti tessere vanno valorizzate. “Nel racconto fin qui del Partito Democratico ci sta”, conclude il blogger.



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