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Eurodeputato merkeliano ci scrive:
“Cari italiani…”

La parola Germania viene attualmente utilizzata negativamente nei titoli dei mass media italiani. Nel frattempo noi tedeschi compriamo scarpe Geox, preferiamo il caffè italiano, amiamo le Ferrari, possediamo sedie Tonon, seguiamo la moda italiana ed ammiriamo il design italiano in genere. Nessuno in Germania vuol indebolire l’Italia! Anzi! Ci chiediamo soltanto come possiamo creare un’Italia ed una Germania forti in un’Europa fortissima.

Il cammino delle riforme intraprese, non soltanto in Italia ma anche in altri Paesi dell’Eurozona è, a nostro avviso, l’unico in grado di portare crescita e prosperità a lungo termine in Europa. Non si tratta di far valere gli interessi nazionali – questa l’accusa che ci è stata mossa nelle ultime settimane. L’intento è quello di lottare insieme, tutti noi cittadini europei, per rafforzare la crescita e la prosperità al fine di essere più competitivi rispetto ai Paesi extra-europei perché sia i tedeschi che gli italiani sanno quanto i partner europei siano indispensabili per sopravvivere sui mercati globali. Di conseguenza, il benessere dei tedeschi potrà essere assicurato solo quando anche i nostri vicini europei staranno bene. Tutti in Europa ne sono convinti.

Dall’introduzione dell’euro fino all’inizio della crisi finanziaria nel 2000, tutti i membri dell’Unione monetaria hanno ugualmente tratto vantaggio dai bassi tassi d’interesse sui crediti. Capitali per gli investimenti e la crescita sono stati disponibili a condizioni vantaggiose per il settore pubblico, le imprese ed i cittadini. L’aspetto negativo è che ciò ha portato a un aumento sfrenato e malsano del debito pubblico e privato. Questo è il motivo principale per cui in questo momento gli investitori di tutto il mondo nutrono dubbi sulla solvibilità dei loro debitori in molti Paesi della zona euro e per cui si è assistito ad un aumento dei tassi di interesse.

L’acquisizione in massa di titoli di Stato da parte della Bce insieme alla creazione dell’ombrello di protezione del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) ed alle recenti riforme politiche hanno nel frattempo portato un po’ di calma e una riduzione dei tassi d’interesse. Ma, per riconquistare la fiducia sui mercati a lungo termine, è necessario che questa politica di riforme venga osservata in tutti gli stati membri.

L’uscita dell’Italia o della Germania dalla zona euro, come ventilato in Italia prima di Natale, avrebbe conseguenze fatali per tutti i membri dell’Eurozona. La fiducia degli investitori andrebbe persa del tutto e i tassi d’interesse aumenterebbero considerevolmente ancora una volta, anche per l’Italia. Ora, quando il cancelliere tedesco Angela Merkel insiste sul risanamento delle finanze pubbliche e sulla necessità di evitare di aggravare il debito pubblico, anche con riferimento all’Italia, lo fa innanzitutto con l’obiettivo di rendere l’Italia più forte e capace d’agire. Quando ci facciamo promotori di un nuovo aumento della produttività delle imprese italiane, è perché intendiamo garantire occupazione stabile e duratura in Italia e, soprattutto, creare nuovi posti di lavoro. E quando promuoviamo il sistema tedesco di formazione professionale duale (ndt: sistema che affianca all’attività professionale un periodo di formazione), lo facciamo con l’obiettivo di condividere tra i partner esperienze positive nella lotta comune contro la disoccupazione giovanile.

Spetta ora ai Parlamenti e ai governi d’Europa avviare e mantenere le riforme strutturali necessarie, anche se si tratta di misure impopolari e difficili. Anche in Germania abbiamo incontrato le stesse difficoltà negli ultimi 15 anni. Alla fine, però, la disoccupazione è stata ridotta notevolmente: si è passati da più di 5 milioni a meno di 3 milioni di disoccupati. Le nostre imprese sono competitive a livello mondiale, il comparto delle PMI nel nostro paese è forte ed altamente innovativo. Anche in Germania, tuttavia, non è stato possibile ridurre il debito pubblico in modo adeguato. Vorrei dunque farmi promotore assieme ai nostri partner e vicini europei di una gestione solida e sostenibile a lungo termine. In caso contrario, dovremo fare i conti con una dipendenza incontrollata e un pesante condizionamento politico dall’esterno, ossia da parte degli investitori nei mercati finanziari.

Sono convinto che né l’acquisto di titoli di Stato da parte della Bce da solo né la creazione di eurobond consentiranno di gestire questa sfida sul lungo termine e in modo duraturo.  L’indipendenza della Bce e la sua fondamentale missione di preservare il valore della nostra moneta sono una tutela anche per i risparmiatori italiani. Non dimentichiamo che prima dell’introduzione dell’euro i cittadini italiani erano stati gravati per decenni da tassi d’interessi anche fino al 20%. La costante svalutazione della valuta, con le conseguenti ripercussioni sui risparmi e gli stipendi degli italiani, ai tempi della lira è stata ora riportata sotto controllo grazie all’euro.

Sono sicuro che anche in futuro la Germania sarà solidale con i suoi partner e vicini europei. Ma in una comunità è necessario che ognuno possa fare affidamento sul fatto che gli altri facciano la propria parte per riportare il nostro continente sulla strada del successo. E quando oggi si parla di nuovi prestiti da parte del Mes per la Grecia o Cipro, tedeschi e italiani hanno gli stessi interessi: in qualità di nazioni economicamente forti, siamo i principali responsabili per i prestiti e, di conseguenza, anche di eventuali rischi di default. Perciò, dobbiamo tutti batterci perché questi strumenti vengano utilizzati efficacemente e i Paesi destinatari si riprendano prima possibile.

Coloro che vogliono farci credere che un Paese in Europa possa da solo conseguire gli obiettivi di pace e prosperità sbagliano di grosso. L’intento è piuttosto quello di in fare in modo che in Europa ognuno possa imparare dagli altri e che le riforme contro la crisi vengano attuate efficacemente. Nell’interesse dei cittadini, tutti i Paesi europei dovrebbero attenersi a questa linea. È del tutto secondario quale Paese sia promotore della linea da seguire. Ciò che conta è solo che ci sia una sana competizione per la ricerca delle migliori soluzioni per le riforme e che ci sbarazziamo da paraocchi nazionali. Continuare ad accusarci reciprocamente ci farà soltanto far fare un passo indietro. Alla fine è solo insieme che potremo aver successo, altrimenti ben presto perderemo la prosperità per la quale i nostri padri hanno tanto lottato dopo la tragica esperienza della Seconda guerra mondiale.

Pertanto, sono fermamente convinto che in Europa ci sia bisogno di un’Italia forte perché l’inventiva e la gioia di vivere italiane possano, anche in futuro, fare da guida a tutta l’Europa.

Andreas Schwab

eurodeputato tedesco della Cdu


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