Proviamo a dare una lettura diversa dalla cronaca di quanto sta avvenendo in questi giorni a Niscemi, località siciliana dove è stata bloccata, da parte della nuova amministrazione regionale di centrosinistra, presieduta da Rosario Crocetta, l’installazione delle antenne del sistema Muos, che consente comunicazioni più efficaci e protette in ambito Nato.
Siamo di fronte ad uno strumento ad alta tecnologia destinato a dare maggior efficienza e sicurezza a coloro che operano a difesa dei nostri Paesi nel mondo e, per quella locazione, in particolare nell’area Nord africana di cui ritengo inutile ricordare le tensioni attuali e la sua vicinanza, non solo geografica, all’Italia.
Sull’importanza strategica del sistema non è necessario insistere, sull’impatto ambientale e sulla salute dei cittadini esiste uno studio preventivo che fornisce dati compatibili con i parametri richiesti.
Partendo dall’area antagonista sono iniziate da tempo le proteste di gruppi locali e non, in cui si confondono e si mescolano le ideologie antimilitariste, gli atteggiamenti antiamericani, le istanze a tutela della salute dei cittadini dell’area in cui si evocano presunte diverse conseguenze negative dovute all’esposizione ai raggi ad altissima frequenza che il sistema usa.
Un copione più volte visto ma che evidentemente fa molta presa sulla debolezza dell’attuale sistema politico-amministrativo. Quello siciliano, infatti, decide il blocco dell’installazione.
A questo punto poniamoci alcune domande.
Quali sono gli elementi per cui si mette in discussione la precedente relazione sull’impatto ambientale? Se non risponde adeguatamente a quanto richiesto è necessario identificare, e se necessario perseguire, chi l’ha commissionata, realizzata, approvata… Caso contrario non è possibile cedere a pressioni di piazza che si basano su presupposti non provati (ricordiamoci di molti casi analoghi che stano alla ribalta per un po’ per poi rientrare nell’oblio, non senza aver provocato spesso danni di diversa natura).
Chi decide su un argomento così importante? Ci sono temi di rilevanza nazionale, in questo caso internazionale, in cui ci sarà sempre (più o meno strumentalmente) un comitato, locale o non, contrario. Il conflitto che si intravede anche nel caso siciliano fra l’Amministrazione Regionale e il Ministero degli Interni, fa riflettere sulla catena deli processi decisionali. Alcuni di questi non possono essere messi in discussione da troppo facili e semplicemente organizzabili pressioni.
Allora facciamo una considerazione finale: non è solo lo spread o lo stile di un Primo Ministro a determinare criticità nell’immagine del nostro Paese. Facciamo parte di una coalizione internazionale, abbiamo degli obblighi nei confronti dei nostri alleati, abbiamo delle effettive necessità di difesa del nostro territorio di fronte a tensioni molto forti che si sviluppano a poche centinaia di kilometri dai nostri confini, di cui poco si occupa l’attenzione mediatica ma in cui facciamo la nostra parte, insieme ai nostri alleati. Non possiamo chiamarci fuori senza serie motivazioni, neanche ritardando installazioni che hanno una valenza strategica ed operativa così importante.