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Grillo imita il primo Berlusconi

Beppe Grillo, oltre a tutti i partiti tranne il suo, vorrebbe abolire anche i sindacati (esclusi la Fiom e i Cobas, con la quale intrattiene rapporti amichevoli). Sono “intermediari”, dice, pertanto vanno abrogati, sbraita Grillo nella convinzione d’aver detto qualcosa d’assennato.

Ogni intermediario, infatti, ha diritto di esistere, specie se ha mercato. E se ce l’ha lui, il Comico che Intermedia Via Blog, ce l’hanno anche i sindacati.

Ma l’offensiva contro i sindacati s’inserisce ormai in un filone comunicativo che sta affiancando ai consueti temi ambientalistici stile No-Tav dalle venature anti-industriale slogan, messaggi e proposte che tentano di sedurre un elettorato che in passato magari ha votato Forza Italia, il Pdl e la Lega.

Infatti sia nel metodo comunicativo che nel merito di alcune idee si nota un rilancio di alcuni dei temi che contribuirono al successo del berlusconismo e del leghismo alla metà degli anni Novanta.

Ricordate quanto Berlusconi e Bossi tuonavano contro i sindacati concertativi e retrogradi che nuocevano all’economia e agli stessi lavoratori? Sia Forza Italia che il primo Carroccio si distinsero per critiche e attacchi che fecero leva anche su alcune battaglie dei Radicali per contestare le sovvenzioni statali dirette e indirette ad esempio ai patronati dei sindacati, oltre che le trattenute automatiche in busta paga per le organizzazioni sindacali.

Ma non è l’unica coincidenza tra il primo leghismo berlusconiano e l’attuale grillismo. Infatti le proposte, anzi le proteste, contro le vessazioni fiscali operate secondo Grillo dall’Agenzia delle Entrate contro Equitalia risentono di umori che allignano in particolare contro lavoratori autonomi, liberi professionisti e piccoli imprenditori. Categorie che i grillini nel Nord stanno seducendo come raccontato di recente anche dal quotidiano La Stampa.

Non si sa che è una strategia deliberata per compensare le perdite a sinistra, come dimostrano gli ultimi sondaggi, a favore della “Rivoluzione Civile” di Antonio Ingroia, ma quella che si delinea è una tattica a largo raggio del Comico genovese che cerca di attirare scontenti, delusi e arrabbiati. E’ una strategia che pagherà?


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